I Disturbi Specifici dell'Apprendimento sono deficit strumentali in diverse aree dell'apprendimento. I DSA rientrano nei BES cioè i Bisogni Educativi Speciali insieme alle disabilità fisiche e intellettive e agli svantaggi socioeconomici, linguistici e culturali.
Un'indagine effettuata dal MIUR nel 2019 ha confermato che i DSA sono in costante aumento: rispetto al 2010 in cui la percentuale di alunni con DSA certificati si attestava allo 0,7%, nell'anno scolastico 2017/2018 la percentuale è salita al 3,2% con un'incidenza maggiore nella scuola secondaria di I grado ma anche un rischio riconosciuto presso la scuola dell'infanzia dello 0,12%.
Questi dati dimostrano che, a partire dal riconoscimento anche da parte della legge (Lg 170/2010) dei DSA, la descrizione approfondita delle caratteristiche di ciascun disturbo da parte del DSM-V e dell'ICD-10 e la regolamentazione della diagnosi e del trattamento a livello scolastico ed extra-scolastico, la certificazione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento è oggetto di sempre maggiori richieste. Studenti che, prima di questa legge, venivano etichettati come svogliati e poco organizzati, dal 2010 vengono riconosciuti come portatori di un disturbo e quindi titolari di un diritto all'istruzione che sia il più possibile personalizzata e individualizzata al fine di sostenerli nel loro percorso di apprendimento.
I DSA sono stati suddivisi in 4 categorie dall'ICD-10 e in 3 categorie dal DSM-V: questo ultimo manuale ha riconosciuto il disturbo legato alla compromissione della lettura (codice 315.00), quello che riguarda l'espressione scritta come la disortografia (codice 315.2) e il disturbo specifico del calcolo (codice 315.01). Tuttavia la Consensus Conference dell'Istituto Superiore di Sanità nel 2011 ha consigliato di classificare i DSA secondo quanto riportato nell'ICD-10: accanto ai tre disturbi sopra descritti aggiunge anche il disturbo evolutivo espressivo della scrittura come la disgrafia nonostante non tutti i disturbi che rientrano in questo codice (F81.8) siano contemplati nella legge 170/2010 come DSA.
La dislessia
Il disturbo definito dislessia ovvero il disturbo specifico della lettura (F81.0) si manifesta con una difficoltà a imparare a leggere, in particolare nel decifrare i segni linguistici o nella rapidità e correttezza di lettura. La rapidità può essere facilmente misurata conteggiando il numero di sillabe lette al secondo, mentre la correttezza si definisce come il numero di errori commessi nella lettura di un brano. La particolarità della dislessia è che la velocità di lettura tende ad avere un andamento contrario rispetto a chi non ha questo disturbo: se i bambini senza DSA leggono sempre più velocemente man mano che si procede nel brano, per un “effetto riscaldamento” che li porta a compiere anche meno errori, i dislessici riducono la rapidità di lettura con l'aumento della lunghezza del brano e anche gli errori aumentano. Questo può essere spiegato dall'origine della dislessia, la quale si rende evidente quando i bambini imparano la lettura strumentale cioè non decodificano più i singoli segni ma automatizzano il processo divenendo quindi sempre più fluidi nella lettura. Questo automatismo non viene acquisito da chi è dislessico motivo per cui con brani corti la fatica di decodifica delle parole viene retta in modo migliore rispetto a brani più lunghi che quindi richiedono attenzione e concentrazione per un periodo di tempo maggiore. Gli errori più di frequente commessi sono relativi all'inversione di lettere all'interno della parola o di parole nella frase, omissioni di lettere o parole o aggiunta di lettere, parole o aggregati di lettere.
Durante la Consensus Conference del 2007 si è ipotizzata la possibilità di aggiungere al disturbo della decodifica anche un diverso disturbo della comprensione del testo scritto su cui però i relatori si sono riservati di compiere più approfondite ricerche.
L'età in cui si consiglia di valutare un'eventuale iter di valutazione è dai 7 anni cioè dal secondo anno di scuola primaria poiché corrisponde al momento in cui si è consolidata la capacità di leggere e quindi sono più evidenti eventuali carenze. Questo termine è da calibrare all'effettivo stato evolutivo del bambino rispettando quindi i suoi tempi di sviluppo.
La disortografia
Il disturbo specifico della compitazione (F81.1) si manifesta come una difficoltà accentuata a convertire i suoni delle parole in segni grafici. Quando il bambino deve scrivere sotto dettatura il processo che mette in atto prevede: ascolto delle parole, suddivisione di queste in sillabe corrispondenti a fonemi, conversione dei fonemi in grafemi e trascrizione degli stessi.
La difficoltà può presentarsi in varie fasi di questo processo poiché si riscontrano difficoltà sia nel comprendere se un fonema corrisponde a un determinato grafema sia nella memorizzazione di determinate regole ortografiche. Nel primo caso si fa riferimento a quelle lettere che possono avere suoni diversi a seconda delle parole in cui sono inserite, come la C di cane e quella di cibo, in questo caso il bambino fatica a riconoscere il grafema corrispondente o lo confonde con altri fonemi simili come C e G.
Nel secondo caso invece la difficoltà si manifesta nel trascrivere correttamente digrammi e trigrammi che, pur avendo suoni simili, si scrivono diversamente come le parole “cuoco” e “quadro”, in questo caso la memorizzazione delle regole ortografiche di base è carente.
Questo disturbo si manifesta anche quando viene richiesto al bambino di produrre un testo in autonomia e non sotto dettatura. Nonostante questo possa sembrare più semplice, perché non vi sono tempi da rispettare e conversione del fonema in grafema, in realtà gli errori ortografici sono numerosi anche in questa occasione: il bambino in questo caso deve infatti non solo ideare il testo ma anche trascriverlo rispettando le regole sintattiche e lessicali, ricordando le principali regole ortografiche come la punteggiatura e la lettera maiuscola e poi revisionare il testo scritto. Si consiglia di valutare l'eventuale presenza di disortografia a partire dal secondo anno della scuola primaria, ancora una volta al fine di permettere al bambino di apprendere completamente le regole della produzione scritta e quindi evidenziarne le carenze.
La discalculia
Il disturbo specifico delle abilità aritmetiche (F81.2) si manifesta con due difficoltà: quella relativa al riconoscimento dei numeri e delle quantità (intelligenza numerica) e quella riguardante le abilità di calcolo.
Nel primo caso il bambino commette errori nello scrivere i numeri che sente (scrive un numero diverso da quello sentito o pronunciato) oppure non riesce a dare una struttura corretta ai numeri: particolarmente frequente è confondere la posizione dello zero che altera il significato del numero scritto.
Nel secondo caso invece il bambino non apprende fatti aritmetici semplici, come le operazioni il cui risultato viene memorizzato (3+3, 2+3...) e non è più frutto di calcoli mentali. Accanto a questo vi sono difficoltà nell'apprendere delle procedure di calcolo (come fare le addizioni aggiungendo al numero più grande quello più piccolo e non il contrario) o nelle operazioni che prevedono incolonnamento. Anche l'incomprensione delle quantità inficia la capacità di svolgere operazioni elementari e quindi di affrontare anche problemi aritmetici più complessi.
L'attendibilità delle prove di valutazione può essere considerata solo a partire dal terzo anno della scuola primaria.
La disgrafia
Il disturbo evolutivo espressivo della scrittura (F81.8) consiste nella realizzazione non efficace del tratto grafico nell'ambito della scrittura: il bambino scrive in modo non leggibile cioè seppur possa scrivere correttamente dal punto di vista grammaticale, non si riesce la sua scrittura. La disgrafia riguarda non solo l'incapacità di realizzare correttamente le lettere e le parole ma anche una disorganizzazione dello spazio del foglio, senza rispetto dei margini ma anche una pressione sul foglio irregolare e un ritmo irregolare, con momenti in cui il bambino scrive velocemente e con numerosi errori e altri in cui la scrittura è molto lenta.
Questo tipo di disturbo risente spesso dello scarso allenamento al pregrafismo svolto durante la scuola dell'infanzia ed è quindi evidenziabile sin dal primo anno della scuola primaria.
Se si ha il sospetto che un bambino possa avere uno di questi disturbi il primo passo è sempre quello di parlare con la scuola per avere chiarimenti in merito e rivolgersi a uno psicologo qualificato. Psicologo di base può aiutarvi e indirizzarvi al servizio più utile al fine di effettuare la valutazione e ottenere l'eventuale certificazione utile per richiedere un aiuto in ambito scolastico.
Bibliografia e sitografia
- Fabbri C., Rossi V., Tironi C., Ventriglia L., Insegnare agli studenti con dsa. Didattica inclusiva dalla scuola dell'infanzia all'università., Erickson, 2020
- Stella G., Peroni M., I DSA nella pratica didattica. Difficoltà emergenti e strategie di intervento, Giuntiedu, 2023
- AA.VV., Raccomandazioni per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference, Milano 26/01/2007

