Ti è mai capitato di sorridere fuori e crollare dentro dopo l’ennesimo test negativo?
Ti sei mai chiesto/a se il tuo corpo ti sta tradendo o se sei tu a chiedergli troppo?
Se stai affrontando un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) forse queste domande non ti suonano nuove perché le hai pensate mille volte senza riuscire a pronunciarle ad alta voce.
La fecondazione assistita non è solo un protocollo medico ma è un vortice emotivo che travolge l’identità, la coppia, i sogni e le paure più profonde.
In questo articolo voglio parlarti proprio di questo lato spesso invisibile ma potentissimo che riguarda le emozioni e di quanto possa fare la differenza avere accanto un supporto psicologico per l’infertilità capace di accogliere, contenere e sostenere. L’infertilità è riconosciuta come problema di salute globale: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguarda circa 1 persona su 6 in età fertile, con forti conseguenze psicologiche, sociali ed emotive.
Cosa significa davvero affrontare un percorso di fecondazione assistita, dal punto di vista emotivo?
Affrontare un percorso di fecondazione assistita non riguarda solo l’ambito medico ma è una vera e propria sfida emotiva perché non basta solo seguire le indicazioni, fare le analisi, programmare gli interventi ma bisogna essere pronti nel veder cambiare il proprio corpo, vivere nell’attesa, percepire lo scorrere inesorabile dei giorni e dei mesi.
Tutto ruota intorno ad una domanda: “Funzionerà questa volta?” e nel frattempo emotivamente ci si sente come su delle montagne russe: prima senti di essere invincibile e di riuscire a sostenere la situazione mentre poi un attimo dopo ti travolge la paura di fallire nuovamente e di non farcela.
Il tempo non scorre più con naturalezza ma è sospeso e scandito da fasi specifiche da rispettare e anche il futuro cambia forma perché non si riesce più ad immaginarlo con leggerezza.
Le tue emozioni sono legittime ed è importante dargli la giusta voce riuscendo a parlare con un professionista di tutto ciò che ti crea disagio: il dolore, la stanchezza, la speranza e la rabbia. Parlarne non toglie forza ma la restituisce.
Cosa cambia nella quotidianità e nella percezione di sé
La quotidianità nell’infertilità cambia silenziosamente ma in profondità. Tutte le attività che prima si riuscivano a svolgere con tranquillità diventano pesanti da affrontare come per esempio andare a lavoro tutti i giorni. Devi nascondere la stanchezza e fingere di star bene mentre in realtà dentro porti la fatica di doverti sottoporre a continue iniezioni e prelievi. Apri il calendario e non cerchi più eventuali compleanni o scadenze lavorative ma controlli quali sono le finestre fertili o se in quella giornata ci sarà l’ennesima visita medica da dover incastrare nell’orario lavorativo.
Anche il tempo libero non viene vissuto con spensieratezza perché le energie sono poche e stare a contatto con amici che parlano di figli è molto doloroso e per questo motivo a volte si sceglie di rimanere a casa pur di proteggersi. Ti guardi allo specchio e non ti riconosci: il corpo cambia, ti senti fragile e l’umore è sottoterra.
Non sei sbagliato/a, tutto questo fa parte dei cambiamenti psicologici della fecondazione assistita che non devi nascondere ma ascoltare e comprendere.
Il senso di attesa e il tempo “sospeso”
Una delle cose più difficili da affrontare durante la PMA è l’attesa e sentire che la propria vita sia in pausa.
Tutto quello che non riguarda la procreazione medicalmente assistita (lavoro, tempo libero, amici) passa in secondo piano perché conta solo attendere fino al prossimo test di gravidanza sperando che questa volta, finalmente, sia positivo.
Durante questo percorso l’attesa diventa una presenza costante ma è un'attesa che non è mai davvero “ferma” perché dentro ti muove tutto: pensieri, paure e speranze, anche se da fuori sembra che non succeda nulla. Vivere in questo tempo sospeso è un po’ come stare dentro una clessidra che si svuota lentamente ma non sapere quanto tempo ti resta da aspettare, non sapere se ne vale la pena, se ci sarà un “dopo”, se stai solo consumando energie.
Intanto, automaticamente, smetti di fare piani perché tutto viene rimandato, congelato e spostato in un futuro che sembra non arrivare mai.
Questa situazione rappresenta l’ansia da attesa dell’infertilità che è logorante e spesso invisibile ma che puoi imparare a gestire ed accogliere.
Il contrasto tra percorso clinico e vissuto personale
Purtroppo, è molto doloroso il contrasto tra il percorso medico e il proprio vissuto personale ed è normale iniziare a identificarsi in un caso clinico o in una percentuale di probabilità.
La PMA è un iter terapeutico fatto di protocolli e procedure che spesso possono portare ad una depersonalizzazione, ma ricorda che al centro di tutto c’è sempre il tuo vissuto psicologico che non segue norme e non risponde alle percentuali.
Non identificarti con la tua cartella clinica e non farti abbattere dall’indifferenza della medicina perché spesso l’attenzione è tutta sulla tecnica e sugli esiti ma tu non sei solo questo. Spesso il corpo segue una strada mentre la mente e il cuore un’altra. Ciò che si vive durante la PMA non è solo qualcosa di fisico e per questo motivo è importante avere il giusto supporto emotivo nei casi di infertilità.
Quante volte hai pensato: “Forse è colpa mia”?
La colpa è una trappola emotiva che ti logora giorno dopo giorno. Non serve tenerla dentro: affrontala con chi può aiutarti a liberartene.
Quali emozioni si provano durante la fecondazione assistita?
Le emozioni che si provano durante un percorso di fecondazione assistita sono tante e diverse tra loro.
Si prova ansia perché ogni attesa pesa e perché nonostante gli sforzi non c’è una garanzia di successo. Si prova rabbia nei confronti del proprio corpo e nei confronti di chi è riuscito a coronare il sogno della genitorialità. Si prova tristezza, un senso di vuoto che in alcuni casi può sfociare in uno stato di depressione emotiva, o in bassa autostima che mina il proprio senso di valore. Infine, ci si sente in colpa perché i problemi di fertilità vengono visti come un fallimento personale o mettono in crisi la coppia se si attribuisce la colpa al partner.
C’è anche un barlume di speranza che riaccende l’animo ad ogni tentativo ma è una speranza cauta, spesso silenziosa, che convive con la paura di illudersi ancora.
Questo stress emotivo legato all’infertilità ti cambia, ti scuote e ti mette in discussione.
Per questo motivo un supporto psicologico durante la PMA non deve essere considerato un extra ma deve essere concepito come uno spazio dove poter elaborare tutte queste emozioni senza bisogno di giustificarsi.
È normale sentirsi sulle montagne russe emotive durante la fecondazione assistita?
È normale provare un mix di emozioni diverse e contraddittorie durante la PMA.
Non c’è niente di sbagliato in questo perché il percorso che stai affrontando è molto faticoso e pieno di ostacoli. Tra una visita e l’altra succede di tutto dentro di te infatti bastano poche ore per passare dalla speranza all’angoscia e dall’euforia alla delusione.
Tieni presente che in questi casi il corpo viene esposto a continue stimolazioni ormonali e questo contribuisce maggiormente a un cambiamento repentino dell’umore.
Vivere costantemente con l’ansia da infertilità e con tutte queste emozioni altalenanti non significa essere deboli. Lo stress emotivo che deriva dalla fecondazione assistita ha un peso reale anche se non si vede da fuori ma cerca di concederti di sentire tutto quello che arriva senza giudicarti e ricorda che il fatto che tu ti senta sulle montagne russe non vuol dire che sei sbagliata/o ma significa che stai attraversando qualcosa di enorme e stai cercando di farlo al meglio delle tue possibilità.
Perché mi sento in colpa o “sbagliata/o”?
Ti capita di guardarti allo specchio e, anche se nessuno te lo dice, ti senti meno donna, meno uomo o meno all’altezza?
Ti chiedi cosa non va in te e perché il tuo corpo non collabora?
Il senso di colpa nell’infertilità è subdolo e può manifestarsi in diverse forme: verso il partner, perché pensi che sia lui/lei il motivo per cui ancora non siete riusciti a crearvi una famiglia o verso te stesso/a perché forse senti di star sbagliando qualcosa o di aver aspettato troppo tempo ma la verità è che non c’è colpa.
Non c’è niente di sbagliato in te o nel tuo partner. Anche se è difficile crederlo davvero, il non riuscire ad avere bambini non è una punizione, non è una colpa e non è il risultato di qualcosa che hai fatto o non hai fatto.
Un’altra ferita silenziosa dell’infertilità, che spesso non viene percepita dall’esterno, è la vergogna che fa evitare determinati discorsi perché ci si sente guasti e imperfetti.
Riuscire a esternare tutte queste emozioni permette di accogliere la percezione di inadeguatezza che si ha di se stessi per trasformarla in forza necessaria per affrontare il percorso di procreazione medicalmente assistita.
Perché mi sento così solo/a in questo percorso?
La solitudine in una situazione di infertilità è fatta di assenze, di silenzi, di persone intorno a te che magari ti vogliono bene ma che non possono capire fino in fondo cosa provi, che dicono la frase sbagliata, anche se in buona fede o che ti evitano e fanno finta di nulla perché non sanno come starti accanto.
E così ti ritrovi a vivere un dolore che non si vede, invisibile ma che pesa come un macigno, come se fossi in una campana di vetro in una stanza piena di gente e mentre gli altri parlano, ridono e vanno avanti, tu resti lì, con quel vuoto addosso che nessuno sembra notare.
Il percorso di PMA è fatto anche di isolamento emotivo, di momenti in cui vorresti solo che qualcuno senza parlare ti stesse semplicemente accanto per confortarti.
Questa sensazione di essere tagliato/a fuori è comune ma non c’è niente di sbagliato in te. Il dolore che stai provando è reale anche se gli altri non lo vedono e merita spazio e rispetto.
Come influisce la fecondazione assistita sulla vita sociale?
Quando stai attraversando un percorso di fecondazione assistita le relazioni sociali diventano più faticose. Inizialmente non ci fai troppo caso ma poi inizi ad accorgerti che certe situazioni ti pesano: “E voi quando vi decidete?”. Una battuta fuori posto e pian piano inizi ad allontanarti non per cattiveria ma perché spesso gli altri non sanno, non capiscono quanto possa essere dura, non immaginano che in quei giorni hai fatto una puntura al mattino, che aspetti un risultato, che hai appena ricevuto una notizia che ti ha spezzato il fiato.
Anche i momenti felici degli altri, come una gravidanza annunciata a sorpresa, possono diventare faticosi non perché non sei felice per loro ma perché dentro senti un vuoto ed è normale, quindi, che tu scelga di tirarti un po’ indietro e che metta dei confini che ti permettono di evitare certi discorsi.
Il confronto sociale durante la PMA è spesso doloroso perché ti fa sentire fuori posto e in ritardo. Se ne hai voglia, puoi dire: “È un periodo delicato, preferisco non parlarne” ma non sei obbligata/o perché chi ti vuole bene prima o poi capirà e se non capisce forse è il momento di lasciare andare.
Come rispondere a chi chiede: “E voi quando?”
Spesso vengono fatte delle domande intrusive che sembrano innocue ma silenziosamente fanno male. Sono come dei piccoli pungiglioni che arrivano sempre nei momenti meno opportuni e che fanno risvegliare un dolore che magari cercavi di tenere nascosto..
La verità è che non devi sentirti in dovere di giustificarti con nessuno.
Non sei obbligata/o a rispondere né a spiegare quello che succede nella tua vita privata.
Se vuoi rispondere puoi farlo con fermezza ma senza scatenare discussioni.
Ecco alcuni esempi di come gestire i commenti sulla maternità e la paternità:
- “Stiamo affrontando il nostro percorso, grazie.”
- “È una domanda un po’ personale, preferisco non parlarne.”
- “Quando sarà il momento giusto ne parlerò.”
- “Non mi sento pronto/a a parlarne, magari un’altra volta.”
Se invece preferisci evitare il confronto, puoi semplicemente cambiare argomento o rispondere con un sorriso e un “Vedremo!” prima di spostare la conversazione.
Non è un rifiuto ma è proteggere te stessa/o.
Ricorda però che chi ti fa questa domanda forse non sa cosa stai vivendo o non sa come comportarsi e la maggior parte delle volte non chiede con malizia.
A volte ci si sente obbligati a rispondere per educazione ma hai tutto il diritto di scegliere se e come farlo. Imparare a gestire queste domande è un modo per difendere le tue emozioni e il tuo spazio personale.
Se ti senti pronta/o, anche solo un piccolo “Ti ringrazio per l’interesse, ma preferisco non parlarne” può mettere un confine chiaro, che gli altri impareranno a rispettare.
È normale provare invidia per le gravidanze altrui?
Quando stai attraversando un percorso di fecondazione assistita vedere una gravidanza intorno a te può scatenare un mix di emozioni molto intense: invidia, dolore, tristezza, rabbia.
Ti arrabbi perché fai un confronto con le gravidanze altrui: tu stai faticando per avere quello che qualcun altro sta vivendo con naturalezza, non perché tu voglia male a quella persona ma perché dentro di te c’è un vuoto, un desiderio profondo che non si realizza.
Provare invidia in questo contesto non è un segno di cattiveria o di egoismo ma è semplicemente umano. Anche questa è una forma di dipendenza affettiva latente, che può manifestarsi sotto forma di confronto costante con gli altri.
Questa emozione è una reazione al confronto con una realtà che ti sembra lontana e quasi irraggiungibile. Non devi colpevolizzarti per questi sentimenti anzi, riconoscerli ti permette di accoglierli senza giudizio e di prenderti cura di te stessa/o con gentilezza.
Le emozioni legate alla fecondazione assistita sono spesso ambivalenti: puoi provare gioia per un’amica incinta e allo stesso tempo sentirti ferita o invidiosa. Questo non ti rende meno buona o meno forte, ti rende semplicemente umana.
Perché mi sto allontanando dalle persone?
Succede spesso in un percorso come quello della fecondazione assistita che piano piano, senza neanche accorgertene, inizi a prendere le distanze dagli altri non perché non provi più interesse ma perché dentro senti il bisogno di proteggerti.
L’evitamento sociale nell’infertilità non è un segno di debolezza o di egoismo ma è una risposta naturale del tuo corpo e della tua mente a una situazione molto delicata e faticosa. Quando ti senti fragile e vulnerabile è comprensibile che tu voglia mettere un po’ di distanza per non dover spiegare e per non dover nascondere quel dolore che non si vede ma che purtroppo c’è.
A volte è stancante anche solo parlare della tua esperienza o magari ti senti giudicata/o o non capita/o, così scegli di restare in silenzio o di evitare alcuni eventi sociali.
Questa sensazione di isolamento può far paura e può far sentire diversi e anormali ma sappi che è normale.
Stai attraversando un momento che ti mette alla prova su tanti livelli, e il tuo bisogno di stare un po’ da sola/o è una forma di rispetto verso te stessa/o. Non devi sentirti in colpa per questo.
Qual è l’impatto della fecondazione assistita sulla coppia?
Molte coppie che affrontano un percorso di fecondazione assistita si trovano ad affrontare sfide molto più profonde di quelle strettamente mediche. Non è raro che la pressione, le aspettative e l’incertezza mettano a dura prova la comunicazione tra di loro. Spesso, ciò che prima sembrava naturale diventa più difficile: parlare apertamente dei propri timori, condividere la frustrazione, trovare il modo di sostenersi a vicenda senza sentirsi soli. Questo può portare a piccoli conflitti, a volte anche a tensioni più forti e ad una vera e propria crisi relazionale ma senza che ci sia una colpa precisa da attribuire a nessuno: è la fatica stessa del percorso che pesa su entrambi. La sessualità, poi, cambia: spesso perde quella spontaneità e leggerezza che aveva prima, diventando una “missione” da affrontare con ansia e tempistiche rigide, un dovere che mette ulteriore pressione sulla relazione. Ecco perché è così importante riconoscere queste dinamiche e concedersi il diritto di chiedere aiuto, magari con un supporto psicologico di coppia, per ritrovare un modo di stare insieme che vada oltre la difficoltà del momento. Non siete soli e la vostra relazione può essere un luogo di forza e conforto anche quando tutto sembra complicato.
Perché il dialogo con il partner diventa più difficile?
È normale che quando si affronta un percorso di procreazione medicalmente assistita il dialogo con il partner diventi più complicato. Non è perché c’è qualcosa che non va nella vostra relazione ma perché ognuno vive questa esperienza in modo strettamente soggettivo. Per esempio, magari lui tende a razionalizzare tutto, cerca di capire i passi da fare e mantiene un atteggiamento più distaccato mentre lei vive tutto in modo più emotivo e si sente travolta da ansia e paura. Oppure può succedere il contrario: lei cerca di mantenere la calma, lui invece si chiude nel silenzio per proteggersi.
Questi modi diversi di reagire possono creare incomprensioni, far nascere rabbia o far sentire soli anche quando si è insieme e a volte basta una parola detta nel momento sbagliato o un silenzio troppo lungo per far sì che si alzi un muro tra di voi. Riconoscere queste difficoltà è il primo passo per lavorare insieme, ritrovare il dialogo e sostenervi a vicenda. Non siete soli in questo e con un po’ di pazienza e magari anche con l’aiuto di un supporto psicologico, si può davvero ritrovare un modo di comunicare che fa bene a entrambi.
In che modo il percorso influenza la sessualità?
Il percorso di fecondazione assistita cambia molto anche la sessualità e spesso in modi che non ci si aspetta dando vita a diverse difficoltà intime. Quel sesso spontaneo, leggero, fatto di desiderio e piacere, può trasformarsi in qualcosa di completamente diverso: un dovere da portare a termine, un momento programmato in base ai tempi del ciclo con orari precisi e indicazioni mediche da seguire. Questa “sessualità tecnica” può far sentire frustrati o in difficoltà nella relazione, ed è proprio in questi casi che un supporto attraverso la psicoterapia di coppia può aiutare a ricostruire l’intimità. Non è raro che ci si senta sotto pressione come se tutto dipendesse da quei momenti e questo rende tutto più faticoso e meno naturale. È normale provare tristezza o rabbia per questo cambiamento e sentirsi confusi o persino colpevoli perché il sesso non è più quello di prima ma riconoscere tutto questo è importante. Parlare di queste difficoltà, aprirsi con il partner o con uno specialista, può aiutare a ritrovare un equilibrio e a portare di nuovo un po’ di leggerezza nell’intimità in un momento così delicato.
Come riconoscere una crisi di coppia legata alla PMA?
Vi parlate meno, litigate più spesso, evitate di affrontare certi argomenti perché sembrano solo scatenare tensioni. Forse vi sentite distanti, come se foste in due mondi separati, anche se siete nella stessa stanza. La progettualità di coppia, quel sogno condiviso di costruire una famiglia, può sembrare svanita o rimandata all’infinito. Questi sono segnali comuni di una crisi di coppia legata al percorso di fecondazione assistita. Non è facile: l’impatto emotivo della PMA può mettere a dura prova anche le relazioni più solide portando a difficoltà relazionali che nessuno si aspettava, ma è importante capire che questa crisi non è una sentenza definitiva. Riconoscerla è il primo passo per cercare aiuto, per parlare con un professionista o anche solo per aprirsi con il partner in modo autentico e sincero.
Ti senti rotto/a e non sai più come aggiustarti?
Non sei un oggetto da riparare. Sei una persona che ha bisogno di cura, non di soluzioni rapide.
Quando è il momento giusto per rivolgersi a uno psicologo?
Quando il peso delle emozioni inizia a farti sentire sopraffatto è un segnale importante da non ignorare. Se l’ansia non ti lascia mai, se ti accorgi che ti ritiri dalle persone e dalle attività che amavi o se i pensieri negativi diventano così forti da non riuscire a pensare ad altro forse è arrivato il momento di chiedere aiuto. Rivolgersi a uno psicologo non è un segno di debolezza ma un atto di cura verso te stesso, il tuo benessere e il tuo partner. Se la tua relazione comincia a mostrare crepe difficili da superare o se ti senti intrappolato in una spirale di emozioni difficili da gestire, un supporto psicologico specifico per l’infertilità può davvero fare la differenza. Non aspettare di arrivare al punto di rottura: prendersi cura della propria salute emotiva è fondamentale e chiedere aiuto è un atto di coraggio che può aiutarti a ritrovare equilibrio e speranza.
Segnali d’allarme emotivi e relazionali
Quando si attraversa un percorso di fecondazione assistita, è normale provare momenti di difficoltà, ma ci sono alcuni segnali emotivi e relazionali che non vanno sottovalutati. Per esempio, se ti accorgi di essere spesso agitata/o a causa di un’ansia invalidante o se fai fatica a dormire e ti svegli più stanca/o di prima, questi sono campanelli d’allarme. Magari ti succede di avere attacchi di panico improvvisi o ti ritrovi a rimuginare continuamente su pensieri negativi, come “Non ce la farò mai” o “È tutta colpa mia”. Anche se ti sembra che tutto ruoti intorno alla fecondazione assistita, questi segnali possono indicare che stai attraversando una forte sofferenza emotiva che investe ogni ambito della tua vita. A livello di coppia, invece, può succedere che la comunicazione si faccia più difficile, vi parlate meno, vi fraintendete spesso, evitate di affrontare argomenti importanti. Se riconosci queste situazioni, sappi che non sei sola/o e che è importante ascoltarvi con attenzione per evitare una crisi relazionale. Questi segnali non sono sintomo di debolezza ma un campanello che ti invita a prenderti cura di te e della tua coppia, magari chiedendo un supporto psicologico. Prendersi cura della propria salute emotiva è il primo passo per affrontare al meglio il percorso di PMA.
Cosa può offrire un percorso di supporto psicologico
Un percorso di supporto psicologico durante la fecondazione assistita può diventare uno spazio prezioso per poter lavorare su se stessi. Uno luogo in cui puoi fermarti, respirare, dare un nome a quello che stai provando senza sentirti giudicato/a o dover spiegare tutto da capo ogni volta. In terapia si parte dall’ascolto: ogni esperienza è diversa e ogni emozione ha il diritto di essere accolta così come anche quelle più difficili da dire ad alta voce. Insieme si esplorano i pensieri che tornano spesso, i dubbi, le paure, il senso di colpa, la frustrazione, il corpo che cambia, la coppia che si trasforma. Si lavora per rielaborare tutto questo in modo più chiaro, per gestire l’ansia e per imparare a stare nelle attese senza farsi travolgere.
La terapia per l’infertilità non è solo “parlare di sé” ma può anche utilizzare approcci efficaci come la psicoterapia cognitivo-comportamentale o l’EMDR, validi per gestire eventi stressanti o traumatici. A volte si costruiscono strategie per comunicare meglio col partner, per proteggersi da commenti esterni che fanno male, per riconnettersi con il proprio corpo e la propria storia. È un lavoro profondo ma anche molto pratico perché anche se non cambia la situazione esterna riesce a cambiare il modo in cui ci si approccia ai problemi.
Il valore dello spazio sicuro e non giudicante
Uno spazio sicuro non è solo una stanza ma è un luogo emotivo dove puoi appoggiare tutto quello che stai portando dentro anche ciò che non riesci a dire nemmeno a te stesso/a. È uno spazio dove puoi sentirti fragile senza sentirti debole, dove ogni emozione ha il diritto di esistere anche quelle che non ti piacciono o che ti fanno paura. Nessuno ti giudica e nessuno ti corregge: c’è solo ascolto terapeutico, presenza e rispetto.
Nel percorso psicologico dedicato alla fecondazione assistita questo spazio diventa ancora più importante perché è facile sentirsi soli, incompresi, schiacciati dalle aspettative proprie e degli altri.
Lo psicologo non è lì per “aggiustarti”, ma per accompagnarti, per aiutarti a dare ordine ai tuoi pensieri confusi, per trovare le parole giuste per emozioni che sembrano troppo grandi, per costruire un senso dove ora vedi solo fatica. È un percorso fatto insieme con delicatezza e rispettando i tuoi tempi.
Come posso affrontare emotivamente il percorso di fecondazione assistita?
Affrontare emotivamente un percorso di fecondazione assistita non significa restare sempre forti o non crollare mai ma significa imparare a stare dentro a quello che succede con strumenti che ti aiutano davvero.
Ecco alcune strategie emotive pratiche che puoi iniziare a usare subito:
- Dai spazio alle emozioni, senza giudicarle
Non esistono emozioni giuste o sbagliate. Rabbia, invidia, tristezza, sollievo, stanchezza…tutto ha diritto di esserci. Puoi concederti di sentire queste emozioni senza doverle spiegare o giustificare. - Crea una routine di benessere
Piccoli gesti quotidiani che ti fanno sentire bene: una passeggiata, un bagno caldo, il tuo film preferito, ascoltare una playlist che ti calma, cucinare qualcosa che ti piace. - Impara a dire di no
Non sei obbligata/o a partecipare a ogni cena né a rispondere a domande intrusive. Puoi scegliere a chi raccontare il tuo percorso e a chi no. - Respira
Tecniche semplici di respirazione, come il respiro profondo possono aiutarti nei momenti di ansia soprattutto in sala d’attesa o dopo un esame. - Cerca connessioni che ti fanno bene
Parlare con chi sta vivendo qualcosa di simile o con un professionista che ti ascolti senza giudicarti può fare una grande differenza. Anche solo sapere che non sei sola/o può alleggerire la fatica. - Guardati intorno
È normale che la PMA diventi un pensiero costante ma cerca di non farla diventare l’unico centro della tua vita. Coltiva anche tutto il resto: le tue passioni e le relazioni.
Ricorda che non esiste un modo giusto per affrontare tutto questo. Esiste il tuo modo che puoi costruire passo dopo passo con rispetto e gentilezza verso te stessa/o.
Quali strumenti aiutano a gestire lo stress emotivo?
Secondo l’APA, lo stress cronico può influenzare negativamente il processo di concepimento, agendo su ormoni come prolattina e cortisolo. Quando ti trovi immersa/o nel percorso della fecondazione assistita lo stress emotivo può diventare una presenza costante e anche se non puoi eliminare del tutto la fatica ci sono strumenti semplici e concreti che possono aiutarti a “fare spazio dentro”, ad abbassare un po’ il rumore e a ritrovare un po’ di equilibrio.
- Journaling
Ogni giorno, anche solo per cinque minuti, prova a scrivere liberamente quello che senti su un quaderno qualsiasi.
Scrivere aiuta a scaricare e a dare forma a ciò che altrimenti resta aggrovigliato nella mente.
- Mindfulness
Non si tratta di svuotare la mente ma di imparare a starci dentro con più consapevolezza. Puoi iniziare con brevi esercizi guidati anche solo per 5-10 minuti al giorno. Poco a poco questo allenamento può cambiare il modo in cui vivi l’ansia e l’attesa. A tal proposito esistono diverse app per cellulare che possono aiutarti. - Respirazione
Nei momenti di forte tensione fermati. Fai tre respiri profondi: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni per 2 secondi, espira lentamente dalla bocca contando fino a 6 e poi ripeti.
Questa semplice tecnica di rilassamento aiuta a calmare il sistema nervoso in pochi minuti.
- Sport
Una passeggiata, fare yoga, una pedalata leggera. Non serve fare sport intenso, anche solo muovere il corpo con dolcezza, ogni giorno, aiuta a scaricare lo stress accumulato e a sentirti più presente nel tuo corpo che in questo percorso spesso senti estraneo o “sotto esame”.
Inizia da ciò che ti sembra più semplice, e ricordati che ogni piccolo gesto che fai per stare meglio è già una forma di cura gentile e amorevole verso te stessa/o.
Perché è importante dare voce alle emozioni (e non reprimerle)?
Reprimere le emozioni durante un percorso di fecondazione assistita non le fa sparire ma le spinge solo più in profondità dove iniziano a farsi sentire in altri modi attraverso stanchezza cronica, nervosismo, pianto improvviso e chiusura verso gli altri.
Dare voce a quello che provi, invece, è il primo passo per prenderne cura. Parlare con qualcuno di fidato, scrivere in un diario, piangere senza vergogna, perfino disegnare o usare la musica permette alle emozioni di muoversi e non rimanere bloccate dentro. L’espressione emotiva, anche se a volte fa paura, è liberatoria e non ti rende più fragile ma riesce a metterti più in contatto con te stessa/o.
Nel contesto della PMA, le emozioni sono tante e spesso contraddittorie: speranza, delusione, rabbia, amore, invidia e gratitudine. Non devono essere represse ma accolte e quando inizi a riconoscerle e a dar loro un nome, la loro intensità si regola naturalmente.
Dare spazio alle emozioni significa anche aprire una porta al confronto, alla comprensione, al sostegno e a non rimanere incastrato/a in blocchi emotivi che a lungo termine possono essere molto dannosi.
Come posso trovare un significato anche nei momenti di fallimento?
Quando un tentativo fallisce il silenzio che segue può essere assordante. Avevi investito tutto, corpo, mente, cuore, speranza e ora ti ritrovi solo con stanchezza, rabbia, tristezza e domande senza risposte. È normale sentirsi così dopo l’ennesimo fallimento.
In quei momenti, non servono frasi fatte, infatti, non c’è un lato positivo da trovare per forza. Però, con il tempo e solo quando sei pronta/o, può emergere qualcosa di diverso: una possibilità di dare senso a quello che hai vissuto non per giustificare il dolore ma per riconoscere la strada che hai attraversato e le risorse che hai tirato fuori.
Questa si chiama “resilienza narrativa”: non cancellare ciò che è accaduto ma riscriverlo con parole che ti rappresentano e che ti restituiscono dignità. Forse scoprirai che hai imparato ad ascoltarti meglio o che puoi chiedere aiuto senza vergogna.
Il dolore non sparisce, ma smette di essere solo una ferita e diventa parte di una storia che continua.
Trovare un significato non significa forzarsi a vedere il bello ma significa lasciare uno spazio anche piccolo all’idea che da questa esperienza possa nascere qualcosa di tuo: una forza nuova, un confine che impari a mettere, una consapevolezza che prima non avevi. E questo è già una forma di trasformazione per riuscire a risignificare il dolore anche dentro il fallimento.
Le domande più frequenti sulla fecondazione assistita
È normale sentirmi rotto/a o inadeguato/a?
Assolutamente sì, è una reazione molto comune.
Quando si attraversa un percorso così delicato come la fecondazione assistita, è facile sentirsi fragili e vulnerabili ma questa sensazione non definisce il tuo valore. Non sei meno degno/a di amore o rispetto solo perché stai vivendo un momento difficile. Questi sentimenti sono una risposta umana a una situazione complessa, non un giudizio sulla tua persona.
Cosa fare quando il fallimento diventa insopportabile?
Se senti che il dolore prende il sopravvento, che la tristezza o la rabbia ti paralizzano o ti isolano è importante ascoltare questi segnali. Non devi affrontare tutto da solo/a. Puoi iniziare con piccoli passi: parlarne con qualcuno di cui ti fidi, dedicare del tempo a prenderti cura di te o cercare un supporto professionale.
Perché mi sembra che nessuno capisca quello che provo?
È comune sentirsi soli nel proprio dolore come se nessuno riuscisse davvero a comprendere quello che si prova. Non è colpa loro né tua. Spesso chi ci sta intorno non sa come entrare in contatto con questo vissuto così profondo e complesso ma è possibile trovare persone, come uno psicologo con cui sentirsi ascoltati senza giudizio.
Come evitare che il percorso distrugga la relazione di coppia?
La PMA può mettere a dura prova la coppia, con silenzi e incomprensioni. Il dialogo aperto e sincero è fondamentale così come il supporto reciproco. Non abbiate paura di chiedere aiuto: la terapia di coppia può essere uno spazio prezioso per ricostruire la comunicazione e ritrovare un equilibrio insieme.
Posso ritrovare speranza dopo tanti tentativi falliti?
Sì, è possibile.
La speranza non è una linea retta, ma una forza che si costruisce nel tempo, a piccoli passi. Occorre concedersi il tempo per elaborare il dolore e le delusioni senza forzature. Con il giusto supporto si può ritrovare quella scintilla che illumina anche i giorni più bui e apre a nuove possibilità.
Come posso prendermi cura di me durante questo percorso?
Prendersi cura di sé durante un percorso di fecondazione assistita non significa fare grandi cose o rivoluzionare la propria vita. Spesso sono i piccoli gesti quotidiani, quelli semplici e alla portata di tutti, a fare la differenza. E soprattutto, non devi sentirti in colpa per dedicarti del tempo: il tuo benessere emotivo e fisico è importante e coltivarlo è un atto di rispetto verso te stessa/o. Puoi iniziare con qualcosa di facile per esempio parlare con una persona amica di cui ti fidi anche solo per qualche minuto. Ascoltare la tua musica preferita, quella che ti calma o ti fa sentire più leggero/a può essere una pausa preziosa nella giornata. Fare una passeggiata all’aria aperta, anche breve, è un modo gentile per muovere il corpo e liberare la mente dallo stress. Oppure prova a dedicare qualche minuto al giorno a un esercizio di respirazione o a una pratica di mindfulness. Non dimenticare di concederti momenti di svago senza pensare al percorso di PMA, come leggere un libro, guardare una serie tv o fare qualcosa che ti piace davvero. Questi piccoli gesti sono atti di amore verso te stessa/o, fondamentali per sostenerti in un cammino che richiede tanta forza.
Come posso ricominciare da me stesso/a, con più consapevolezza e speranza?
Affrontare un percorso di PMA è faticoso e complesso e per questo motivo è importante accogliere quello che stai vivendo, riconoscere la fatica e le emozioni senza giudizio per prenderti cura di te con gentilezza e pazienza. Non sei solo/a: tante persone attraversano esperienze simili e la tua sofferenza è reale e importante. Se ti sei riconosciuto/a in questo articolo e senti il bisogno di un sostegno, ricorda che chiedere aiuto è un atto di coraggio ed è il primo passo verso una nuova consapevolezza.
Ti sembra che tutto questo stia spegnendo chi sei?
L’infertilità non deve annullarti. Puoi ritrovare te stesso/a anche dentro la tempesta.