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Hikikomori: Capire e Affrontare il Fenomeno del Ritiro Sociale
- Psicologia e Territorio
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Un fenomeno che si sta sviluppando in modo preoccupante, acutizzato sicuramente dalla Pandemia per COVID-19 è il fenomeno dell’hikikomori. Uno studio condotto dal CNR (in particolare dall’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle Ricerche di Pisa) ha fatto emergere che ben 54 mila adolescenti in fascia d’età tra i 15 e i 19 anni ne soffrono, con un’incubazione delle cause del comportamento di auto-reclusione già nel periodo della scuola media. C'è chi non è uscito per un tempo che va da 1 a 6 mesi (l'8,2%), fino alle situazioni più gravi, con oltre 6 mesi di chiusura. Si può quindi stimare che vi siano circa tra i 50 e i 100mila hikikomori solo in Italia.
Che cos’è?
Con il termine giapponese hikikomori (derivante dal verbo hiku =tirare indietro e komoru =ritirarsi), si intende descrivere un fenomeno, emerso in Giappone già negli anni ’70, caratterizzato dal ritiro sociale, dall’isolamento e dal rifiuto totale di ogni forma di relazione. E’ un fenomeno complesso che non presenta una definizione condivisa e non è classificato come disturbo psichiatrico all’interno del DSM-V, ma può essere rappresentato come una sintomatologia che si esprime con vari disturbi collegati alle fasi evolutive dell’adolescente.
Quando si manifesta?
Il fenomeno del ritiro sociale, fortemente correlato all’abbandono scolastico, solitamente esordisce nella pre-adolescenza e nell’adolescenza poiché questa fase rappresenta un particolare momento di sviluppo dove l’individuo comincia a nutrire un sentimento di socialità (un sentimento opposto all’egocentrismo che invece caratterizzava l’infanzia) per orientarsi verso il rapporto con l’altro e con i pari, con i quali condividere idee, principi e ideali. Si può guardare al fenomeno secondo una prospettiva evolutiva: l’adolescente attraversa un processo di separazione/individuazione dai genitori che prima venivano idealizzati e ora invece sono messi in discussione, per dirigersi verso i nuovi “oggetti” che fungono da catalizzatori degli investimenti e traghettano il soggetto verso il mondo sociale, verso la nascita del proprio ruolo sociale. Ecco che allora lo sguardo dell’altro diventa centrante e in grado di ferire e sviluppare sensazioni di inadeguatezza e di minaccia al proprio Sé.
…Quello degli Hikikomori è una delle evenienze più drammatiche e spettacolari della nuova possibilità che ha il sentimento della vergogna di sedersi nella cabina di regia del processo di crescita di un adolescente…(Gustavo Pietropolli Charmet)
Come si manifesta?
In generale si parla di ritiro sociale primario e secondario: nel ritiro sociale primario si osservano vissuti di vergogna e di inferiorità, soprattutto rispetto ad un rapporto complesso con il proprio corpo dove basta un evento scatenante come ad esempio un giudizio negativo, il quale, se vissuto in modo fallimentare, comporta una fobia scolare che si espande poi anche in altri contesti. Nel ritiro sociale secondario invece i possibili sintomi esprimono una condizione psicopatologica che oscilla tra un quadro depressivo ad un esordio di tipo psicotico.
Solitamente il profilo tipico dell’adolescente ritirato è caratterizzato da:
- introversione con tendenza all’isolamento dal contesto sociale;
- comportamenti evitanti rispetto alla vita scolastica, amicale e sociale;
- stati d’ansia (attacchi di panico, eccessiva stanchezza, vergogna);
- inversione del ritmo sonno-veglia;
- peggioramento della qualità di vita;
- fobia dell’altro;
- pensieri paranoici;
Quali sono le possibili cause?
Le cause che favoriscono il ritiro sociale sono multifattoriali e riguardano aspetti sociali e familiari, ma anche aspetti caratteriali, come ad esempio l’introversione. Le cause favorenti sono:
- esperienza scolastica competitiva e non inclusiva;
- relazioni complesse con uno o più insegnanti;
- cultura familiare pressante e prestazionale;
- esperienze sociali eccessivamente mediate dai genitori;
- ridotte esperienze sportive, ricreative e di socializzazione con i coetanei;
- episodi di bullismo;
- difficoltà nel gestire il confronto con i coetanei e i compagni di classe;
Che ruolo gioca internet in questo fenomeno?
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, un’hikikomori che utilizza internet, sia esso in forma di videogioco o social network, desta meno preoccupazione rispetto ad un hikikomori che non lo utilizza, in quanto risulta essere la sua unica finestra nel mondo e con il mondo. La rete infatti va vista come un luogo vero e proprio, abitato dagli adolescenti che hanno la possibilità di socializzare senza correre troppi rischi per il Sè e che permette loro di evitare di provare il senso di vergogna. Internet quindi non è la causa di questo complesso fenomeno, ma un possibile, seppur fragile, legame con il mondo esterno.
Come si può risolvere?
Anche se il nostro scopo primario, come genitori o come professionisti, sarebbe quello di “stanare” il/la ritirato/a perché possa rientrare a scuola e ai ritmi di vita cosiddetti normali, il rientro a scuola non è l’obiettivo n° 1. Si può sicuramente cominciare sensibilizzando e coinvolgendo i genitori e tutti gli adulti significativi in questo percorso, senza creare false aspettative di una celere risoluzione: il percorso di guarigione infatti sarà un percorso molto lungo e a volte snervante. Un ulteriore passo importante sarà quello di creare rete con la scuola attraverso lo sviluppo di interventi specifici come la prevenzione al bullismo, la promozione di capacità cooperative, come anche forme di educazione degli insuccessi per favorire il potenziamento delle competenze sociali e di gestione delle inevitabili frustrazioni che si incontrano nel corso della vita.
Anche se l’istinto di un genitore che convive con un ritirato sociale è quello di proporre e attuare soluzioni forti, ad esempio costringendo il/la figlio/a ad andare a scuola, queste scelte potrebbero essere poco fruttuose se non addirittura peggiorative. Risolvere queste problematiche da soli non è possibile e spesso si rischia di esasperare la sintomatologia e creare ancora più chiusura. Diventa necessario creare un’alleanza con l’adolescente e la sua sintomatologia, favorendo una comprensione profonda, senza patologizzare ad ogni costo il suo malessere. È quindi di fondamentale importanza rivolgersi ad un professionista come uno/a Psicologo/a che, assieme ai genitori, comincerà un percorso di sostegno e cura, volto alla comprensione del malessere e della sua natura, per aiutarlo, pian piano, a recuperare le sue competenze, sicurezze e infine le sue relazioni.
BIBLIOGRAFIA
- Moretti, Sonia (2010) Hikikomori. La solitudine degli adolescenti giapponesi. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, IV (3). pp. 41-48. ISSN 1971-033X
- Pietropolli Charmet, Gustavo (2018) L’insostenibile bisogno di ammirazione. Tempi Nuovi, Editori Laterza
- Linee di indirizzo su ritiro sociale: prevenzione, rilevazione precoce ed attivazione di interventi di primo e secondo livello. Sociale.regione.emilia-romagna.it
- Lancini, Matteo (2023) Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta. Raffaello Cortina Editore

Autrice
Dott.ssa Paola Schizzarotto
Psicologa
Iscrizione albo: Veneto nr. 14619