Viviamo in un’epoca dove le cosiddette “fake news” e la diffusione di foto realizzate con dei software di Intelligenza Artificiale (AI) sono all’ordine del giorno: può capitare, talvolta, che qualcuno non si renda conto della poca accuratezza dell’informazione, e che la assuma per vera sviluppando così una falsa credenza. Ad esempio, qualche mese fa è stata diffusa sui social network una foto di Papa Francesco con addosso un giubbotto Moncler: tale foto era così realistica e ben fatta che molti, anche importanti media, hanno dato per vera l'immagine, creando così una falsa credenza. Quest’ultima, dunque, si basa su un elemento di realtà: la foto di Papa Francesco esiste, sebbene sia stata generata da un’Intelligenza Artificiale, dunque non rappresenta un “errore” della nostra memoria.

Cosa ben diversa è, invece, la creazione di un falso ricordo. Alcune persone, infatti, possono ricordare cose che non corrispondono alla realtà; dunque, di cui non hanno mai fatto esperienza. Per esempio, in   di Loftus e Pickrell, denominato “lost in the mall”, ai partecipanti veniva chiesto di ricordare eventi dell'infanzia, inclusa l'esperienza di essersi persi in un centro commerciale da bambini. In questo caso i ricercatori avevano inventato la storia e attraverso l'uso di domande suggestive sono stati in grado di indurre falsi ricordi in alcuni dei partecipanti, che hanno poi iniziato a credere di aver effettivamente vissuto l'evento. Lo studio in questione ha dimostrato la malleabilità della memoria e la facilità con cui la creazione di falsi ricordi può essere indotta negli individui. Ciò accade perché i nostri ricordi non corrispondono perfettamente alla realtà, sono bensì delle ricostruzioni del passato.

Come funziona la memoria?

La memoria è quella funzione cognitiva che ci consente di immagazzinare, mantenere e recuperare alcune informazioni. Nonostante possa apparire controintuitivo, la memoria è considerata un processo ricostruttivo: questo perché durante la memorizzazione e il recupero delle informazioni, il nostro cervello utilizza un processo attivo di elaborazione e interpretazione delle informazioni, piuttosto che un processo di riproduzione accurata. Come scrisse Cesare Pavese:

“Ricordare una cosa significa vederla – ora soltanto – per la prima volta.”

In altre parole, la nostra memoria non corrisponde a una registrazione fedele di ciò che abbiamo visto o sentito, ma a una ricostruzione basata su ciò che il nostro cervello ha elaborato e interpretato. Infatti, quando recuperiamo le informazioni memorizzate, il nostro cervello può modificare questi ricordi per creare una rappresentazione coerente e significativa dell'evento.

In sintesi, la memoria è un processo ricostruttivo perché il nostro cervello elabora, interpreta e organizza le informazioni durante la memorizzazione e il recupero, creando così una rappresentazione interna dell'evento o dell'informazione invece di una riproduzione accurata dei fatti.

I falsi ricordi

Com’è stato detto finora, la memoria è un processo di ricostruzione durante il quale possono presentarsi dimenticanze e distorsioni. Diversi studi hanno dimostrato che gliobiettivi e le intenzioni di una persona, così come le informazioni che riceve al momento del recupero di un ricordo e il contesto in cui si trova, possono modificare ciò che ricorda e indurre dunque alla creazione di un ricordo distorto o completamente falso.

Nella vita quotidiana ciò non ci deve spaventare, perché il cervello funziona in questo modo: quando non riesce a recuperare tutte le informazioni inerenti ad uno specifico ricordo, tenta di colmare quel vuoto mediante altro tipo di informazioni, che possono derivare dall’esterno o da altre memorie autobiografiche. I falsi ricordi si sviluppano sia  all’interno di gruppi che di  individui; mediante le interazioni quotidiane si propagano nelle reti sociali e rimodellano sia la memoria personale che collettiva. È necessario dunque venire a patti con la consapevolezza che un ricordo non sarà mai una copia esatta della realtà.

Il legame tra i falsi ricordi e le false credenze

Com’è stato spiegato all’inizio dell’articolo, le false credenze non sono altro che ricordi più o meno accurati di un’informazione falsa; dunque, non è il ricordo ad essere falso, o distorto, bensì lo stimolo che ci viene presentato. Nonostante questi ricordi non siano reali, è noto però che possano causare un dolore emotivo simile a quello che vivono le persone che hanno vissuto un evento traumatico; per questa ragione è importante non sottovalutare la presenza di false credenze. Per giunta, diversi studi hanno dimostrato come queste siano in grado di contaminare ricordi precedentemente accurati e dare origine a ricordi distorti o falsi.

Dunque, i falsi ricordi possono derivare anche dall’esposizione a informazioni errate nonché dalla malleabilità della memoria e dalla trasmissione sociale delle informazioni, come quella che si ha all’interno di un gruppo di amici o di una famiglia. Questo accade perché, spesso, ricordare è un’esperienza sociale: le interazioni sociali, infatti, sono caratterizzate dalla condivisione di informazioni e ricordi che talvolta potrebbero risultare errati. Un esempio di trasmissione sociale potrebbe essere il cosiddetto “Effetto Mandela”, a cui è dedicato il seguente paragrafo.

Effetto Mandela: tra false credenze, falsi ricordi e paranormale.

L'Effetto Mandela è un fenomeno intrigante e controverso che negli ultimi tempi ha attirato l’attenzione di diverse persone sui social network.

Secondo Fiona Broome, che ne ha parlato per la prima volta, l’Effetto Mandela è un fenomeno che si verifica quando un gran numero di persone ricorda erroneamente un evento storico o un dettaglio specifico in modo simile o identico. L'origine del termine "effetto Mandela" risale agli anni '90, quando molte persone credevano erroneamente che il leader sudafricano Nelson Mandela fosse morto in prigione negli anni '80. In realtà, Mandela era stato rilasciato nel 1990 e aveva continuato la sua lotta contro l'apartheid.

Questo fenomeno su internet viene spesso etichettato come “falso ricordo” ma sono in pochi a sostenere tale affermazione. Infatti, questo effetto è stato oggetto di dibattito tra gli esperti di psicologia e di diverse scienze sociali e ad oggi esistono diverse teorie che cercano di spiegare come e perché si verifica. Alcuni esperti suggeriscono che l'effetto Mandela sia il risultato della diffusione di informazioni errate o fuorvianti attraverso i media (e che dunque si tratterebbe di una falsa credenza). Secondo l’autrice Fiona Broome, invece, l’Effetto Mandela non consiste né in una falsa credenza, né in un falso ricordo. Infatti, nel suo blog, afferma con certezza:

se c'è una risposta chiara alla nostra confusione, e ha senso, non si tratta dell'Effetto Mandela

Questo perché sostiene che l’Effetto Mandela può in realtà essere una conseguenza dell’esistenza di diverse realtà parallele e di diversi mondi interagenti tra loro, di cui noi non possiamo essere a conoscenza.

Come si può intuire, questo fenomeno – almeno per il momento – appartiene di più al mondo della parapsicologia, o delle teorie della cospirazione. Infatti, gli studi scientifici dedicati a questo tema sono pochi, sebbene siano di piacevole lettura. Diverse ricerche, infatti, hanno dimostrato l’esistenza di diversi “Effetti Mandela” che riguardano i ricordi che abbiamo di alcuni personaggi appartenenti alla cultura pop - come Pikachu o l’uomo raffigurato sulla scatola del Monopoli –, e sono stati svolti per comprendere meglio il funzionamento della memoria.

     Bibliografia e sitografia:

  • Broome, F. (2022, 24 Agosto). The Mandela Effect is NOT False Memories. Fiona Broome author & researcher. https://fionabroome.com/mandela-effect-false-memories/
  • Loftus, E. F., & Pickrell, J. E. (1995). The formation of false memories. Psychiatric annals25(12), 720-725.
  • Maswood, R., & Rajaram, S. (2019). Social transmission of false memory in small groups and large networks. Topics in cognitive science11(4), 687-709.
  • Mazzoni, G. (2011). Psicologia della testimonianza. Carocci.
  • Mazzoni, G. (2003). Si può credere a un testimone? La testimonianza e le trappole della memoria. Il mulino.
  • Muschalla, B., & Schönborn, F. (2021). Induction of false beliefs and false memories in laboratory studies—A systematic review. Clinical Psychology & Psychotherapy28(5), 1194-1209.
  • Prasad, D., & Bainbridge, W. A. (2022). The Visual Mandela Effect as evidence for shared and specific false memories across people. Psychological Science33(12), 1971-1988.
  • TED. (2013, 23 settembre). How reliable is your memory? | Elizabeth Loftus [Video]. YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=PB2OegI6wvI
  • sarebbe utile nominare l'esperimento, prima caso mai citando anche l'autore.