
Psicologo di Base®: Primo colloquio gratuito e i successivi 3 a 40€ ciascuno
Depressione: entro il 2030 sarà la malattia cronica più diffusa al mondo
- Psicologia e Territorio
- Visite: 2478
La depressione, prima considerata come un male esistenziale connesso alla perdita della gioia di vivere, adesso si configura più come una “patologia dell’azione”, intesa come perdita di iniziativa in un contesto dove il “fare e l’agire” costituiscono i valori dominanti. I modelli sociali odierni incitano all’azione, al lavoro, alla velocità e al massimo rendimento che diventa indice del valore dell’individuo.
Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione diventerà entro il 2030 la patologia cronica maggiormente diffusa nel mondo, più del cancro, delle malattie cardiache e dell’Alzheimer. Per comprendere la grande diffusione di tale disturbo, si può riflettere sui dati registrati dall’OMS tra il 2005 e il 2015, riscontrando un’incidenza del 18%.
A livello globale, si stima che oltre 300 milioni di persone soffrano di depressione, pari al 4,4% della popolazione mondiale (OMS, 2017), in media 3,8 uomini e 6,9 donne ogni 100 persone (dati ISTAT, 2018).
Covid-19: un aumento dei malati di depressione
La pandemia, considerata una condizione catastrofica legata al trauma, ha determinato nella popolazione una sensazione di instabilità e incertezza. A ciò si è aggiunto l’isolamento, nonché le dinamiche del lutto e della perdita dei propri cari, causando la comparsa di fattori di vulnerabilità individuali.
In Italia è già stato rilevato, mediante uno studio preliminare su 18.000 persone, un aumento di Disturbi depressivi, ansia e stress dovuti all’epidemia di Covid-19.
L’OMS (2022) ha confermato tali ipotesi mediante un documento scientifico nel quale afferma che “nel primo anno della pandemia di Covid-19 la prevalenza globale di ansia e depressione è aumentata del 25%”.
La solitudine, la paura dell’infezione, la sofferenza, la paura della morte per i propri cari e per sé stessi, il lutto non elaborato e le preoccupazioni finanziarie sono stati tutti citati come fattori di stress che portano all’ansia e in particolar modo alla depressione, aumentando notevolmente l’incidenza di tale fenomeno.
Tra gli operatori sanitari l’esaurimento è stato uno dei principali fattori scatenanti del pensiero suicida, spingendo il 90% dei paesi intervistati a includere la salute mentale e il supporto psicosociale nei loro piani di risposta al Covid-19.
Cosa si intende con il termine “depressione”?
Con il termine “Depressione” si fa riferimento ad un Disturbo dell’umore, caratterizzato da anedonia, angoscia, tristezza, assenza di motivazione e ricorrenti pensieri negativi verso sé stessi ed il proprio futuro.
È bene precisare come attualmente si parli di “Disturbi depressivi”, considerando tale patologia secondo una visione dimensionale, a partire dall’infanzia per arrivare all’adulto, fino all’anziano.
Nel dettaglio, si distinguono due sottocategorie principali:
- Disturbo depressivo maggiore/episodio depressivo, che coinvolge sintomi come umore depresso, perdita di interesse e divertimento, nonché diminuzione dell'energia. A seconda del numero e della gravità dei sintomi, un episodio depressivo può essere classificato come lieve, moderato o grave;
- Distimia, ovvero una forma persistente o cronica di depressione lieve. I sintomi della distimia sono simili all'episodio depressivo, ma tendono ad essere meno intensi e durano più a lungo.
In sintesi, in tutte le varie forme si riscontra la presenza di umore melanconico, sensazioni di vuoto e irritabilità, accompagnati da cambiamenti somatici e cognitivi che influenzano in modo significativo la capacità di funzionamento dell’individuo; differiscono invece per durata, tempismo o presunta eziologia (DSM V, 2013).
Quali sono le cause della depressione?
Nonostante le cause siano molteplici e diverse da persona a persona, le ricerche scientifiche mettono in luce tre fattori di rischio principali coinvolti nei Disturbi depressivi:
- Cause psicologiche: caratterizzate dalle esperienze e i comportamenti appresi nel corso della propria storia di vita (per esempio, la ruminazione mentale). Nel dettaglio, alcuni eventi stressanti, tra i quali malattie fisiche, separazioni, fallimenti economici, licenziamenti, lutti o cambiamenti importanti, possono essere vissuti dal soggetto come delle perdite irreversibili, irreparabili e totali.
- Cause biologiche (Torta, 2008): date da una predisposizione genetica, comprendono l’ipotesi aminergica, ormonale, immunologica e neurotrofica. Per esempio, alterazioni nella regolazione dei neurotrasmettitori quali noradrenalina e serotonina, alterando la trasmissione degli impulsi nervosi, possono incidere sull’iniziativa del soggetto, sul sonno, sul rimuginio e nelle interazioni con gli altri.
- Cause genetiche e fisiologiche: ad essere ereditata geneticamente è la predisposizione a sviluppare il disturbo e non il disturbo vero e proprio. A tal proposito, i familiari di primo grado di individui con episodio depressivo hanno un rischio di sviluppare tale patologia da due a quattro volte maggiore rispetto alla popolazione generale.
Come riconoscere la depressione
Il disturbo depressivo può manifestarsi in diversi modi, pertanto appare utile raggruppare i sintomi in aree distinte che riguardano la sfera emotiva, cognitiva, comportamentale e fisica dell’individuo.
Nel dettaglio, a livello emotivo, vi si riscontra melanconia, tanto da indurre ad umore e pensieri ricorrentemente negativi. Si associa angoscia, disperazione, insoddisfazione, senso di vuoto e impotenza.
Sembra che vi sia un vero e proprio dolore di vivere connesso ad una perdita di speranza;
- tra i sintomi cognitivi, invece, emerge una ridotta capacità di concentrarsi o prendere anche piccole decisioni, distraibilità e difficoltà di memoria. Una tendenza molto forte a incolparsi, svalutarsi, criticare sé stessi, nonché ricorrenti e automatici pensieri catastrofici. Le ruminazioni su piccoli errori passati sono all’ordine del giorno e gli eventi quotidiani neutri o banali vengono interpretati come prova di difetti o mancanze personali;
- dal punto di vista comportamentale, il soggetto può mostrare un aumento o una perdita di appetito e peso. Infatti, se alcuni individui con depressione maggiore riferiscono di doversi sforzare di mangiare, altri mostrano di cercare conforto nel cibo, mangiando di più e desiderando fortemente alimenti particolari (per esempio, dolci o altri carboidrati). Inoltre, sono molto frequenti mancanza di desiderio sessuale, fatica, perdita di energie, nonché problemi di insonnia/ipersonnia. In aggiunta, può manifestarsi un marcato rallentamento motorio rilevabile nella lentezza dell’eloquio, dei pensieri e dei movimenti del corpo o, al contrario, un’evidente agitazione in cui vi è l’incapacità di stare seduti, passeggiare avanti e indietro, stropicciarsi le mani, tirarsi o sfregarsi la pelle, i vestiti o altri oggetti.
- i sintomi fisici, invece, si differenziano per mal di testa, palpitazioni o tachicardia, oltre che dolori addominali, ai muscoli, alle ossa e alle articolazioni. Le persone possono percepire la sensazione di avere la testa confusa o vuota. Talvolta si può riscontrare stipsi o dissenteria (IPSICO, 2018).
Che impatto ha la depressione sulla vita dell’individuo?
A tal punto, è chiaro come i Disturbi depressivi possano ripercuotersi notevolmente sulla vita quotidiana degli individui, nonché sulla loro sfera relazionale, lavorativa o scolastica.
Nel dettaglio, la depressione, insieme all’ansia, rappresenta un’importante limitazione nello svolgimento delle attività quotidiane per un quarto degli adulti di 18-65 anni che ne soffrono. Il 57,7% dichiara una minore resa nelle attività e il 57,4% riferisce un calo di concentrazione.
Le persone affette da depressione presentano difficoltà a curare il proprio aspetto, a mangiare e dormire in modo regolare, arrivando, in alcuni casi, al ritiro sociale o al suicidio.
Infine, la letteratura ha mostrato una correlazione tra i Disturbi depressivi e le patologie somatiche, associando un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari in soggetti depressi (American Heart Association, 2014).
Come si cura la depressione?
L’OMS, che ha dedicato a questo tema il World Health Day 2017, ritiene che nel mondo meno della metà delle persone colpite riceve un trattamento adeguato. In alcuni paesi questa percentuale raggiunge il 10%.
È bene sottolineare che, poiché si tratta di una malattia in evoluzione, non esiste una terapia unica, ma appare importante intervenire tempestivamente, prima che i sintomi si cronicizzino. Risulta necessario, pertanto, attuare un intervento dimensionale e personalizzato mediante un équipe multidisciplinare, che veda incluso lo psichiatra sul fronte farmacologico; lo psicologo, nella valutazione della psicoterapia; l’educatore nella riattivazione e riabilitazione della persona per riacquisire un funzionamento individuale e sociale.
In particolare, lo scopo della psicoterapia è quello di trattare a livello psicologico diversi aspetti connessi alla depressione, da quelli meno osservabili e inconsci, a quelli più consapevoli, come il contenuto dei propri pensieri o la gestione delle problematiche specifiche del singolo individuo.
Tale supporto aiuta il paziente a modificare gli stili di pensiero e di comportamento negativi che possono contribuire alla malattia ed incoraggia il soggetto nella comprensione e nell’elaborazione delle relazioni personali problematiche che possono aggravare o sviluppare la depressione.
Inoltre, diventa centrale il tema della cura di sé, della gestione del tempo libero e delle attività quotidiane, in particolare quelle piacevoli: dedicarsi ad uno sport, ad una vecchia passione o alla frequentazione di contesti di socializzazione può aiutare a migliorare il tono dell’umore e a combattere i Disturbi depressivi.

Autrice
Silvia Daniele
Dottoressa in Scienze e Tecniche Psicologiche - Laureanda in Psicologia Clinica