
Psicologo di Base®: Primo colloquio gratuito e i successivi 3 a 40€ ciascuno
La funzione sociale della terza età: “La Repubblica dei nonni”
- Terza età
- Visite: 1161
L’estate sta arrivando, le scuole chiudono e come ogni anno i genitori, lavoratori e non lavoratori, si trovano a dover affrontare l’organizzazione delle vacanze per loro e per i figli.
Tuttavia, per chi ne ha la possibilità, l’opzione “vacanze con i nonni” sembra ancora essere la prediletta.
D’altronde si sa, in molti lo hanno detto: ”L’Italia è una Repubblica fondata sui nonni”, dobbiamo dire che questo è sempre più vero se diamo uno sguardo ai dati sociodemografici del nostro Paese degli ultimi anni.
Un pò di dati sulla terza età
L’Italia sta invecchiando, l’ultimo rapporto Istat (2020) mostra una situazione sociodemografica in cui l’età media è sempre più alta e il numero delle nuove nascite sempre più basso.
Il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni- Prima diffusione dei dati definitivi 2018 e 2019, rilasciato il 15 Dicembre 2020 https://www.istat.it/it/files/2020/12/REPORT_CENSIPOP_2020.pdf) mostra quanto sia aumentata la percentuale di popolazione di 65 anni e più, passata dal 20,8% nel 2011 al 23,2% nel 2019, con un aumento sensibile anche per le età più avanzate: gli ultrasettantacinquenni, passati dal 10,4% del 2011 all’11,9% del 2019, e i cosiddetti “grandi anziani”, gli ultra-ottantacinquenni, che incrementano il loro peso relativo sul totale della popolazione residente (dal 2,8% al 3,7%).
Gli indici utili per comprendere quanto il nostro Paese stia diventando sempre più vecchio sono due: il numero di anziani per bambino e l’indice di vecchiaia.
Il numero di anziani per bambino ha una tendenza costantemente in crescita: se nel 1951 (anno del primo censimento della Repubblica) il rapporto era meno di 1 anziano per un bambino, nel 2019 siamo arrivati a 5 anziani per 1 bambino.
Allo stesso modo, è fortemente aumentato, dal 1951 al 2019, l’indice di vecchiaia, ovvero «il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni», che è passato dal 33,5% del 1951 al 148,7% del 2001, fino ad arrivare al 180% circa del 2019.
L’incontro tra generazioni
Con la tendenza a crescere dell’età media della popolazione, è cresciuto anche l’interesse per le condizioni di vita dell’anziano e per le strategie di miglioramento della condizione di invecchiamento; tra queste, l’incontro tra generazioni sembra essere una strategia efficace per favorire l’”invecchiamento attivo” secondo la definizione dell’OMS del 2002 (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1847_allegato.pdf).
Gli incontri intergenerazionali sembrano agire positivamente sulla condizione psicofisica degli anziani, l’incontro con i bambini sembrerebbe contrastare quel senso di isolamento e solitudine che spesso è causa di disagio psicologico, depressione e ansia cronica.
L’educazione intergenerazionale è una tematica che, nell’ultimo ventennio, ha acquisito particolare interesse nel campo della ricerca, nel tentativo di rispondere a sollecitazioni e sciogliere dubbi che il nuovo assetto sociodemografico del nostro Paese ha portato alla luce.
Diverse ricerche hanno dimostrato che l’incontro intergenerazionale comporta benefici sia per gli anziani che per i bambini.
In particolare, due ricerche sugli incontri intergenerazionali:
- lo studio condotto da Gualano et al (2018) mostra come dall’incontro tra generazioni si evidenzi nei bambini un generale miglioramento della percezione relativa alla vecchiaia e la promozione della consapevolezza e della comprensione reciproca; negli anziani invece sono emersi miglioramento della salute dichiarata, diminuzione di stress e umore depressivo
- Gaggioli et al. (2014) hanno dimostrato che gli anziani coinvolti in incontri intergenerazionali incentrati sulla narrazione di eventi del proprio passato hanno riportato valori di solitudine significativamente più bassi e un aumento della qualità della vita percepita. I risultati hanno indicato che in seguito alla partecipazione al programma, la percezione dei bambini e il loro atteggiamento nei confronti degli anziani sono cambiati significativamente e in modo positivo.
Il mestiere dei nonni
Il ruolo del nonno è diventato sempre più influente nei nuovi assetti familiari: i nonni partecipano finanziariamente all’economia domestica, si prendono cura dei nipoti e alimentano il dialogo generazionale. La prima funzione educativa dei nonni consiste, in qualità di “educatori maggiori”, nell’aiutare i propri figli ad intraprendere il ruolo dei genitori. La seconda funzione educativa è quella del “fare memoria”, i nonni conservano e trasmettono la memoria collettiva, familiare e personale, questo rinforza l’identità del bambino e il senso di permanenza del sé nell’anziano, di fronte all’avanzare dell’età.
È possibile attribuire ai nonni (e più in generale agli anziani) un valore sociale, il loro contributo educativo in termini di trasmissione culturale, supporto morale e sostegno alla famiglia è di fondamentale importanza nel processo di costruzione delle memorie lungo tutto l’arco di vita.
Il tempo della relazione non è solo un tempo di opportunità di apprendimento delle competenze pedagogiche, poiché quello che i nonni dedicano ai nipoti è un tempo disteso ricco di affetto, nel quale si condividono spazi fatti di giochi, racconti e piccole «magie» (Zanniello, 2013, p. 24). Zanniello G. (2013): La funzione educativa dei nonni. Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2, pp. 21-33.
Nell’incontro con i nonni i bambini sperimentano la dolcezza di essere accolti e rassicurati attraverso l’eredità narrativa dei nonni, entrano in contatto con il passato, dove affondano le loro radici, lontani dallo sguardo normativo dei genitori costruiscono nell’intimità del legame, una complicità che attraversa il tempo.
La maggior parte di noi custodisce preziosi ricordi di estati trascorse ad imparare antiche filastrocche, a riconoscere i tipi di piante aromatiche, a sbucciare i fagiolini in attesa del prossimo tuffo in acqua; se quello dei nonni è davvero un mestiere, lasciamo che queste figure continuino ad animare le estati dei bambini arricchendole di un patrimonio unico ed insostituibile.

Autrice
Laura Salimbeni
Laureanda in Psicologia della Comunicazione e del Marketing; Coordinatrice Social Network