Per alcolismo si intende un qualsiasi rapporto problematico tra bevitore e alcol, che include l’intossicazione cronica, l’abuso e la dipendenza (Caretti – La Barbera, 2010, 197).

A causa della facilità con cui permette l’accesso a stati alterati dell’umore, l’alcol è da sempre la sostanza psicoattiva più ampiamente utilizzata in una vasta gamma di contesti.

Il consumo fuori controllo di alcol danneggia oltre misura, e spesso irreversibilmente, la sfera medica, personale, sociale e di altro genere dell’individuo. Non sono rare, infatti, tutte le problematiche inerenti ad aspetti legali ed economici che destano preoccupazione nella quasi totalità dei paesi del mondo, persino in quelli più sviluppati (Heather – Stockwell, 2004, 11).

Secondo uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità intitolato Global status report on alcohol and health 2018, il numero di vittime provocate dall’uso di alcol nel 2016 è di circa 3 milioni, ossia il 5,3% di tutti decessi e il 5,1% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o morte prematura riconducibili all’alcol. Più di tre quarti dei decessi ha colpito gli uomini (Ministero della Salute, 2023). 

Alcolismo: quali sono le cause da dipendenza da alcol

Per individuare le cause del bere “eccessivo” bisogna prima comprendere gli aspetti culturali e, quindi, il contesto di una visione generale in relazione a ciò che viene considerato un bere “normale” nell’ambito dell’intera popolazione: il confine tra il bere normale e il bere eccessivo non è così netto come ci si potrebbe aspettare e i bevitori normali così come i bevitori eccessivi posso incorrere in uno stato di bere problematico, poiché non è possibile operare una distinzione delle due condizioni esclusivamente sulla base delle quantità di alcol ingerite (Edwards – Marshall – Cook, 2000, 11).

Possiamo considerare l’alcolismo come un disturbo dalla genesi multifattoriale (biopsicosociale) caratterizzato dall’assunzione protratta (episodica o cronica) di bevande alcoliche, con presenza o meno di dipendenza, capace di provocare una sofferenza multidimensionale che si manifesta in maniera diversa da individuo a individuo.

Tuttavia, possono essere individuati diversi fattori eziologici, quali:

  • fattori biologici: si fa riferimento soprattutto ai fattori ereditari, metabolici, neurobiologici, neuropsicologici e ad altri fattori di tipo organico;
  • fattori psicologici: sono legati all’azione euforizzante-eccitante-disinibente, che contrasta possibili sentimenti depressivi, e all’azione ansiolitica-sedativa-rilassante dell’alcol (per alcuni la finestra dell’effetto eccitante è talmente ridotta che avvertono immediatamente, con una minima assunzione, un senso di stordimento e torpore. Al contrario, altri, anche con quantità minime, provano un’intensa attivazione, a volte con la comparsa di un’aggressività dirompente altrimenti sconosciuta (Galimberti, 2004 in Rigliano – Bignamini, 2009, 317);
  • fattori socio-culturali: determinate usanze e abitudini, particolari modelli culturali e di comportamento, accettati nella comunità, possono favorire lo sviluppo dell’alcolismo; le situazioni familiari disagevoli rappresentano altre possibili concause.

Nell’incontro con una sostanza esiste un movente, un’aspettativa, un desiderio sebbene ambiguo (timore-sfida-rischio) e una premeditazione o quantomeno una consapevolezza rispetto a un’azione precisa: quella dell’ingerire, somministrare un oggetto estraneo, concreto, che entra nel proprio corpo e dal quale si attendono determinati effetti (Bellio – Croce, 2014, 156).

Un incontro che rischia di ripetersi, riprodursi, amplificarsi con altri comportamenti di dipendenza. La condizione di dipendenza diventa allora un’azione organizzata e costitutiva nel tempo, dotata di senso, per raggiungere uno stato migliore o comunque diverso da sé (Rigliano – Croce, 2001 cit. in Bellio – Croce, 2014, 157).

L’evolversi della dipendenza è sostenuto principalmente dalla ricerca del piacere e dalla fuga dal dolore; inizialmente gli stati edonici forniscono un importante rinforzo positivo dato dagli effetti gratificanti della sostanza, mentre con il progressivo incremento degli stati astinenziali acquista rilevanza il rinforzo negativo (Bowen – Chawla – Marlatt, 2013, 8).

A seconda delle esigenze emotive dell’individuo è possibile ricercare diversi effetti nel consumo di alcol.

Generalmente, le persone cercano sensazioni di rilassatezza e di riduzione dei freni inibitori.

Questa ricerca si traduce in uso, a volte smodato, di alcol, definito binge drinking, con modalità mirate a raggiungere il prima possibile le sensazioni desiderate.

Gli effetti dipendono dalle quantità di alcol assunte e dalla quantità di alcol che viene immessa nel sangue e si distinguono in effetti acuti e cronici. Le quantità sono misurate in “unità alcoliche” (UA = circa 10 grammi), dove un’unità corrisponde ad un bicchiere di vino, un boccale medio di birra e un bicchierino di superalcolico.

Gli stati di ubriachezza più gravi, indotti dall’assunzione di molte UA, cioè tre o più per gli uomini e due o più per le donne, possono indurre cambiamenti di umore e del comportamento talmente intensi da rendere la persona aggressiva e pericolosa per sé e per gli altri. Assumendo più di 10 UA sopraggiungo danni gravissimi, fino ad arrivare alla morte (Quercia, 2014, 15).

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Quali sono i sintomi da alcolismo

Astinenza, tolleranza e craving, quindi l’insieme di sintomi comportamentali e fisici, rappresentano sono elementi basilari per riconoscere questo disturbo. Solitamente gli individui con disturbo da uso di alcol continuano a bere nonostante conoscano le conseguenze fisiche (es. svenimenti, malattie al fegato), psicologiche (es. depressione), sociali o interpersonali (es. liti violente con il proprio partner mentre si è intossicati, abusi sui figli).

Nei disturbi più gravi dipendenza da alcol, il cambiamento dei circuiti neurali persiste oltre la disintossicazione e i relativi effetti sul comportamento potrebbero tradursi in continue ricadute e craving intenso quando gli individui sono esposti a stimoli correlati alla sostanza (APA, 2013, 486).  

Per formulare una diagnosi accurata è necessario seguire ciò che il DSM-5 indica come i tipici modelli comportamentali patologici legati al bere:

Una modalità patologica d’uso della sostanza che porta a disagio o menomazione clinicamente significativi, come manifestato da almeno due delle seguenti condizioni, che si verificano in un qualunque momento entro un periodo di 12 mesi:

  1. L’alcol è spesso assunto in quantitativi maggiori o per un periodo più lungo di quanto fosse nelle intenzioni.
  2. Desiderio persistente o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso di alcol.
  3. Una gran parte del tempo è impiegata in attività necessarie a procurarsi l’alcol, bere o riprendersi dai suoi effetti.
  4. Craving, o forte desiderio o spinta all’uso di alcol.
  5. Uso ricorrente di alcol, che causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa.
  6. Uso continuato di alcol nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti dell’alcol.
  7. Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono abbandonate o ridotte a causa dell’uso di alcol.
  8. Uso ricorrente di alcol in situazioni nelle quali è fisicamente pericoloso.
  9. Uso continuato di alcol nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o acuito dall’alcol (per es. il soggetto continua a bere nonostante i dolori provocati da un’ulcera).
  10. Tolleranza come definita da ciascuno dei seguenti fattori:
  • bisogno di quantità marcatamente aumentate di alcol per ottenere l’ubriachezza o l’effetto desiderato;
  • marcata diminuzione dell’effetto con l’uso continuato della stessa quantità di alcol.
  1. Astinenza manifestata da ciascuno dei seguenti fattori:
  • la caratteristica sindrome da astinenza da alcol;
  • l’alcol (o una sostanza strettamente correlata, come una benzodiazepina) viene assunto per attenuare o evitare sintomi di astinenza (APA, 2013, 481).

Quali danni provoca l’alcol

Anche il “bevitore sociale” o “moderato” può contrarre patologie psico-fisiche correlate all’alcol o andare incontro a incidenti alla guida o sul lavoro. È bene precisare come l’inizio della dipendenza sia il più delle volte sociale e poi, percorrendo i vari gradi di rischio, si può sprofondare nella dipendenza a cui sono legati importanti danni sociali: incidenti automobilistici con danno a terzi, incidenti sul lavoro, violenze familiari e extrafamiliari, aggressioni, vita familiare alterata, perdita del lavoro, perdita di amicizie, problemi con la giustizia.

Peraltro, questi problemi sociali, in soggetti consumatori non abituali, possono anche subentrare ai livelli più bassi di consumo (Testino – Florio – Balbinot, 2016, 11).

Bere è una libera scelta che coinvolge l’individuo e la sua famiglia, ma è necessario essere consapevoli che rappresenta un potenziale danno per la propria salute e per quella degli altri.

Anche un singolo episodio di consumo, spesso erroneamente valutato come moderato può mettere a rischio la nostra salute e quella degli altri: quando siamo alla guida per intaccare e rallentare la capacità di reagire prontamente agli stimoli acustici, luminosi e spaziali bastano appena due bicchieri di una bevanda alcolica.

Alla luce di quanto appena detto e sulla base delle conoscenze attuali non possiamo affermare con certezza a quanto corrisponda una quantità sicura di alcol, d’altronde, sarebbe incauto da parte nostra raccomandare l’uso di una sostanza tossica in grado di generare dipendenza e stati di intossicazione (ubriachezza).

A tutela dell’individuo è più corretto parlare di quantità a basso rischio, proprio per rimarcare il fatto che a prescindere dalla quantità di alcol che si sceglie di ingerire non possiamo illuderci di non correre alcun pericolo (AICAT, 2015, 41).

Quali sono le patologie e i danni alcol-correlati

Negli ultimi anni la nosologia relativa alle patologie alcol-correlate si è notevolmente ampliata, per cui, oltre alle patologie relative all’apparato gastroenterico e del sistema nervoso centrale e periferico, risultano coinvolti altri sistemi, quali il cardiovascolare, l’endocrino-riproduttivo, talora in modo irreversibile. L’alcol è anche causa concomitante di alcuni tumori maligni, parzialmente alcol-attribuibili, come il tumore dell'oro-faringe, dell'esofago, del colon-retto, della laringe, del fegato e della mammella.

Inoltre, il consumo di alcol in gravidanza rappresenta una delle cause maggiori di ritardo mentale dei bambini nei paesi occidentali (Ministero della Salute, 2023).

Dal punto di vista psicologico, la comune tendenza ad assumere alcol come strategia di auto-medicazione, spesso fa in modo che chi è affetto da disturbi dell’umore o di personalità instauri un circolo vizioso nel quale stati negativi dell’umore (come rabbia, depressione, ansia, noia) danno il via ad un consumo esagerato.

È anche vero che l’alcol, danneggiando il sistema nervoso centrale, è in grado di cambiare radicalmente sia il normale tono dell’umore sia la personalità nella sua interezza, facendo aumentare, per esempio, stati depressivi, aggressività o intensificando il desiderio di inseguire la novità e ricorrendo, quindi, all’uso di sostanze sempre più frequentemente per accedere a stati alterati di coscienza.

Esistono casi in cui è difficile definire se il bere problematico sia la conseguenza o la causa dell’insorgenza di disturbi mentali; in realtà, sarebbe più corretto dire che tra i due fenomeni esiste una relazione vicendevole, nel quale l’uno influenza l’altro.

I cosiddetti danni indiretti (danni alcol-correlati) sono dovuti a comportamenti associati a stati di intossicazione acuta, come nel caso dei comportamenti sessuali a rischio, degli infortuni sul lavoro, degli episodi di violenza, della guida in stato di ebbrezza (gli incidenti stradali provocati dalla guida in stato d’ebbrezza hanno un peso preponderante nella mortalità giovanile).          


Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, oltre il 25% di essi avvengono sul percorso tra casa e lavoro e viceversa. Basta raggiungere un’alcolemia di 0.5 g/l per raddoppiare il rischio di subire un infortunio (Ministero della Salute, 2023).         

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Come trattare il disturbo da uso di alcol

Considerando la multifattorialità dell’abuso di alcool, tra cui l’alta correlazione con psicopatologie, risultano maggiormente efficaci interventi che prendono in considerazione più aree del singolo individuo.

Infatti, nel momento in cui si intraprende un percorso di astinenza, è compito del terapeuta individuare tutti i fattori che hanno contribuito al concretizzarsi di tale situazione, quindi, oltre ad interventi psicoterapeutici ed eventualmente psicofarmacologici risulta utile anche lo sviluppo delle abilità sociali, il rinforzo del senso di appartenenza alla comunità, la gestione del comportamento e la prevenzione della ricaduta (Brown cit. in Heather – Stockwell, 2004, 9).

Oltre ai fattori personali come l’autostima e l’autoefficacia, la dipendenza da alcol deriva anche dall’interazione tra la persona e l’ambiente in cui è immerso, ed è proprio su questo aspetto che il terapeuta dovrà porre maggiore attenzione, ad esempio, individuando quali sono le abitudini, le compagnie frequentate, gli aspetti legati allo stile di vita che inducono il paziente ad un bere eccessivo e alla ricaduta in modo tale da potervi porre rimedio con strategie personalizzate e adatte al caso specifico.