Accudimento invertito: cos’è e quali sono le conseguenze
Accudimento invertito: cos’è e quali sono le conseguenze

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Accudimento invertito: cos’è e quali sono le conseguenze

Per accudimento invertito si intende la condizione in cui sono i figli a prendersi cura dei genitori. Si può manifestare in contesti familiari molto diversi tra loro, ma che hanno in comune il fatto che uno o entrambi i genitori sono percepiti dai figli come emotivamente non disponibili, assenti, sofferenti, fragili e bisognosi.

L’accudimento invertito non va confuso con l’attaccamento, i due concetti sono però strettamente interconnessi. La teoria dell’attaccamento di Bowlby definisce l’attaccamento come un legame che si sviluppa tra il bambino ed il caregiver. Tale legame è necessario per lo sviluppo emotivo, identitario e per la sopravvivenza del bambino. L’accudimento invertito sarebbe quindi un rovesciamento, un meccanismo che si attiva al posto di quello dell’attaccamento oppure, secondo alcuni studi, quando si verifica un attaccamento insicuro.

Quindi, se i genitori sono percepiti come particolarmente tristi, arrabbiati o impegnati e il figlio li percepisce come emotivamente non disponibili, avviene un rovesciamento di ruoli, in cui è il bambino ad assumere una posizione di accudimento nei loro confronti. Questo avviene come modalità di sopravvivenza del figlio che, per paura di perdere la relazione che per lui al momento è necessaria, si sente in dovere di assumere comportamenti iper-responsabilizzati e adultizzati.

Questo può verificarsi per motivazioni molto differenti. Spesso avviene in famiglie con forti conflitti interni, nei casi di separazioni molto conflittuali oppure quando un genitore è affetto da una grave malattia o da una grave dipendenza. Un’altra condizione in cui può svilupparsi tale dinamica è quando il caregiver soffre di un disturbo depressivo: il bambino si troverà nella condizione di dover gestire la forte tristezza del genitore, oppure impetuosi scoppi d’ira dei quali non riconosce l’origine. L’accudimento invertito è dunque una condizione complessa, che può essere innescata da situazioni familiari molto differenti tra loro.

Una particolare condizione familiare in cui può instaurarsi un meccanismo di accudimento invertito è quella della triangolazione genitoriale. La triangolazione è una dinamica che si instaura quando due genitori in conflitto cercano di guadagnarsi il sostegno del figlio. Questo può avvenire quando un genitore tende a mettere in cattiva luce l’altro agli occhi del figlio, per ottenerne il suo affetto e il suo sostegno, oppure quando viene utilizzato il figlio come “messaggero” tra i due genitori in conflitto. Il problema, quindi, non è la separazione della coppia, ma la gestione delle forti emozioni conseguenti alla stessa.

Quali sono le caratteristiche nei bambini?

La solitudine emotiva in cui si trova il bambino porta all’istaurarsi di un meccanismo per cui il genitore viene percepito come incapace di cavarsela da solo, egli imparerà quindi che deve “bastare a sé stesso” e che per meritarsi le attenzioni bramate deve aiutare il genitore.

I bambini adultizzati tendono ad essere molto responsabili e diligenti, verrebbero definiti i classici “bravi bambini”. Sono bambini che tendenzialmente possono essere scambiati per introversi, che cercano di creare meno problemi possibile, oppure che attivamente adottano dei comportamenti di aiuto nei confronti del genitore. Spesso ottengono molta approvazione sociale per il loro comportamento da “piccoli adulti”, ottenendo così un grande rinforzo esterno al loro comportamento.

Interrompere questo meccanismo è molto complesso per due motivi:

  • Si instaura un meccanismo di gratificazione: sentirsi necessario al genitore instaurerà una relazione privilegiata con lo stesso, che potrebbe sfociare in una relazione di dipendenza.
  • Disattendere al forte senso del dovere di aiutare il prossimo genererà un forte senso di colpa, unito alla forte paura di perdere la possibilità di essere amato e quindi abbandonato.

Quali sono le conseguenze in età adulta?

Imparare sin dall’infanzia a prestare molta attenzione ai vissuti emotivi altrui porta, di conseguenza, a negare i propri vissuti emotivi, per i quali non c’è sufficiente spazio di attenzione ed elaborazione.

In secondo luogo, imparare dall’esperienza che si è amati solo se si tiene un comportamento irreprensibile e accudente, instaurerà una forte tendenza all’autosacrificio. Di conseguenza, si stabilirà una idea di sé come non meritevole di amore incondizionato.

Nella vita adulta saranno persone molto diligenti ed affidabili per un occhio esterno, ma si sentiranno costantemente inadeguati e incapaci di provare emozioni profonde. In alcuni studi tale condizione viene definita come quella di adulti “senza infanzia”.

Quali sono le conseguenze nelle relazioni sociali e sentimentali?

Adulti che hanno sperimentato nell’infanzia la dinamica dell’accudimento invertito, nelle relazioni sociali sentiranno che ci si deve sacrificare per l’altro per essere amati, rinunciando ad una connessione autentica con le proprie emozioni, a causa del forte senso del dovere e di responsabilità.

Questo, unito alla bassa autostima sviluppata, porterà tali soggetti a legarsi più facilmente con persone bisognose ed emotivamente non disponibili, che alimenteranno il circolo vizioso di autosacrificio e accudimento.

L’impossibilità di creare legami sani sarà sostenuta quindi anche dal disequilibrio che si crea nelle relazioni sociali: tali soggetti saranno portati a reprimere le proprie emozioni, privilegiando quelle dell’altro, eviteranno i conflitti e svilupperanno forti emozioni di tristezza e rancore senza elaborarli. Tali schemi relazionali saranno sostenuti dal forte senso di colpa percepito se si disattende al dovere auto-imposto di prendersi cura del prossimo.

Infine, alcuni studi dimostrano una trasmissione intergenerazionale dell’accudimento invertito. Gli adulti che lo hanno sperimentato nell’infanzia, dunque, tenderebbero a facilitare tale dinamica con i propri figli.

Quali disturbi sono correlati?

Il perpetuarsi della dinamica di accudimento invertito porterà ad un calo dell’autostima e alla facilitazione dello sviluppo di disturbi d’ansia e disturbi depressivi.

Non essendoci stato nell’infanzia il tempo e lo spazio per imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni, la tristezza e la rabbia non correttamente percepite potrebbero manifestarsi tramite sintomi ansiosi.

La convinzione di doversi prendere cura degli altri potrebbe manifestarsi tramite un costante tentativo di controllo dei segnali sociali, unito a forte senso di colpa ed evitamento di possibili conflitti.

La convinzione di non essere abbastanza per essere amato, se non sacrificando sé stessi, porta ad un indelebile sensazione di solitudine ed angoscia nell’adulto, che vivrà con fatica le relazioni sociali, percependo di non poter essere mai “sé stesso”, altrimenti non sarà apprezzato e amato.

L’instaurarsi di relazioni sociali molto richiedenti faciliterà l’insorgenza di emozioni negative e lo sviluppo di sintomi depressivi.

Quali sono le possibili modalità di intervento?

Nel caso in cui uno o entrambi i genitori si rendano conto che si sta instaurando una dinamica di accudimento invertito, le modalità di intervento potrebbero essere molteplici.

A seconda della causa si potrebbe pensare ad una psicoterapia individuale o di coppia. Sicuramente sono molto indicati gli interventi di parent-training, in cui il focus sarà sostenere i genitori nella gestione delle proprie emozioni in relazione all’educazione del figlio.

Nel caso in cui un giovane adulto o un adulto abbia vissuto nell’infanzia l’instaurarsi della dinamica di accudimento invertito, sarà necessario un supporto psicologico oppure una psicoterapia, al fine di entrare in contatto con le proprie emozioni e facilitare l’interruzione dell’associazione tra amore e annullamento del sé.

In ogni caso si consiglia di contattare uno psicologo, il quale potrà effettuare una valutazione della situazione individuale tale da indicare il percorso più adeguato. Contattaci ora per una consulenza in studio o online.

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Dott.ssa Lorenza Napoleoni

Autrice

Dott.ssa Lorenza Napoleoni

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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