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Dipendenza da smartphone o Nomofobia: cos’è?
- Psicologia e Territorio
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Per alcune persone rimanere offline, uscire di casa senza smartphone, non avere la possibilità di connettersi o il solo pensiero di non potersi connettere alla rete innescano intensi stati di ansia, paura e agitazione. Questo fenomeno prende il nome di Nomofobia.
Cosa è la Nomofobia
“No mobile phobia” è l’acronimo da cui deriva il termine Nomofobia, il cui significato sta nella paura di non poter usare il proprio telefono e le sue incredibili capacità di connessione. Nel tempo della visibilità, della velocità e della dematerializzazione abbiamo instaurato un rapporto così simbiotico con questi strumenti da non riuscire a sopportarne la privazione.
Smartphone e digital device, con l’avanzamento tecnologico degli ultimi decenni, sono diventati oggetti di uso quotidiano, anzi, si potrebbe quasi dire che sono vitali per l’uomo moderno.
La comodità e versatilità che li contraddistingue li rende utilizzabili in qualsiasi momento e contesto, purtroppo però, tutto questo ha un costo elevato per chi ne usufruisce, ovvero, il rischio di generare una dipendenza.
La Nomofobia e la “dipendenza da smartphone” sono, ovviamente, concetti strettamente legati se non quasi sovrapponibili: il timore di rimanere disconnesso dalla rete o senza smartphone a tutti gli effetti il chiaro segnale che ci troviamo di fronte ad una dipendenza.
Dati sull’utilizzo di smartphone
La società internazionale “We are Social” ha pubblicato un report dal titolo “Digital 2022 Global Overview”, dal quale si può evincere che all’interno dell’attuale popolazione mondiale formata da 7.91 miliardi di persone:
- il 67,1% delle persone utilizza lo smartphonee accede regolarmente a internet;
- il 58,4% utilizza socialnetwork e con una crescita del 10% rispetto all’anno passato;
- mediamente il tempo trascorso online dalle persone è di circa 7 ore al giorno, ovvero il 40% del tempo in cui siamo svegli (tenendo conto delle 7-8 ore di sonno), di cui 2 ore e mezza vengono trascorse sui social;
- 1 persona su 4 si avvale dei social a lavoro;
- 1 persona su 3 ogni settimana fa la spesa online.
Da YouGov (ente governativo inglese) ci vengono forniti dati ancora più allarmanti, dai quali emerge che:
- il 60% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni, utilizza il telefono poco prima di andare a dormire;
- il 53% dei possessori di smartphone è solita manifestare stati d’ansiaquando rimane senza carica, senza credito o senza segnale.
Quali sono i sintomi della Nomofobia
Pur non rientrando nei manuali diagnostici come disturbo mentale, la Nomofobia viene inclusa all’interno delle cosiddette Fobie Specifiche, che il DSM-5 definisce come una paura irrazionale, persistente e fuori misura verso uno stimolo (situazione, luogo, oggetto, animale, ecc.) che non costituisce un reale pericolo per la vita, associata ad un insieme di reazioni somatiche e fisiologiche più o meno intensa.
D’altra parte, come già accennato, la Nomofobia e le Dipendenze comportamentali, intese come tutti quei comportamenti agiti compulsivamente dall’individuo, sono concetti interconnessi.
Il verificarsi di alcune condizioni necessarie ci permette di sapere se ci troviamo di fronte ad una dipendenza, e sono:
- essere continuamente coinvolto in un’attività o un comportamento, a dispetto delle conseguenze negative che comporta;
- fallimento dei tentativi volti a diminuire o a resistere dall’agire il comportamento problematico;
- compulsivitàdel comportamento;
- stato di agitazione o malesserenel momento in cui non è possibile accedere al comportamento problematico;
- sensazione di benesseredurante la messa in atto.
In assenza di specifici criteri per diagnosticare la Dipendenza da smartphone, riferendoci comunque ad una dipendenza comportamentale, possiamo affermare che i sintomi tipicamente riconducibili alla Nomofobia sono di diversa natura:
- Sintomi fisiologici
- tremori;
- aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria;
- sudorazione e agitazione.
- Sintomi psicologici:
- ansia;
- sociofobia (conseguenza della timidezza e dell’isolamento);
- paura;
- rabbia e irritabilità;
- Sintomi comportamentali:
- impossibilità di spegnere il telefono;
- controllare costantemente eventuali chiamate, messaggi o e-mail;
- caricare continuamente la batteria dello smartphone;
- portare il telefono ovunque si vada;
- controllare continuamente di avere il telefono con sé;
- evitare tutte quelle attività in cui il soggetto è, con buona probabilità, impossibilitato a usare il telefono o a connettersi a internet (https://www.istitutobeck.com/nomofobia).
Come possiamo vedere, v’è un’estrema similarità tra la sintomatologia nomofobica e quella appartenente ad altre Fobie Specifiche e ai disturbi d’ansia, infatti, alcuni disturbi come la Fobia sociale e il Disturbo da attacco di panico, possono presentarsi come Nomofobia e, viceversa, sintomi nomofobici possono sfociare in un attacco di panico e in un Disturbo da attacchi di panico.
Tale ambiguità spiega e giustifica la difficoltà nel diagnosticare con sicurezza la Nomofobia, nonostante ciò, esistono alcuni strumenti per la valutazione del grado di Nomofobia ed eventuali predisposizioni alla dipendenza da smartphone:
- Il Nomophobia Questionnaire – NMP-Q
- Il Questionnaire of Dependence of Mobile Phone/Test of Mobile Phone Dependence – QDMP/TMPD
Quali sono le cause della Nomofobia
Identificare i fattori che possono causare l’insorgenza e l’evoluzione della Nomofobia è un compito arduo, dal momento che la connessione a internet e l’uso del telefono sono diventati elementi costitutivi della nostra vita quotidiana, lavorativa, scolastica e sociale; pensare di farne a meno e di impedire l’utilizzo dei vari device sarebbe quindi impensabile.
D’altra parte, non tutti sviluppano una sintomatologia nomofobica.
Durante l’ultimo decennio, grandi sforzi sono stati compiuti nel tentativo di individuare quali fattori di rischio agiscono sull’insorgenza della Nomofobia. Con i dati attualmente a disposizione possiamo affermare quali tipi di fattori contribuiscono alla nascita di tale condizione; tra questi sono compresi:
- età: i giovani adulti risultano essere la popolazione più soggetta al rischio di sviluppo di una dipendenza da smartphone e di “Nomofobia”;
- genere: la Nomofobia tende a verificarsi più nelle donne, anche se non è ancora stata dimostrata una differenza di genere significativa;
- bassaautostima;
- scarsosenso di autoefficacia;
- elevati livelli di introversione;
- alta impulsività;
- immagine negativa di sé.
Se adottiamo una prospettiva bio-psico-sociale possiamo elencare altri fattori di rischio relativi alla predisposizione nei confronti di una dipendenza comportamentale e sono:
- genetici: in riferimento a una componente di ereditarietà o ad un’alterazione della produzione di neurotrasmettitori endogeni;
- psicologici: e temperamentali, come ad esempio difficoltà nella regolazione emotiva, scarsa tolleranza alla frustrazione e compresenza di altri disturbi mentali (ansia, depressione, PTSD);
- socio-ambientali: quali familiarità del disturbo, esposizione ad eventi traumatici e mancanza di supporto familiare.
Quali sono i danni della Nomofobia
Il crescente uso compulsivo e fuori misura dello smartphone e l’abbassamento significativo dell’età di utilizzo dello stesso è andato a definirsi evidentemente come un problema di salute pubblica.
Anche se, come detto in precedenza, v’è un’ambiguità di fondo nel distinguere quali siano i sintomi generati o, al contrario, generano la dipendenza da smartphone e della “Nomofobia”; grazie ai dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità sono riscontrabili una serie di conseguenze sia a livello psico-sociale sia fisico.
Tra le conseguenze psico-sociali troviamo:
- probabile presenza di disturbi d’ansia e disturbi depressivi: infatti, gli individui nomofobici solitamente utilizzano il telefono per evitare relazioni faccia a faccia, rinforzando e consolidando l’ansia sperimentata nei momenti in cui non possono usare il cellulare;
- elevati livelli di stresse tendenza all’isolamento: quando la persona riduce al minimo le interazioni dirette parliamo di “Sindrome da sovra-connessione”;inoltre, “tecno-stress” è il termine con cui si indica una condizione di disagio e di malessere, con impatti significativi sulla vita sociale e lavorativa della persona;
- presenza di specifici tratti di personalità quali l’estroversione;
- ideazione paranoide, psicosi e sintomi dissociativi.
Nelle problematiche di ordine fisico ci sono:
- problemi muscolo-scheletrici, quali ad esempio problemi al nervo cervicale, ai pollici, ai polsi, alle spalle, alla schiena, posturali in genere e la sindrome nota con il nome text neck o turtleneck (ad indicare la posizione curva dell’area cervicale);
- rischio per l’udito;
- rischio elettromagnetico;
- disturbi oculari: lacrimazione, affaticamento e diminuzione della vista;
- alterazioni del sonno: è stato rilevato come alti livelli di Nomofobia siano correlati con disturbo del sonno.
Nel passaggio dal classico cellulare allo smartphone (dove tastiere virtuali, strumenti e tool per lo scambio di messaggi, i cosiddetti messenger, rendono il typing/texting agevole e user-friendly), l’attività di texting, a causa della sua estrema facilità di interazione, ha generato un esponenziale incremento dei rischi legati all’uso eccessivo dei device per molte classi di età, soprattutto per le più giovani.
Molti di noi infatti hanno avuto a che fare con la complessità dell’invio di un messaggio con il cellulare tramite il sistema Short Message Service (SMS) mediante lo stesso compositore di chiamata; tale complessità unita al costo tariffario del messaggio limitava l’utilizzo del cellulare nella cosiddetta attività di texting, ma non solo.
Come se non fosse abbastanza, un ulteriore elemento di rischio è l’opprimente ingiunzione alla visibilità che la società odierna pone sull’individuo, il quale per esistere e poter ricoprire un ruolo nella vita degli altri, si vede costretto a mostrare ciò che possiede e l’immagine che lui stesso ha creato tramite i social come fosse il personaggio di un videogioco, e ciò oggi, nelle società del consumo e del consumo di sé, significa che non si tratta soltanto di fare sfoggio di beni materiali: diventato visibile nella sua sfera privata, l’individuo deve soprattutto svelare il proprio spazio interiore poiché anch’esso è bene di consumo e fonte di intrattenimento per gli altri utenti.
Come ridurre dipendenza da telefonino
Esistono diverse strategie per ridurre i comportamenti disfunzionali in relazione all’utilizzo degli smartphone. Un buon modo per cominciare a contrastare la dipendenza è, per esempio, quello di fissare degli orari in cui poter controllare il proprio smartphone, invece di farlo ogni volta che ne sentiamo l’impulso, magari impostando una sveglia ogni 10 minuti, poi ogni 20, poi ogni mezz’ora e così via.
Un ulteriore passo è quello di lasciare lo smartphone in un’altra stanza nel momento in cui andiamo a dormire; modificare la scala di colori del display da blu/rosso a grigio, inoltre, disincentiva significativamente gli utenti all’uso dei propri dispositivi, visto che la colorazione più accesa spinge in maniera inconscia a controllare continuamente il cellulare e le notifiche.
Esistono anche app in grado di monitorare il tempo passato online così da averne un dettagliato resoconto, come “Quality Time”, che permettono di utilizzare lo strumento di monitoraggio gratuitamente e su diversi sistemi operativi per evitare di rimanere ipnotizzati dai contenuti in rete e sprecare più tempo del necessario.
In ambito più specificatamente terapeutico si può ricorrere, per esempio, a percorsi di psicoterapia grazie ai quali la persona acquisirà consapevolezza di tutti quei processi psicologici che innescano il comportamento compulsivo.
Una volta individuati tali pensieri, questi ultimi saranno poi discussi, resi riconoscibili, compresi e suscettibili a un’eventuale modifica.
Giunti a questa fase si adottano delle tecniche comportamentali, come quelle sopra citate, al fine di soppiantare le azioni compulsive con dei comportamenti alternativi più costruttivi e funzionali che faciliteranno la persona nella gestione della dipendenza da smartphone e la Nomofobia.
Laddove i pazienti presentino quadri psicopatologici particolarmente compromessi si ricorre alla farmacoterapia: in questi casi vengono prescritti ansiolitici e benzodiazepine, impiegati proprio nella cura dei disturbi d’ansia.

Autore
Dott. Federico Balla
Psicologo
Iscrizione albo: Lazio nr. 28695
Psicologo clinico, psicoterapeuta in formazione