Chi è lo Psicologo di Base? Chi cura lo Psicologo di Base? Queste sono solo due delle tante domande che giornalmente ci vengono poste da amici, semplici conoscenti o da persone che stanno cercando uno psicologo vicino a casa ma non sanno districarsi tra i tanti dottori presenti sul territorio.
Quando si parla di psicologia di base il riferimento a ciò che da anni vi ruota intorno è doveroso.
Argomento sempre più dibattuto è la presenza o meno di uno psicologo all’interno della sanità primaria, che sia facilmente accessibile per i cittadini e che dia quel supporto e competenza per disagi psichici (come ansia, stress, difficoltà relazionali o psicosomatiche).
Lo Psicologo di base e il medico di famiglia
La figura professionale dello Psicologo di base ha assunto nel tempo, nel linguaggio comune, diversi nomi:
- psicologo di base,
- psicologo delle cure primarie,
- psicologo di famiglia.
Tutti nomi che richiamano la già ben nota figura del medico di famiglia e con la quale si vuole fare un paragone. Uno psicologo accessibile a tutti, da cui andare liberamente per esprimere alcune difficoltà ed iniziare a pensare a come prendersi cura di noi stessi.
Ma chi è lo psicologo di base? Cosa fa? Che formazione ha?
Per rispondere a queste domande dobbiamo partire dal seguente punto: è una figura nascente e in via di formale definizione, ma su cui già possiamo riconoscere degli aspetti.
Il lavoro di gruppo
Il lavoro tramite il gruppo, in equipe, è sicuramente una caratteristica dello psicologo che ha intenzione di lavorare con il cittadino ed accogliere la prima domanda portata. Saper lavorare con altri colleghi, con altri professionisti, conoscere ed essere aperto alla collaborazione con le istituzioni territoriali è fondamentale per ospitare quelle richieste che hanno bisogno di più figure professionali pronte a prendersi carico della specifica richiesta.
A seguito di primi colloqui, mediante la tecnica più consona al professionista e al paziente che si appresta agli incontri, lo psicologo potrà proporre quale percorso è più adatto o se c’è bisogno di coinvolgere altri professionisti. E soprattutto saper individuare quali coinvolgere.
Questo richiama anche la centralità di una formazione continua dello Psicologo di Base. Lavorare con un’ottica simile richiede allo psicologo una sensibilità ed una conoscenza di alcune dinamiche istituzionali e sociali, oltre al riconoscere la propria necessità di una continua formazione nella disciplina psicologica.
Essere dei professionisti che si affacciano alla società e ai loro mutamenti richiede un pensiero sempre fresco e nuovo senza snaturare anni di studi e fondamenti che la psicologia e la psicoterapia hanno segnato sino ad oggi. Conoscenze e buone prassi nei lavori individuali devono sempre essere aggiornati con i mutamenti sociali e le scoperte scientifiche e di settore.
Il lavoro clinico
Il lavoro clinico cui lo psicologo di base si presta ad attuare è una clinica fatta di complessità. Complessità perché è un lavoro che si pone inizialmente in una fase di rilevamento di bisogni; bisogni che possono essere personali oppure che sembrano tali ma appartengono ad una precisa rete sociale o familiare. Un bisogno, dunque, la cui origine poco chiara va intesa e disvelata.
Complessità perché il lavoro clinico è fatto di comprensione delle situazioni proposte e in pochi incontri pensare il lavoro terapeutico o meno più adatto al soggetto.
Complesso perché anche l’aspetto diagnostico ha la necessità di una buona sensibilità: lo psicologo deve saper reindirizzare un intervento nella direzione più efficace, laddove anche il problema sembri appartenere ad un campo di competenze anziché ad altri immaginati.
Lo Psicologo di Base tra presente e futuro
Sempre più attuale ed urgente è il dibattito che, per diversi motivi, sta investendo tutti noi da 2019 quando si parla di Psicologo di Base.
Uno dei motivi principali è la pandemia in atto. Con il lockdown e le conseguenze che la pandemia da Covid-19 ha comportato, si è parlato sempre più della importanza di una salute mentale da dover tutelare ed incrementare. A dimostrare l’impegno e la ricerca di soluzioni messe in atto anche dai governi, possiamo citare la Conferenza sulla Salute Mentale organizzata dal Ministero della Salute a giugno del 2021 (evento significativo in quanto l’ultimo appuntamento, organizzato dall’istituzione governativa simile risale a 20 anni fa).
Un altro motivo connesso al primo, ma temporalmente venuto prima dell’emergenza covid, è legato ai disegni di legge o proposte regionali. Queste mirano ad introdurre gli psicologi presso servizi sanitari, ipotizzando una presa in carico più completa della persona.
Disegni e sperimentazioni, come quello della Regione Puglia con la legge 21/2020, sono stati impugnati dal Consiglio dei Ministri, quindi sospesi ed in via di definizione. Attualmente il disegno di legge che la regione Campania ha proposto sulla figura dello Psicologo di Base è in attesa dell’esito della sentenza della Corte Costituzionale.
La preoccupazione che Il Governo riporta è che tale legge entrerebbe in conflitto con l’articolo 117 della Costituzione, nel quale vengono definite le aree di competenze, in ambito di potestà legislativa, tra Stato e Regioni. La difficoltà, dunque, non pare essere legata alla figura, quanto ad un aspetto organizzativo nazionale anziché regionale.
In attesa dello sviluppo di questa figura, ogni psicologo e psicoterapeuta si sta formando ai fini di essere più presenti sul territorio e di aiuto allo stesso, proponendosi in quello spazio che va dalla prevenzione all’intervento psicoterapeutico necessario. Questo interesse è volto a ridurre, oltre l’accesso in ritardo delle persone ad un percorso psicologico, a sollevare altri ambiti (come i pronto soccorsi, studi medici, spesa economica) da ingenti richieste cui non possono rispondere.

