Affidamento condiviso: dalla crisi di coppia alla genitorialità ritrovata
Affidamento condiviso: dalla crisi di coppia alla genitorialità ritrovata

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Affidamento condiviso: dalla crisi di coppia alla genitorialità ritrovata

L’affidamento condiviso è materia di dibattito pubblico in molti ambiti diversi, lavorativi e no tanto che in psicologia spesso parliamo di tre case e un figlio.

Stando alle ricerche dell’ISTAT (Istituto nazionale di statistica, 2021), dal 1970 ad oggi i casi di separazione e di divorzio sono in aumento; negli ultimi decenni si sono inoltre verificati numerosi cambiamenti sociali, culturali e giuridici che hanno sollecitato la creazione di diverse organizzazioni familiari (Associazione internazionale mediatori sistemici, 2018).

Un esempio di nuovo assetto familiare, creatosi dalla fine di un matrimonio e da una continuità genitoriale da parte di entrambi i coniugi, è rappresentato dall’affido condiviso dei figli con alternanza dei genitori.

Cos’è l’affidamento con collocamento invariato

L’affidamento con collocamento invariato, detto anche «affido condiviso dei figli con alternanza dei genitori», è un accordo con cui i coniugi separati stabiliscono che sono i figli a rimanere nella stessa casa, cioè quella dove sono cresciuti (la “casa familiare”), mentre a spostarsi e cambiare periodicamente abitazione sono i genitori (Mari, 2017).

Uno degli obiettivi da voler raggiungere mediante questo tipo di organizzazione è quello di permettere a ciascun genitore di avere un rapporto continuativo ed equilibrato con i figli: ciò è di notevole importanza poiché garantisce pari dignità ai coniugi e la condivisone delle responsabilità genitoriali. Tale tipologia di affido prevede, infatti, che i genitori debbano adottare congiuntamente le scelte principali in merito alla crescita dei figli, come quelle riguardanti la scuola, la sanità e la religione (Pirelli, 2013).

Per quanto concerne i figli, invece, uno dei vantaggi che questo tipo di affidamento può apportare loro è il mantenimento delle abitudini e delle certezze che questi hanno sviluppato all’interno e attorno alla casa familiare (Cassano et al., 2018).

Per un accordo di questo tipo occorrono però due condizioni:

  1. Che i genitori siano molto collaborativi e poco conflittuali;
  2. Che gli ex-coniugi abbiano un altro posto dove stare quando non sono con i figli.

In merito alla prima condizione è fondamentale che i genitori siano collaborativi non soltanto nella gestione dei figli ma anche nella gestione della casa familiare: se ciò non accade è possibile che si vengano a creare ulteriori litigi tra i genitori di cui i figli ne restano vittime (Intra, 2017).

Cosa ne rimane della famiglia post-separazione o post-divorzio?

Trattandosi di un assetto familiare poco diffuso, ad oggi non ci sono ancora studi longitudinali in grado di spiegare quali possano essere effettivamente le conseguenze che il collocamento invariato ha sui figli e sui genitori.

Al di là di ciò, è importante vedere le famiglie non solo per come si collocano nello spazio ma anche per come si sviluppano i legami tra i familiari. Anche se i genitori non vivono più sotto lo stesso tetto, è fondamentale ricordare che i bambini continuano a percepire l’esistenza di una famiglia mediante i legami che creano e che riescono a immaginare.

Per tale ragione, che si decida di optare per il collocamento invariato o per un altro tipo di affidamento, è fondamentale assicurarsi che i figli continuino - salvo determinate eccezioni - a frequentare entrambi i genitori e che non vengano esposti ai conflitti tra i due coniugi. Queste, infatti, sono le condizioni che la letteratura ha indicato come ideali per far sì che il bambino abbia meno probabilità di sviluppare problemi di condotta o di carattere psicosociale (e.g. Maccoby et al., 1990; McIntosh, 2009, citato in Berman & Daneback, 2020, p. 7).

I bisogni dei genitori e dei figli sono di uguale importanza

Trasformazioni familiari come la separazione e il divorzio mettono in dubbio l’identità delle persone, il loro senso di appartenenza e alcune loro certezze: ciò può far vivere a tutti i membri della famiglia una forte angoscia che va trattata e contenuta.

Assieme all’angoscia, è possibile che i genitori vengano pervasi da un senso di colpa e che si sentano debitori nei confronti dei figli, per via del grande cambiamento familiare che questi ultimi si vedono costretti a vivere. 

È necessario qui ribadire che tali sensazioni ed emozioni non vanno sottovalutate e ignorate poiché potrebbero determinare scelte sbagliate, oltre che causare del disagio psicologico e fisico. Un genitore con un forte senso di colpa nei confronti del figlio potrebbe - per esempio - accettare un affidamento con collocamento invariato pensando sia la scelta migliore per il bambino, pur sapendo che ciò comporterebbe numerose limitazioni e disagi per il genitore stesso. Pertanto occorre ricordare che è importante considerare i bisogni dei genitori, oltre che quelli dei figli. 

Bibliografia

  • Cassano, G., Corder, P., & Grimaldi, I. (2018). L'alienazione parentale nelle aule giudiziarie. Maggioli Editore.

Sitografia

Claudia Nardella

Autrice

Claudia Nardella

Laureanda magistrale in Psicologia Clinica

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