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Aumento della resilienza della popolazione emiliana: le potenzialità dell’intervento della Psicologia dell’Emergenza
- Psicologia e Territorio
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Il mese di Maggio dell’anno 2023 ha messo a dura prova le condizioni e la qualità di vita della popolazione dell’Emilia Romagna. Il maltempo che ha caratterizzato il clima dell’Italia centro-settentrionale ha provocato diversi eventi catastrofici, tra cui l’alluvione del 18 maggio che ha portato alla morte 14 persone e più di 10.000 sfollati. In un momento nel quale i vissuti emotivi della comunità emiliana sono caratterizzati da percezioni d’impotenza, terrore, incertezza, perdita di speranza, è fondamentale istituire nel più breve tempo possibile interventi psicosociali volti ad evitare la cronicizzazione di tali vissuti, per evitare in seguito lo sviluppo di psicopatologie come il disturbo post-traumatico da stress.
Gli eventi di vita catastrofici e le conseguenze sulla salute psico-fisica.
Che gli eventi di vita e le esperienze vissute da una persona abbiano un impatto sulla salute in termini di ben-essere, è oramai un fatto riconosciuto dalla comunità scientifica. Si è quindi cercato di comprendere l’entità delle conseguenze sulla salute dei diversi eventi di vita vissuti dalle persone, sia positivi che negativi. Tra gli eventi di vita negativi, o per meglio dire catastrofici, i disastri naturali sono tra i più imprevedibili, nonostante siano molti gli sforzi dei diversi enti di prevenzione che studiano ed analizzano l’andamento dei fenomeni naturali e le loro conseguenze. In effetti i “disastri naturali” sono le conseguenze di fenomeni naturali particolarmente violenti, come terremoti, inondazioni, alluvioni ect. Il fenomeno in sé, essendo naturale, non è determinato dall’uomo ma spesso l’entità del disastro dipende anche dalla capacità della popolazione di risollevarsi dopo l’evento.
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto i disastri naturali come eventi traumatici che colpiscono intere comunità di persone e generano importanti scompensi e disequilibri psicosociali. Fenomeni come le alluvioni vengono quindi identificate come esperienze traumatiche che possono determinare importanti difficoltà psico-emotive, sia individuali che collettive. Le persone possono infatti mostrare sia resilienza di fronte a tali esperienze oppure sviluppare sia sintomi che disturbi psicopatologici come la depressione o il disturbo post-traumatico da stress.
Cosa è il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS)
Alcune ricerche mostrano come la sintomatologia più diffusa, tra il primo e il secondo anno dopo un disastro naturale, sia quella post-traumatica in una popolazione che varia dal 5% al 60%. Il DPTS è descritto dal Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM V), come un insieme di sintomi ansiosi, depressivi e dissociativi che insorgono a seguito di un improvviso trauma psichico, ovvero dopo un vissuto di pericolo imminente con sentimenti d’impotenza, paura ed orrore. L’insorgenza sintomatica dipende da due fattori:
- l’evento traumatico, ovvero l’esperienza vissuta viene percepita come se mettesse a repentaglio la sopravvivenza;
- le caratteristiche individuale di resilienza, ovvero le capacità delle singole persone e della collettività di affrontare, elaborare, superare il trauma.
La Psicologia dell’Emergenza ed i suoi interventi.
La Psicologia dell’Emergenza è una branca della psicologia clinica che indaga il comportamento umano a seguito di eventi catastrofici, come i disastri naturali. Il suo intervento è strettamente connesso alla Psicotraumatologia ed alla Psicologia di Comunità, proprio perché gli effetti dei disastri naturali ricadono su tutta la collettività. Considerando ciò, negli ultimi decenni la Psicologia dell’Emergenza si è occupata delle diverse definizioni e classificazioni degli interventi psicosociali da mettere in atto per incrementarne l’ideazione e la progettazione, garantendo così un miglioramento del benessere percepito nelle persone coinvolte nella catastrofe.
Al tal proposito, vengono riconosciute due tipologie di vittime delle catastrofi:
- vittime dirette, ovvero tutte le persone che hanno subito l’evento, per cui le conseguenze dello stesso hanno un impatto diretto sulla vita di queste persone in termini economici, lavorativi e personali. In questo caso l’intervento in psicologia dell’emergenza ha come prima finalità il ripristino dell’equilibrio psichico normalmente sconvolto dal disastro. Difficoltà psico-emotive e sintomi comportamentali di disagio sono considerate una naturale conseguenza dell’evento traumatico, nel momento in cui la persona ha la percezione di un vissuto di minaccia dell’esistenza. L’obiettivo è dunque volto a garantire sostegno psicologico ed evitare la cronicizzazione di queste difficoltà.
- vittime indirette, ovvero tutti gli operatori ed i volontari che sul posto sono impegnati a prestare soccorso. Venendo infatti a contatto con le conseguenze traumatiche delle catastrofi, è fondamentale che i soccorritori possiedano strategie utili al fronteggiamento delle molteplici situazioni di rischio. Diversamente potrebbero avere la possibilità di sviluppare difficoltà simili a quelle vissute dalla popolazione colpita dall’evento. Gli interventi messi in atto hanno quindi come finalità il potenziamento delle competenze di autoregolazione emotiva e del comportamento.
Andando invece ad analizzare i diversi modelli d’intervento psicosociale il Primo Aiuto Psicologico è l’intervento primario, messo in atto entro quindici giorni dall’evento catastrofico. La finalità dell’intervento è l’empowerment delle strategie di coping adattive all’evento catastrofico, affinché le persone coinvolte possano sostenere le conseguenti difficoltà psico-fisiche ed emotive. Nello specifico prevede diverse azioni che hanno l’obiettivo di garantire un sostegno emotivo, materiale ed informativo, attraverso la soddisfazione di bisogni concreti quali:
- contatto ed aggancio, che risponde alla necessità dei sopravvissuti di rimanere uniti ed in contatto relazionale;
- sicurezza e protezione, che risponde al bisogno di fornire comfort fisico ed emotivo.
- stabilizzazione emotiva, che risponde alla necessità che le reazioni acute di distress, provate dalle persone, rientrino
- raccolta di informazioni e valutazione, utile a migliorare e personalizzare le informazioni e gli interventi
- informazioni sul coping, utile a formare sulle strategie di gestione dello stress adattive
- collegamento con i supporti sociali, utile per creare reti che mettano in relazioni i sopravvissuti ai servizi disponibili.
È all’interno delle azioni che garantiscono la stabilizzazione emotiva che rientrano gli interventi di defusing e di debrifing, proposta dal modello d’intervento denominato Critical Incident Stress Managment (CISM) e Critical Incident Stress Debriefing (CISD). Sono interventi immediati, da attuare entro i primi giorni dall’evento traumatico. In particolare il Defusing prevede la creazione di piccoli gruppi di discussione aspecifici entro le 12h dall’evento. La discussione è basata sulla rievocazione percettiva dell’evento utilizzando il canale sensitivo, per cui si narra di ciò che si è visto, udito,etc.
Per quanto riguarda invece il Debriefing, l’intervento prevede una creazione e la discussione, entro le prime 48h, all’interno di un gruppo maggiormente strutturato. La narrazione diventa un modo attraverso cui viene gestita la reazione emotiva attraverso il contatto sociale del gruppo. Essendo più strutturata, la narrazione prevede analisi della relazione tra il livello cognitivo ed emotivo della sofferenza psicologica, affinché il livello emotivo possa diventare pensabile attraverso l’attribuzione di un significato.
Le potenzialità dell’intervento della Psicologia dell’Emergenza in Emilia-Romagna.
In merito alla catastrofe dell’alluvione del 19 di maggio avvenuta in Emilia-Romagna, fin da subito l’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna si è attivato, seguendo il modello proposto dalle linee guida della legge 8 marzo 2017 n. 24. Dalle notizie più recenti, sono 123 professionisti psicologi dell’emergenza impegnati a garantire il supporto sul territorio, all’interno dei centri di accoglienza preposti ed autorizzati dalla Protezione Civile. Sono stati organizzati sportelli d’ascolto, sia telefonici che in presenza, rivolti non solo a chi ha subito un lutto o la perdita dell’abitazione, ma per la collettività intera che si trova ad affrontare il trauma dell’alluvione. Tempestivi sono stati i servizi di supporto psicologico attivati dal sistema sanitario regionale, grazie anche alla collaborazione della Croce Rossa Italiana e di diverse associazioni di Psicologia dell’Emergenza come Psicologi per i Popoli OdV, SIPEM SOS ER, ed EMDR Italia. È auspicabile che questa collaborazione perduri e si strutturi in interventi sempre più mirati ad assicurare il giusto supporto alla popolazione emiliana. L’empowement della persona ed il superamento delle difficoltà psico-emotive a seguito del trauma, fanno infatti parte di quel processo di resilienza personale che può essere incrementato nel momento in cui, oltre alla resistenza alle avversità, si avvia un processo trasformativo per cui i professionisti dell’emergenza possono fungere da sostegno al processo di cambiamento.
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Sitografia

Autrice
Dott.ssa Chiara Grillo
Psicologa Clinica
Iscrizione albo: Lazio nr. 28305