Il Training Autogeno
Il Training Autogeno

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Il Training Autogeno

Breve riassunto: Il Training Autogeno (TA) rappresenta una pratica di rilassamento psicofisico volta a familiarizzare con uno stato di completa distensione, coinvolgendo sia il corpo che la mente. Questo stato di distensione, che riguarda vari aspetti come i muscoli, l’apparato scheletrico, la percezione, l'ideazione, la cognizione, l'emozione, l'affettività e le relazioni, è finalizzato a prevenire, trattare e gestire le tensioni e può essere utile sia in ambito clinico che di prevenzione.

Il Training Autogeno (TA), sviluppato da Johannes Heinrich Schultz nel 1932, si configura come uno strumento psicologico che si basa sul concetto di "calma interiore profonda" con l'obiettivo di modificare sia le condizioni psichiche che somatiche di un individuo.

Tale “deconnessione globale dell’organismo” può essere ottenuta attraverso esercizi fisiologico-razionali, simili alle metodologie ipnotiche. La conseguente profonda tranquillità interiore che si viene a creare può diventare il punto di partenza per la formulazione di progetti specifici volti alla cura (Schultz, 1959).

Che cos’è il Training Autogeno?

L'allenamento al Training Autogeno consiste in esercizi di concentrazione psichica che coinvolgono diverse funzioni corporee influenzando positivamente il tono muscolare, la circolazione sanguigna, il battito cardiaco, la respirazione e il sistema neurovegetativo.

La pratica costante mira a ottenere modificazioni positive, promuovendo distensione neuromuscolare e un progressivo restringimento del campo della coscienza che permette, quindi, il raggiungimento del benessere psicosomatico.

Il termine “training” fa riferimento ad un allenamento, cioè a una preparazione metodica e graduale, mentre il termine "autogeno" sottolinea la generazione spontanea dello stato di calma nel soggetto che pratica l’allenamento.

Gli esercizi si differenziano dalle comuni pratiche ginniche, poiché si focalizzano sulla realizzazione di uno stato, appunto, autogeno, caratterizzato da passività assoluta, contemplazione ed esplorazione degli eventi interni. In un certo senso, il TA richiede "impegno" senza essere eccessivamente "impegnativo".

Come si struttura una sessione di Training Autogeno?

Pur essendo orientato al benessere, il Training Autogeno richiede un approccio serio e una preparazione rigorosa da parte di terapeuti, supervisori, pazienti e allievi. È importante tener presente che la pratica deve essere svolta in un ambiente confortevole e silenzioso, senza la presenza di luci intense. Ai soggetti viene consigliato di indossare un abbigliamento comodo in modo che, durante le sedute, ci si possa sentire totalmente a proprio agio.

Il primo passo per svolgere una sessione di TA consiste nell'acquisizione di una respirazione diaframmatica e profonda per indurre il rilassamento.

Successivamente l'individuo ripete mentalmente formule mirate a distendere specifiche parti del corpo e vengono messi in atto degli esercizi che si suddividono in due gruppi:

  • il ciclo inferiore, concentrato sul corpo (somatico),
  • il ciclo superiore, orientato alla mente (psichico).

La successione degli esercizi deve seguire un ordine graduale nella loro complessità partendo dal più semplice.

Gli esercizi del ciclo inferiore comprendono:

  • la pesantezza in cui si immaginano determinare parti del corpo diventare pesanti, espandendo, poi, gradualmente questa sensazione a tutto il corpo;
  • il calore che mira al rilassamento del sistema vascolare attraverso l’induzione immaginativa di calore su tutto il corpo;
  • il cuore in cui viene regolarizzata l'attività cardiaca consolidando lo stato di rilassamento;
  • il respiro in cui si favorisce una respirazione calma e regolare, avvicinandosi a quella che si ha durante il sonno;
  • il plesso solare in cui ci si concentra sull’omonima struttura nervosa situata al di sotto del diaframma, tra lo stomaco e la colonna vertebrale, favorendo una piacevole sensazione di calore e distensione che si estende a tutto l’addome;
  • la fronte fresca in cui si può avere una sensazione calmante attraverso la vasocostrizione della zona del capo.

Gli esercizi del ciclo superiore

Gli esercizi del ciclo superiore coinvolgono, invece, l'ascolto della psiche attraverso, per esempio, la visualizzazione di oggetti concreti e astratti e la realizzazione di esperienze simboliche più complesse.

I partecipanti, una volta ben allenati, possono aggiungere formule personalizzate, chiamate proponimenti, agli esercizi di base, per affrontare situazioni specifiche.

Al termine della sessione, è consigliabile praticare esercizi di risveglio e di recupero delle normali funzioni vitali. I partecipanti sono incoraggiati a prendersi il tempo necessario per svolgere questa fase, e spesso viene richiesto un breve feedback per esplorare le sensazioni fisiche e psichiche sperimentate durante gli esercizi.

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Applicazioni cliniche e non cliniche del Training Autogeno

In ambito clinico il Training Autogeno di Schultz può trovare applicazione nell'affrontare l'ansia e il disagio anche associati all'ospedalizzazione, alla depressione, allo stress scolastico, alla gestione del dolore e all'emicrania.

Attraverso il training autogeno, si innescano modifiche che portano alla regolarizzazione delle funzioni vitali e alla liberazione delle tensioni. È stata dimostrata l'efficacia del TA nel controllo dell'ansia, dello stress e di numerosi disturbi con manifestazioni psicosomatiche (Peirone & Gerardi, 2016).

Il Training Autogeno, in particolar modo nel contesto della medicina psicosomatica, trova applicazione nel trattamento di disturbi come la cefalea vasomotoria, la gastrite, le balbuzie, l’asma, e la tachicardia (Peirone & Gerardi, 2016).

Il TA si rivela efficace nel trattamento di disturbi d'ansia, sindromi depressive e specifici disturbi sessuali come vaginismo ed eiaculazione precoce, in associazione a trattamenti psicologici o psicoterapici che permettono di approfondire tematiche psichiche connesse ai sintomi di malessere. Tale pratica si mostra altresì benefica in caso di problemi legati all'insonnia e per tutte le manifestazioni dolorose acute, come l'emicrania, in cui l'aspetto psicosomatico assume un ruolo di rilievo.

L'intero ciclo di training autogeno risulta utile nella preparazione al sonno, poiché la pratica stessa indica un restringimento del campo di coscienza, concentrandosi su un elemento specifico e relegando gli altri in secondo piano.

L'applicazione del Training Autogeno, però, può estendersi anche oltre il contesto clinico, trovando impiego nello sport e nella gestione dello stress quotidiano.

La pratica regolare offre benefici a livello psicologico e somatico, contribuendo al recupero di energie e al miglioramento delle capacità cognitive.

In ambito sportivo, se utilizzato individualmente, rappresenta un valido aiuto nel contrastare l'ansia da prestazione, permettendo di liberare la tensione e ottenere un maggiore controllo sui fattori emotivi che potrebbero influenzare negativamente l'esito di una prestazione sportiva.

Il TA può favorire il rilassamento muscolare, riducendo il rischio di contratture e infortuni e, se praticato prima di una gara, contribuisce a mantenere una maggiore concentrazione durante l'evento stesso. Il Training Autogeno utilizzato in contesti di gruppo contribuisce anche al miglioramento del "clima di squadra", promuovendo armonia, superamento delle rivalità e degli antagonismi, e rinforzando il senso di appartenenza e coesione.

Ecco perché possiamo affermare che il Training Autogeno risulta essere una tecnica che integra mente e corpo orientata a realizzare e promuovere il benessere, costruita con una fondamentale facilità di esecuzione e di apprendimento sempre più adatta alle esigenze della civiltà contemporanea.

Esso può avvicinare ad una consapevolezza maggiore circa i propri stati emotivi e fisici anche se, a volte, risulta necessaria però una comprensione più approfondita e strutturata che può essere fornita da una consulenza psicologica.

Ecco perché è sempre consigliabile rivolgersi a psicologi e psicoterapeuti formati in questo ambito per poter risolvere eventuali dubbi e soprattutto per riuscire ad apprendere al meglio la tecnica, in modo da non commettere errori e vanificare l'efficacia.

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Bibliografia:

  • Bazzi T. & Giorda R., (1981). Il Training Autogeno: teoria e pratica. Città Nuova, Roma.
  • Hoffmann, B. (1980). Autogenic training manual. Astrolabe.
  • Peirone, L. & Gerardi, E. (2016). Il Training Autogeno: tecnica e metodo fra psicoterapia e psicologia della salute. Edizioni FerrariSinibaldi.
  • Schultz, J. H., & Luthe, W. (1959). Autogenic training: A psychophysiologic approach to psychotherapy.
  • https://www.stateofmind.it/training-autogeno/
Dott.ssa Giada Galluzzi

Autrice

Dott.ssa Giada Galluzzi

Psicologa iscritta all’albo A della regione Campania con il n. 11387

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