In questi ultimi anni, a seguito del Covid e, ancor prima, con l’avvento dei social network, l’ansia sociale è aumentata sia tra i più giovani sia tra le persone adulte.

Vediamo insieme cos’è l’ansia sociale, da dove nasce, come affrontarla e come gestirla per poter vivere in maniera più serena la propria vita insieme agli altri.

Cos’è l’ansia?

L’ansia è una risposta naturale del corpo allo stress. È una sensazione di preoccupazione, apprensione, paura che può essere leggera o intensa. Può essere causata da situazioni reali o meno, percepite come minacciose. Alcuni sintomi tra i più comuni includono palpitazioni, respiro affannoso, tremori, sensazioni di panico, tensione muscolare, disturbi del sonno, pensieri intrusivi e preoccupazioni costanti.

L’ansia è uno stato di allarme che ci avvisa che ci sentiamo in pericolo ed i suoi sintomi fisici ci offrono l’occasione, la scusa per tirarci via dalle situazioni che ci fanno paura.

L’ansia ci parla, ci chiama a sé, vuole essere ascoltata, compresa, capita per poterne cogliere il suo significato, la sua origine, il suo ruolo.

L’ansia sociale

L'ansia sociale, nello specifico, è una condizione caratterizzata da un'intensa paura o ansia in situazioni sociali. Le persone con ansia sociale possono sentirsi estremamente autoconsapevoli e preoccupate di essere giudicate dagli altri, il che può ostacolare le interazioni sociali e influenzare negativamente la qualità della vita.

La paura del giudizio altrui

Spesso la paura del giudizio altrui riflette la paura del giudizio che si ha nei confronti di se stessi, trasformandosi nel timore che l’altro possa scoprire un dubbio che già si nutre nei confronti di se stessi: i giudizi che più fanno soffrire sono quelli che già abitano in noi.

Paura del giudizio è paura che l’altro ci veda nelle nostre fragilità, nei nostri punti scoperti, è la paura di sentirsi disconfermati, di sentirsi inabilitati a stare al mondo.

La fobia sociale

La fobia sociale è una forma più intensa di ansia sociale. Si tratta di una condizione in cui una persona sperimenta una paura irrazionale e intensa in situazioni sociali specifiche, come parlare in pubblico, mangiare o bere in presenza di altri, o anche solo essere osservati. Questa paura può essere così grave da interferire significativamente con la vita quotidiana della persona, rendendo difficile o impossibile partecipare ad attività sociali normali

Dove nasce l’ansia sociale?

Il senso di sicurezza viene dato dall'appartenenza ad gruppo, dal riconoscimento da parte dell'altro nel nostro valore. Siamo esseri sociali e quindi interdipendenti gli uni agli altri.

Lo psichiatra Murray Bowen ci parla dell’esistenza di una mente relazionale e non individuale: Bowen considera gli individui non come entità isolate, ma come parti interconnesse di sistemi più grandi.

Nell’Antica Grecia una delle condanne più severe era l’ostracismo, ovvero l’emarginazione, l’isolamento e l’allontanamento di una persona dagli altri. Essere esclusi socialmente è una delle più grandi paure dell’essere umano.

Nella Preistoria, inoltre, se non si viveva in gruppo, non si sopravviveva.

Gli esseri umani sono mammiferi, perciò hanno bisogno di relazioni umane: siamo esseri sociali, abbiamo bisogno degli altri. L’ansia sociale è la paura di risultare inadatti allo stare con gli altri ed il timore di venire esclusi. Il risultato è che spesso si evitano situazioni sociali o interazioni con gli altri per prevenire un possibile rifiuto o un’eventuale critica.

La paura di ciò che pensano gli altri è sempre negativa?

Avere a cuore il pensiero dell’altro non è sempre negativo, infatti può essere protettivo, tutelante, può essere un freno al mettere in atto azioni sbagliate, ci fa essere più prudenti, riflessivi.

Essendo esseri sociali, aver interesse per ciò che pensano gli altri, protegge i legami relazionali.

Inoltre, la critica dell’altro può diventare anche un motore d’azione per impegnarsi a far meglio.

Quando diventa negativa?

Diventa invalidante quando è generalizzata e blocca qualsiasi azione sociale, quando non si ha più la possibilità di scelta. Quando si trasforma in perfezionismo o in evitamento.

La pandemia e l’ansia sociale

I ricercatori dell'Università di Oxford che hanno condotto uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry hanno constatato che la fobia sociale, l’insicurezza, il senso di inadeguatezza, il senso di pericolo sembrerebbero aumentati rispetto al pre-covid: le restrizioni di distanziamento sociale, la paura del contagio e l'isolamento hanno contribuito a far emergere o intensificare i sintomi di ansia sociale in molte persone. La mancanza di contatti sociali faccia a faccia e la transizione verso la comunicazione online hanno anche influenzato le dinamiche sociali, portando alcuni individui a sentirsi più ansiosi o insicuri nelle interazioni reali rispetto a quelle virtuali.

Come gestire la paura del giudizio altrui?

Il giudizio dell’altro che fa male può essere un’occasione per guardarsi dentro e lavorare su aspetti ancora irrisolti.

Teniamo in considerazione anche che il giudizio parla della persona che lo pronuncia, è una visione carica di storia personale, quindi ogni giudizio è una confessione e questo può farci chiedere “l’altro come sta? in che contesto vive?”, ovvero ci fa spostare lo sguardo verso l’altro e, invece di vivere quelle affermazioni in maniera personale o in modo reattivo, ci mostra come sta l’altro.

L’accettazione di sé

La paura del giudizio altrui cessa nel momento in cui accettiamo noi stessi, senza accusarci o colpevolizzarci per come siamo, ma con il desiderio di crescere e di migliorarsi sempre più.

Accogliere le proprie debolezze, accettare le proprie fragilità, osservando se stessi senza giudicarsi può essere un valido aiuto nella fobia sociale.

A volte dobbiamo anche accettare di mostrare delle piccole imperfezioni, accogliere le nostre ferite per poterle elaborare e guarire.

I propri timori, le proprie paure come persone spesso possono diventare anche ciò che ci avvicina più agli altri: abbassare le maschere, rinunciare alla perfezione ci può portare ad essere persone più autentiche, con la consapevolezza che si è umani in cammino e per questo imperfetti.

Bibliografia

  • Dalla famiglia all’individuo: la differenziazione del sé nel sistema familiare – Murray Bowen
  • L’ingannevole paura di non essere all’altezza – Roberta Milanese
  • Piccolo manuale di autodifesa verbale – Barbara Berckhan
  • Il secolo della solitudine – Noreena Hertz