L’evoluzione dei servizi di salute mentale
L’evoluzione dei servizi di salute mentale

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L’evoluzione dei servizi di salute mentale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948 definisce la salute mentale come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”, dove per benessere s’intende “un buon livello di soddisfazione dei bisogni, insieme a una buona qualità di vita” (Piccione, Di Cesare, 2018).

Salute e benessere intesi quindi come condizioni a cui le persone tendono nella continua ricerca di equilibrio tra l’accettazione del proprio stato individuale e le perturbazioni della vita di ogni giorno.

Il sistema italiano di gestione della salute mentale

Storicamente l’Italia ha attraversato tre periodi nei sistemi di gestione della salute mentale:

  • il periodo manicomiale;
  • il periodo manicomiale attenuato;
  • il periodo territoriale.

Si tratta di tre passi importanti nel percorso di trasformazione dall’internamento alla cura, che cominciò agli inizi del Novecento con la legge 36 emanata dal Governo Giolitti per regolamentare il manicomio come luogo di trattamento dei disturbi mentali, passando poi per l’attuazione della nota “Legge Basaglia” del 1978, la cui innovazione più importante fu la riforma psichiatrica che portò alla dismissione dei manicomi e al periodo territoriale. Quest’ultimo periodo fu caratterizzato dal piano obiettivo del triennio del 1994-1996 che chiarì come i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) avrebbero sostituito i manicomi, e il successivo piano obiettivo del 1998-2000 che ampliò le funzioni dei DSM introducendo anche la prevenzione dei disturbi mentali.

Le leggi sopra citate testimoniano un sistema di gestione della salute mentale all’avanguardia che mette al centro l’uomo per fare in modo che non sia più il cittadino ad essere rinchiuso in luoghi alienati dalla società, ma che siano i luoghi della città a popolarsi di servizi diversificati in rete tra loro per la gestione, prevenzione e trattamento della sofferenza mentale, lasciando la persona al centro della sua vita, nella sua casa, in contatto con il suo lavoro, le sue relazioni, i suoi affetti.

Sofferenza, disagio e disturbo mentale

Quando lo stato di equilibro che contraddistingue il benessere percepito da ognuno di noi viene perturbato, si avverte una sensazione di sofferenza che può manifestarsi con:

  • frustrazione;
  • tensione;
  • insonnia;
  • ansia;
  • aggressività.

Si tratta di segnali che, se ascoltati, possono aiutarci a ripristinare il nostro stato di benessere, ma se vengono ignorati possono raggiungere livelli che si scostano dalla loro funzione esistenziale e che possono sfociare in una condizione di malessere.

Quando lo stato di malessere persiste nel tempo, può cristallizzarsi in espressioni di disagio mentale, che bloccandoci ci impediscono di assolvere ai compiti evolutivi che ci troviamo ad affrontare nel corso della nostra esistenza.

A sua volta il disagio mentale può convertirsi in disturbo mentale nel momento in cui non riusciamo più a gestire la sofferenza che ci troviamo ad affrontare.

In questo caso, come il dolore fisico, tale condizione è capace di alterare:

  • il nostro funzionamento mentale, come per esempio il ritmo sonno/veglia;
  • il comportamento.

Queste alterazioni possono indicare una sofferenza non più esistenziale e quindi funzionale all’evoluzione della persona; ma una condizione clinica manifestabile con:

  • fobie ed ossessioni;
  • attacchi di panico;
  • allucinazioni e deliri.

Conoscersi per prendersi cura di sé

Come il nostro sistema immunitario impara e si modifica nel corso della nostra esistenza, così anche la nostra risposta psichica agli eventi non è sempre uguale e può passare dall’essere sufficientemente adeguata per garantirci la percezione di uno stato di benessere, a farci sperimentare situazioni di disagio o addirittura di disturbo della nostra quotidianità.

La diversa risposta del nostro funzionamento mentale può dipendere da:

  • le difficoltà incontrate;
  • i conflitti in cui siamo coinvolti;
  • le frustrazioni.

Per affrontare tutto questo ricorriamo implicitamente ai fattori che abbiamo immagazzinato dentro di noi nel corso della nostra esistenza e che possono dotarci di protezioni oppure di limiti e rigidità nel momento in cui ci troviamo ad affrontare una situazione di difficoltà, conflitto o frustrazione.

Le protezioni di cui possiamo dotarci prendono il nome di fattori di protezione, rappresentano gli “anticorpi” di cui è dotata la nostra psiche e possono essere:

  • le capacità individuali come il coping, che è la capacità di affrontare una difficoltà;
  • la possibilità di far riferimento almeno su una persona;
  • avere una rete sociale di aiuto su cui poter contare.

Contrariamente ai fattori protettivi, i fattori di rischio agiscono sulla nostra psiche aumentando la probabilità che possa verificarsi una condizione di disagio o disturbo, tra essi possiamo ricordare i principali tra cui:

  • i momenti critici del ciclo vitale come l’adolescenza o il periodo del pensionamento;
  • eventi stressanti di particolare rilievo come il matrimonio o un licenziamento.

A chi rivolgersi per curare la sofferenza psichica e mentale

La sofferenza psichica è difficile da sopportare ma, a causa dei gravi pregiudizi da cui è ancora circondata, la richiesta di aiuto e consiglio può essere frenata dalla vergogna e dalla paura per lo stigma legato tutt’oggi alla sofferenza mentale, per cui chi ne soffre tende ad essere allontanato e rifiutato dalla comunità.

Le vie più comune percorse dalle persone in cerca di una risposta alla propria sofferenza sono:

  • provare a farcela da soli;
  • rivolgersi a persone autorevoli che già sono in contatto con loro, come autorità religiose o scolastiche;
  • consultare il medico di base;
  • recarsi presso centri o specialisti della salute mentale.

Nell’ambito della salute mentale quando si parla di cura s’intende un intervento volto non al concetto di guarigione, ma al concetto di recovery che, avendo come focus i bisogni della persona, lavora sui motivi che hanno portato alla sofferenza, per promuovere un processo di cambiamento dei propri obiettivi, ruoli, atteggiamenti e valori al fine di riuscire a trovare un posizionamento che permetta nuove forme di equilibro per sperimentare un ritrovato stato di benessere, attraverso il superamento di sofferenze, disagi e disturbi mentali.

Lavorare per ottenere un cambiamento capace di alleviare la sofferenza significa concordare un intervento personalizzato basato sulle necessità di quella specifica persona attraverso diversi strumenti che possono essere tra loro complementari:

  • il colloquio, che è alla base di ogni progetto;
  • il lavoro con la famiglia;
  • il lavoro con i gruppi, per esempio con i gruppi di utenti.

Ad oggi il cittadino che sente la necessità di un supporto in un momento di sofferenza, disagio o disturbo può rivolgersi sia al servizio sanitario nazionale attraverso il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) per intraprendere percorsi diagnostici, terapeutici, riabilitativi e di prevenzione per la promozione della salute mentale.

Le strutture che afferiscono ai DSM sono:

  • i Centri di Salute Mentale (CSM) per attività ambulatoriali e domiciliari;
  • i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), che sono i presidi psichiatrici ospedalieri del DSM dove si opera in regime di ricovero;
  • le strutture semiresidenziali e residenziali che svolgono attività terapeutico-riabilitative e il cui lavoro completa e unisce quello del CSM con l’eventuale attività degli SPDC.

Questi servizi includono consulenze psicologiche, psicoterapia, supporto farmacologico, e servizi di riabilitazione psicosociale per migliorare le capacità e l'autonomia delle persone affette da disturbi mentali, al fine di offrire al cittadino una presa in carico completa basata sul lavoro di equipe multidisciplinari.

Negli ultimi decenni la spesa pubblica destinata ai servizi di salute in generale, e in particolare alla salute mentale è stata ridotta da numerosi tagli finanziari, per cui si tende ad accorpare i servizi territoriali e a ridurre il personale.

In risposta a questa carenza il territorio nazionale si è arricchito dell’offerta privata spesso convenzionata o sovvenzionata dal pubblico, per esempio attraverso l’erogazione di bonus come il bonus psicologo. Il cittadino può così aver accesso ai professionisti operanti nel settore privato beneficando di tariffe vantaggiose e godendo di un servizio caratterizzato da ridotte tempistiche e da soluzioni che riescono a soddisfare i bisogni delle persone che vi si rivolgono.

Dott. Alfredo Malaspina

Autrice

Dott.ssa Alessia Meloni

Psicologa

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