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La sindrome della donna maltrattata e il ciclo della violenza: Come riconoscerli e uscirne
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Cos'è la Sindrome della Donna Maltrattata? Definizione e Cause
Ogni anno, in occasione del 25 Novembre, si torna a parlare della violenza sulle donne e delle sue conseguenze.
Le donne, ma anche i figli che assistono o sono vittime della violenza in famiglia, riportano danni non solo fisici ma soprattutto psicologici che possono avere ripercussioni sulla loro vita a lungo termine. I media descrivono quali effetti ha la violenza perpetrata per molto tempo senza che la donna denunci il carnefice e dal 2006 l'Istat sta monitorando il fenomeno per fornire alle istituzioni i dati corretti al fine di creare delle campagne di sensibilizzazione riguardo al tema. Questo ha permesso di aumentare la percentuale di donne che denunciano episodi di violenza subita (dal 6,7% del 2006 all'11,8% del 2014) soprattutto perché si sta finalmente riconoscendo che la violenza da parte del partner o di un familiare è da considerare un reato (dal 14,3% del 2006 al 29,6% del 2014).
Il Ciclo della Violenza: Le Fasi che Intrappolano la Vittima
Ciò che invece i media raramente approfondiscono è il meccanismo che conduce una donna a diventare vittima di violenza e il motivo per cui è così difficile riuscire a riconoscere di farne parte e credere di non poterne uscire: si tratta del ciclo della violenza di cui ha parlato, sin dagli anni Settanta, Leonore Walker, quando ha studiato gli effetti della violenza domestica sulle vittime coniando la “Battered Woman Syndrome”, la “Sindrome della donna maltrattata”.
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Le due caratteristiche che la spirale della violenza possiede sono: la gradualità e l'intermittenza. La prima si riferisce al fatto che la violenza va aumentando man mano che i cicli si ripetono fino a giungere a forme di violenza che possono mettere in serio pericolo la vita della donna. L'intermittenza invece è la peculiarità di questo ciclo di non ripetersi in modo costante nel tempo: è possibile infatti che le varie fasi della spirale di violenza abbiano una durata diversa e che quella in cui non si manifestano episodi violenti (la cosiddetta “luna di miele”) duri anche per mesi prima che si ripercorra nuovamente il ciclo con l'acuirsi e l'esplosione della tensione accumulata. Vediamo nello specifico quali sono le fasi del ciclo della violenza.
Fase della Luna di Miele: Il Primo Inganno
Nella fase della luna di miele i due partner vivono in apparente serenità la loro relazione. L'apparenza è legata al fatto che laddove sorge un problema la donna si attiva subito per evitare che questo crei una discussione con il partner. Quindi mentre al di fuori sembra che il rapporto sia pacifico, in realtà le difficoltà quotidiane possono minare questa serenità: ma generalmente la donna cerca in questa prima fase di risolvere tali difficoltà o quantomeno di non portarle all'attenzione del partner per evitare l'insorgere di discussioni e quindi di tensioni.
La Tensione Crescente: Il Segnale d’Allarme
La fase che segue alla nascita di una situazione critica che la donna non riesce a gestire in autonomia, è l'aumentare delle tensioni nella coppia: si assiste già in questa fase a maltrattamenti, magari non di carattere fisico, ma psicologico in cui il partner tende ad accusare la vittima del problema o della sua incapacità di gestirlo e risolverlo. Nelle discussioni che ne seguono la donna prende posizione e questo atteggiamento viene interpretato dal partner come una perdita di controllo sul rapporto e quindi sulla donna. L'unico modo con cui l'uomo crede di poter ristabilire il controllo è agire: si sente giustificato dal comportamento della donna che diventa, agli occhi del partner violento, anche la causa della perdita di controllo su se stesso.
L’Esplosione della Violenza: Quando il Pericolo Diventa Reale
L'esplosione è la fase di violenza fisica dalla durata imprevedibile e intensità crescente. Sia all'interno del singolo episodio di violenza, sia quando il ciclo si chiude e si ripete si tende a perpetrare comportamenti sempre più violenti atti a ripristinare il controllo sulla donna e sul rapporto. È in questa fase che la donna tende a porre in essere dei meccanismi di coping che la portano a giustificare il comportamento del partner e quindi a non allontanarsi dal rapporto malato: la razionalizzazione con cui si giustifica la violenza altrui con una mancanza della donna o una sua incapacità, la minimizzazione quando si interpreta il comportamento violento come non così grave o, in casi estremi, la negazione dell'accaduto.
Il Falso Pentimento: Perché il Ciclo Continua
È la fase in cui l'uomo si mostra pentito e rammaricato per quanto accaduto, talvolta sembra che non riesca neppure a spiegarsi come abbia fatto a perdere il controllo: in realtà si tratta di un pentimento patologico poiché l'uomo si rende conto di aver ristabilito il controllo sulla donna e quindi anche il suo ideale equilibrio nel rapporto. Uno dei fattori che fa pendere l'ago della bilancia verso la tesi di un pentimento non reale è la tendenza a trovare delle giustificazioni del suo comportamento, che nella maggior parte dei casi tendono sempre a coinvolgere il partner aumentando il suo senso di colpa e la vergogna per la violenza subita. In questa fase le donne che decidono di denunciare, prendono consapevolezza del pericolo che questi comportamenti possano ripetersi e decidono di uscirne, tuttavia molte altre, anche in seguito alla promessa di un cambiamento da parte del partner, decidono di restare, convincendosi che non succederà più e che ciò che è accaduto non può minare l'unità familiare.
Il ritorno alla “luna di miele” in cui il partner violento dimostra il suo pentimento con gesti gentili e aiutando la donna. Si tratta della fase di latenza del ciclo che può durare molto tempo e persuadere la donna che si sia trattato solo di un evento isolato e che sia riuscita a cambiare il compagno. In questa fase il partner violento sta operando un vero e proprio “brain washing” (lavaggio di cervello) nei confronti della donna poiché manipola la percezione della realtà della donna a suo favore ed è in questa fase che la gratifica al fine di aumentare la dipendenza affettiva e quindi incrementare il suo potere nel rapporto.
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Gli Effetti della Violenza: Conseguenze Psicologiche e Fisiche
La violenza all'interno di una relazione è causa di una molteplicità di conseguenze sia sulle vittime dirette sia su chi vive nello stesso ambiente della vittima.
Disturbo da Stress Post-Traumatico e Trauma Psicologico
Se gli effetti fisici sono quasi sempre temporanei, quelli psicologici possono evolversi in una vera e propria forma di Disturbo da Stress Post Traumatico: nel 1979 Leonore Walker ha condensato la sua esperienza a contatto con le donne vittime di abusi e le sue ricerche nel campo della violenza domestica in un libro “The battered woman” in cui analizza quali meccanismi si generano a livello psicologico nella donna quando è vittima di una violenza costante nel tempo e cercare quindi di spiegare perché molte vittime non lasciano i loro carnefici.
In primo luogo va considerato il percorso che conduce alla sindrome che inizia con la rottura dell'ambiente sicuro a partire da una discussione o da una violenza lieve. La donna reagisce a questo cambiamento sviluppando forme di stress acuto che la portano poi a destabilizzarsi.
La ricerca di un nuovo equilibrio passa attraverso la gestione delle emozioni contrastanti: da un lato l'immagine ideale della relazione con il partner, dall'altro lo sgretolamento di questa aspettativa contro la realtà violenta.
Quando la donna decide di proteggere la relazione, nella convinzione di poter cambiare anche il partner, inizia a prendersi la responsabilità dei comportamenti del partner e a livello comportamentale si adatta sposando in toto le idee del partner. È in questo modo che la manipolazione diventa completa e il partner può avere il potere sulla vittima.
Perché è Così Difficile Lasciare una Relazione Tossica?
Le ragioni che portano una donna a non abbandonare una relazione violenta sono molteplici, tra tutte alcune sono state riconosciute come le più frequenti, grazie al racconto di chi è riuscito a uscirne e ha condiviso l'esperienza vissuta:
- dipendenza economica
- dipendenza affettiva
- difficoltà ad accedere ai servizi di aiuto o contattare le istituzioni
- isolamento provocato dal partner che mira a confondere e indebolire la donna plasmando la sua percezione della realtà
- timore di ritorsioni o di un aumento degli agiti violenti
- senso di vergogna per aver accettato e subito le violenze
- prospettiva di perdita e fallimento: la donna si percepisce come la responsabile della fine della relazione se lascia il partner e quindi permane per non ammettere il fallimento
- normalizzazione della violenza: spostando sempre più in alto il livello di tolleranza alla violenza
- polarizzazione dei bisogni del partner violento che porta la donna a perdere il suo punto di vista e condividere quello del partner
- introiezione della responsabilità della violenza: la donna idealizza il partner vedendo solo i suoi tratti positivi, prima negando e poi spostando su di sé la responsabilità per il comportamento violento subito.
Di fronte a un fenomeno che purtroppo continua a persistere nonostante gli sforzi che le istituzioni stanno mettendo in atto per diffondere una cultura della denuncia di queste violenze, la donna vittima può sviluppare diversi disturbi: oltre al Disturbo da Stress Post Traumatico che può divenire cronico richiedendo quindi un percorso psicoterapeutico lungo per affrontarlo, è possibile che si manifestino, anche a distanza di anni dall'esperienza, disturbi d'ansia, attacchi di panico, fobie, disturbi dell'umore, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi del sonno o del comportamento alimentare, esponendo la donna a possibili comportamenti autolesionistici, promiscuità sessuale, problemi sociali e relazionali (con conseguente allontanamento dalla famiglia di origine), conflitti al lavoro, incapacità di fornire adeguate cure ai figli.
Come Uscire da una Relazione Abusiva? Strategie e Risorse
Oltre agli strumenti messi a disposizione nei casi di emergenza per aiutare la donna a tutelarsi dalla violenza in atto, quali i numeri di soccorso psicologico e i rifugi che permettono alle donne di allontanarsi dall'ambiente domestico violento, la figura dello psicologo psicoterapeuta permette di affrontare, con i tempi e le modalità più idonee per ciascuna donna e per la situazione unica che ha vissuto, l'esperienza passata favorendo una tempestiva elaborazione del vissuto e la possibilità di prevenire l'insorgere di altri disturbi psicologici come sopra descritti.
Il segreto professionale e la comprensione della delicatezza della situazione, fa sì che il professionista in ambito psicologico sia una figura ideale a cui rivolgersi poiché è in grado di aprire uno spiraglio di luce anche laddove la realtà della vittima sia ancora nel buio completo.
Bibliografia:
- AA.VV., “La sindrome della donna maltrattata: comprendere e superare”, 2018, in Itmedbook.it (Sindrome della Donna Maltrattata: Comprendere e Superare (itmedbook.com) )
- Istat, “La misurazione della violenza contro le donne e delle disuguaglianze di genere”, 2023
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Affrontare la violenza subita non è facile, ma con il supporto di uno psicologo puoi ritrovare forza e serenità, online e in presenza.

Autrice
Dott.ssa Alice Garbin
Iscrizione albo: Albo A 26230 Lombardia
Psicologa criminologa e mediatrice familiare Airac