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Perché i bambini dicono bugie: significato psicologico e come gestirle con empatia
- Psicologia e Territorio
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Immagina questa scena: tuo figlio torna da scuola e, con lo sguardo basso, ti dice che non ha compiti. Più tardi, però, scopri che non è vero. Ti senti deluso, magari anche arrabbiato, e inizi a chiederti: "Perché mi ha mentito?" Se queste bugie sono frequenti, potrebbero nascondere un disagio più profondo, come l’ansia scolastica.
Se ti sei trovato in una situazione simile, sappi che è del tutto normale provare frustrazione o preoccupazione quando un figlio dice una bugia. Ma dietro quella menzogna, spesso, si nasconde molto più di quanto sembri.
In questo articolo, esploreremo insieme il mondo delle bugie nei bambini, per capire perché i bambini mentono e come puoi aiutarli a ritrovare la fiducia, attraverso l’ascolto, il dialogo e la comprensione.
Perché i bambini dicono bugie?
Molti adulti si allarmano o si sentono traditi quando un bambino dice una bugia. È una reazione comprensibile, soprattutto se si interpreta la menzogna come una mancanza di rispetto o un tentativo deliberato di inganno. Tuttavia, è fondamentale ricordare una verità semplice ma potente: i bambini non mentono per ferirci.
Dietro ogni bugia infantile si nasconde una motivazione che affonda le proprie radici nei bisogni emotivi del bambino stesso. Le bugie nei bambini non vanno quindi considerate come "difetti morali", ma come segnali che qualcosa dentro di loro ha bisogno di essere compreso.
Ecco alcune delle motivazioni più comuni per cui i bambini dicono le bugie, e cosa possiamo fare per rispondere in modo efficace e amorevole:
1. Protezione
I bambini a volte mentono per evitare punizioni o reazioni spiacevoli. Questo accade soprattutto quando percepiscono l’ambiente come giudicante o severo; la menzogna diventa così una strategia di difesa, non un atto di sfida.
Come intervenire: creare uno spazio sicuro dove l’onestà venga accolta senza reazioni punitive e aiutarli a comprendere che gestire emozioni forti come l’aggressività fa parte della crescita.
2. Desiderio di approvazione
Un bambino può mentire per apparire migliore; a volte questo bisogno può evolvere in forme più complesse come il perfezionismo. Questo avviene soprattutto quando il bisogno di essere visti e accettati non trova sufficiente risposta.
Come intervenire: valorizzare il bambino per ciò che è, non solo per ciò che fa e rinforzare l’autostima senza condizioni.
3. Paura
La paura di deludere, di perdere l’amore di una figura importante, o di affrontare le conseguenze di un errore può portare il bambino a negare la realtà o modificarla.
Come intervenire: coltivare un dialogo aperto, in cui il bambino senta che può essere accolto anche con i suoi limiti e le sue fragilità.
4. Fantasia e immaginazione
Nei più piccoli, spesso le "bugie" non sono intenzionali, ma frutto di un pensiero ancora in via di sviluppo: la linea tra realtà e fantasia non è sempre chiara, e "dire una bugia" può essere solo il modo in cui il bambino esplora la propria creatività.
Come intervenire: non correggere bruscamente, ma accompagnare con domande curiose che aiutino il bambino a distinguere tra realtà e immaginazione.
5. Bisogno di controllo o autonomia
A volte, mentire è un modo per sentirsi più grandi, per avere il controllo su una situazione o per sperimentare il potere delle parole.
Come intervenire: offrire spazi di autonomia adeguati all’età, in cui il bambino possa esercitare il proprio senso di responsabilità in modo positivo.
Capire il significato delle bugie è il primo passo per intervenire in modo educativo, empatico e non punitivo. Non si tratta di tollerare ogni comportamento, ma di riconoscere che dietro anche la menzogna più banale, c’è un bambino che sta cercando di far fronte a qualcosa che lo mette in difficoltà.
Aiutiamoli non a "non mentire mai", ma a fidarsi del legame che hanno con noi, abbastanza da poterci dire la verità. Secondo l'Istituto Beck, la tendenza a mentire nei bambini è strettamente legata allo sviluppo della teoria della mente, che inizia a manifestarsi intorno ai 3 anni. Questo sviluppo cognitivo permette ai bambini di comprendere che gli altri hanno pensieri e credenze differenti dalle proprie, facilitando così la capacità di mentire.
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Le prime bugie: tappe dello sviluppo e bugie "innocenti"
Quando un bambino di 3 o 4 anni dice di non aver mangiato il cioccolatino con la bocca ancora sporca, sta esplorando i confini tra realtà e fantasia. A questa età, le bugie sono parte di uno sviluppo normale: la loro immaginazione è vivissima e il senso morale ancora in formazione.
Ad esempio, un bimbo di 4 anni che afferma di aver visto un drago in giardino non sta mentendo nel senso adulto del termine, ma sta giocando con la fantasia, mettendo insieme emozioni, desideri e storie che ha sentito.
Già verso i 4 o 5 anni, i bambini iniziano a capire che una bugia può essere un modo per evitare una conseguenza sgradevole; l’affermazione: “non sono stato io a rompere il gioco”, pur essendo l’unico presente, non è utilizzata per manipolare: è solo un modo per proteggersi da una reazione che può incutere preoccupazione, a volte anche timore.
Ad esempio, una bambina di 5 anni che nega di aver buttato l’acqua per terra, potrebbe temere uno sguardo severo, una sgridata o, peggio ancora, di aver provocato nei genitori tristezza, dispiacere o delusione.
Queste bugie non sono segnali di cattiva educazione, parlano “semplicemente” di emozioni forti: paura, bisogno di sentirsi al sicuro, desiderio di non perdere l’amore dell’adulto. Punire d’istinto può essere facile, ma ciò che serve davvero è capire e rassicurare.
Con i bambini piccoli, è importante evitare confronti diretti ("Stai mentendo!") e descrivere ciò che vediamo ("Vedo che c’è cioccolato sulla tua bocca. Forse volevi tanto quel dolcetto!"). Questo aiuta il bambino a sentire che può essere sincero, senza temere il nostro giudizio.
Più che correggere la bugia, il nostro compito è accompagnare nella crescita della consapevolezza aiutando il bambino a distinguere tra realtà e fantasia, verità e invenzione, in un clima di fiducia e accoglienza.
Le bugie per compiacere, proteggersi o attirare attenzione
A volte, i bambini piccoli raccontano cose che non sono vere non per imbrogliare, ma per sentirsi visti, accolti, amati. Dire: "tutti mi hanno invitato al compleanno" o: "la maestra mi ha fatto tanti complimenti", quando non è così, è un modo ingenuo per proteggere la propria autostima.
Un bambino di 5 anni che dice di aver vinto un premio a scuola – anche se non è successo – potrebbe avere solo bisogno di sentirsi dire un “bravo!” in famiglia. Sta cercando conferme, non ingannando.
Queste bugie sono piccoli segnali: ci dicono che il bambino ha bisogno di sentirsi speciale, riconosciuto, importante per noi. Dietro a quelle parole inventate, c’è una richiesta d’amore.
A questa età, inoltre, il confine tra fantasia e bugia è spesso sottile. I bambini vivono immersi nell’immaginazione, e ciò che per noi è “non vero”, per loro può essere ancora parte del gioco.
Se un bambino dice di aver volato come Batman, è fantasia, ma se dice di aver aiutato un compagno pur non avendolo fatto, potremmo essere di fronte a una bugia più consapevole, legata al desiderio di essere apprezzato.
La chiave sta nell’intenzionalità: i bambini molto piccoli raramente mentono con lo scopo di ingannare. Lo fanno per provare qualcosa, per ricevere attenzione o per affrontare emozioni difficili; in questi casi, la cosa migliore da fare è osservare, ascoltare, chiedere con curiosità. Senza etichette e senza giudizi.
Frasi come: “Wow, sarebbe bellissimo se fosse successo! Ti andrebbe di raccontarmi di più?”
oppure, “Mi sembra che questa storia ti piacerebbe tanto che fosse vera… ho capito bene?” aiutano il bambino a sentirsi accolto e, piano piano, a distinguere tra fantasia, desiderio e realtà.
Le bugie cambiano con l’età: guida per fasce evolutive
Le bugie non hanno tutte lo stesso significato, cambiano con l’età, lo sviluppo emotivo e il contesto. Capire perché un bambino mente ci aiuta a rispondere in modo più efficace e meno giudicante.
Ecco una guida per orientarsi lungo le diverse fasi della crescita:
3–5 anni: bugie tra gioco e desiderio
In questa fascia d’età, il confine tra fantasia e realtà è molto sfumato. I bambini possono raccontare storie "non vere" per gioco, per imitare gli adulti o per evitare piccoli rimproveri.
Un esempio è il bambino che dice: “Non ho rotto io la pianta di nonna!", quando l’ha fatto, ma per sbaglio.
In questi casi bisognerebbe evitare accuse dirette. Aiutarli a dare un nome alle emozioni (“forse avevi paura che mi arrabbiassi?”) e guidarli a distinguere tra fantasia e realtà con gentilezza.
6–8 anni: il senso della verità si costruisce
I bambini iniziano a capire meglio la differenza tra verità e menzogna, ma il bisogno di protezione o di approvazione può spingerli a mentire: è un’età fondamentale per introdurre il valore dell’onestà.
Ancora, quando il bambino dice: “Ho fatto tutti i compiti!” ma, in realtà, non li ha nemmeno iniziati, il genitore deve rafforzare la fiducia reciproca, insegnargli a riconoscere la realtà e lo sforzo che richiede la verità; anche quando è difficile, è necessario utilizzare il dialogo per spiegare le conseguenze delle proprie azioni e, sempre, senza umiliare. Se le bugie persistono, potrebbe esserci il rischio di un isolamento sociale.
9–11 anni: bugie più consapevoli
Le bugie diventano più strutturate e intenzionali. I bambini iniziano a usarle per evitare responsabilità, proteggere la loro immagine o gestire rapporti sociali più complessi.
Quando il bambino nasconde un brutto voto o nega di aver discusso con un amico, è necessario mostrare interesse autentico e, anziché reagire con rabbia, chiedere cosa li abbia spinti a mentire, promuovendo un clima in cui la verità non “costa troppo”.
Dai 12 anni: bugie legate all’identità
Con la preadolescenza, le bugie possono diventare una strategia per difendere la propria autonomia, custodire la privacy o evitare il confronto con emozioni troppo intense.
Spesso un ragazzo dice di “stare bene” quando in realtà c’è qualcosa che non vuol condividere: è questo il momento in cui mantenere aperto il canale comunicativo, cercando di rimanere presenti, senza scadere in controlli eccessivi. Le domande aperte e l’ascolto senza giudizio fanno la differenza.
Cosa si nasconde dietro una bugia?
Quando un bambino dice una bugia, il primo istinto può essere quello di correggere o punire, ma fermarsi un attimo e chiedersi “Cosa mi sta dicendo davvero?” può fare una grande differenza.
Il Meyer – Azienda Ospedaliero Universitaria – sottolinea che le bugie nei bambini piccoli spesso derivano dalla difficoltà nel distinguere tra realtà e fantasia, e che solo intorno ai 6-7 anni iniziano a comprendere la differenza tra verità e menzogna.
Le bugie, soprattutto nei bambini piccoli, non sono atti di sfida o cattiveria, ma segnali, piccoli tentativi, a volte maldestri, di gestire emozioni grandi con strumenti ancora piccoli.
La domanda fondamentale da porsi non è solo “Perché ha mentito?”, ma: “Quale bisogno sta cercando di comunicarmi attraverso questa bugia?”
Dietro ogni bugia c’è un bisogno nascosto:
- Essere capito: “Non ho fatto io!” può voler dire “Non volevo deluderti”.
- Sentirsi al sicuro: Una storia inventata può servire a evitare una reazione che il bambino teme.
- Sentirsi importante: Raccontare qualcosa di speciale che non è accaduto può essere un modo per dire “Guarda quanto valgo!”.
Osservare senza giudicare, ascoltare con curiosità, rispondere con empatia: questi sono i primi passi per aiutare un bambino a capire che può dire la verità senza rischiare il legame con l’adulto.
Quando il bambino sente che può sbagliare senza perdere amore, impara anche a essere sincero.
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Quando le bugie diventano un problema?
Bugie persistenti o compulsive: un segnale di disagio?
Tutti i bambini, prima o poi, raccontano una bugia: fa parte della crescita e della sperimentazione. Ma quando le bugie diventano molto frequenti, ripetute anche in diverse circostanze, senza un motivo apparente, o in modo “automatico”, è importante fermarsi ad osservare con attenzione.
Se un bambino mente su ogni piccola cosa, anche quando non c’è nulla da temere, potrebbe sentirsi costantemente sotto pressione o poco accettato per ciò che è; in questi casi, più che concentrarsi sul contenuto della bugia, vale la pena chiedersi cosa sta cercando di comunicare il bambino attraverso quel comportamento: potrebbe essere un disagio emotivo, paura, insicurezza, bisogno di controllo, o un senso di inadeguatezza che non sa esprimere.
In queste situazioni, rivolgersi a uno psicologo dell’età evolutiva non significa “etichettare” il bambino, ma offrirgli uno spazio protetto in cui poter essere ascoltato e capito e anche per il genitore, può essere un’occasione preziosa per ricevere strumenti e supporto.
Ricordiamoci che una bugia ripetuta non significa che il bambino è sbagliato, ma che il bambino invia un messaggio che aspetta di essere accolto.
Come reagire quando tuo figlio mente?
Quando scopri che tuo figlio ha detto una bugia, è naturale provare delusione, rabbia o confusione, ma dobbiamo sempre tenere a mente che la reazione dell’adulto è decisiva: può rafforzare il legame di fiducia oppure spingere il bambino a chiudersi ancora di più; punizioni dure, accuse dirette o toni minacciosi non aiutano il bambino a capire l’errore: lo fanno solo sentire più insicuro o spinto a mentire di nuovo per difendersi.
Ecco alcune strategie per rispondere in modo più costruttivo:
- Fai domande con curiosità, non con sospetto
Invece di chiedere: “Perché hai mentito?”, prova con: “Mi racconti cos’è successo davvero?”
Un tono calmo e aperto invita il bambino a parlare, senza sentirsi sotto esame.
- Mostra che sei lì per capire, non per giudicare
Un bambino mente spesso quando ha paura di essere rimproverato o rifiutato. Mostrargli che può parlarti anche quando sbaglia lo aiuta a costruire fiducia. Prova a dire: “Capisco che forse avevi paura di dirmi la verità… ma io sono qui per aiutarti.”
- Spiega perché la verità è importante
Evita discorsi lunghi o morali astratte. Spiega con parole semplici che dire la verità rafforza il legame, anche quando è difficile. Potresti dire: “Quando mi dici la verità, io posso aiutarti meglio. E tu impari a fidarti di te stesso.”
- Sottolinea il coraggio, non solo l’errore
Se tuo figlio ammette una bugia, anche dopo averla negata, valorizza il gesto. Potresti rinforzarlo, dicendo: “Ti ringrazio per avermelo detto. So che non è stato facile, ma hai fatto una cosa importante.”
Ricorda: Dietro ogni bugia c’è sempre una ragione emotiva. Il tuo compito non è punire il comportamento, ma aiutare il bambino a sentirsi sicuro abbastanza da non doverlo più usare.
Come favorire la sincerità nei bambini
La sincerità non nasce dalla paura, ma dalla fiducia. Se vogliamo che i bambini imparino a dire la verità, dobbiamo prima creare un ambiente in cui si sentano accolti anche quando sbagliano: quando un bambino sa che può raccontare ciò che è successo senza essere giudicato o umiliato, sarà più incline ad aprirsi. La verità, soprattutto nei momenti difficili, richiede coraggio e il coraggio cresce solo in un clima emotivo sicuro.
Anche il nostro esempio conta più di mille parole: se promettiamo qualcosa e poi ce ne dimentichiamo o se diciamo “Non dirlo alla nonna” per convenienza, stiamo insegnando — anche senza volerlo — che la verità può essere flessibile. Mostrare coerenza e onestà, anche nei piccoli gesti quotidiani, aiuta i bambini a comprendere il valore della sincerità come scelta autentica, non come obbligo imposto.
Infine, è importante non premiare solo il “comportamento corretto”, ma anche il gesto di essere stati sinceri, soprattutto quando sarebbe stato più facile dire una bugia. Dire a un bambino: “Hai fatto bene a dirmelo, anche se sapevi che mi sarei dispiaciuto” lo aiuta a sentire che dire la verità non lo allontana, ma lo avvicina all’adulto. In questo modo, la sincerità diventa non solo un dovere, ma il giusto percorso da intraprendere perché possa vivere una vita piena di amore e rispetto.
Ristabilire la fiducia dopo una bugia
Quando scopri che tuo figlio ha mentito, è normale sentirsi feriti: provi un senso di rottura, come se qualcosa si fosse incrinato nel vostro rapporto. In questi momenti è importante ricordare che l’obiettivo non è “avere ragione”, ma ricostruire un ponte; è importante ricordare che le bugie nei bambini non sono un attacco personale, ma, spesso, una richiesta implicita di protezione, attenzione o spazio per essere sé stessi senza paura.
Puoi iniziare con parole semplici e vere, come: “Mi ha fatto male che tu non mi abbia detto la verità, ma possiamo parlarne insieme. Sono qui per aiutarti.” Questo tipo di messaggio non minimizza l’errore, ma apre la porta al dialogo. La fiducia non si impone: si ricostruisce con piccoli gesti coerenti nel tempo.
Ecco alcuni modi concreti per favorire questo processo:
- Accogli l’emozione prima del comportamento. Se intuisci che tuo figlio ha mentito per paura o vergogna, prova a nominare ciò che prova prima di giudicare ciò che ha fatto. Dire “Forse avevi paura di dirmelo” può aiutare più di “Non si dicono le bugie”.
- Sii disponibile, anche dopo una delusione. Mostrare che ci sei, anche quando sei arrabbiato o dispiaciuto, fa sentire il bambino al sicuro. La costanza dell’affetto è ciò che lo aiuterà, la prossima volta, a scegliere la strada della verità.
- Lascia spazio al confronto, non solo alla correzione. Chiedi: “Secondo te cosa possiamo fare la prossima volta per dirci le cose in modo diverso?”. Coinvolgerlo nella ricerca di soluzioni lo fa sentire parte attiva della relazione.
- Evita frasi che definiscono l’identità. Dire “Sei un bugiardo” non aiuta: etichetta, isola e allontana. È meglio dire: “Hai detto una bugia, ma possiamo capire insieme perché è successo”.
Ricostruire la fiducia richiede tempo, ma ogni parola gentile, ogni ascolto sincero, ogni reazione misurata, costituisce un tassello necessario al rafforzamento di una relazione, solida e accogliente, il cui fulcro è la sincerità.
FAQ – Le domande più frequenti dei genitori
Cosa faccio se mio figlio mente continuamente?
Osserva il contesto. Se le bugie sono frequenti e senza causa apparente, potresti considerare un supporto psicologico.
È normale che un bambino piccolo dica bugie?
Sì, tra i 3 e i 5 anni è una fase normale dello sviluppo cognitivo e immaginativo.
Devo punire mio figlio se mente?
Meglio di no. Le punizioni rischiano di aumentare la paura. Concentrati sul dialogo e sul perché della bugia.
Come posso incoraggiare la sincerità?
Crea uno spazio dove dire la verità non comporti paura o vergogna. Ascolta con empatia.
Hai notato che le bugie sono sempre più frequenti e ti chiedi se c’è un disagio più profondo?
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Le bugie nei bambini possono nascondere un disagio: con il supporto giusto, tuo figlio può imparare a comunicare in modo più sincero e sereno.
Le bugie nei bambini si possono affrontare: i nostri esperti sono in grado di aiutarti a promuovere sincerità e benessere con percorsi su misura, sia online che in presenza.

Autrice
Dott.ssa Adriana Pace
Dottoressa in tecniche psicologiche, Analista del comportamento, iscritta all’albo degli psicologi della Regione Abruzzo con il nr. 28