La ricerca della perfezione fisica ed estetica risuona come un perno della società di oggi, navigando sui social infatti ci si imbatte in visi e corpi da lineamenti scolpiti e pelle liscia che sembra non conoscere i segni del tempo.
Spesso questi artifici sono dati da ritocchi estetici mirati, o dall’uso massiccio di filtri, e quell’immagine corporea costruita inizia inevitabilmente a confrontarsi col riflesso naturale che vediamo nello specchio, che ci appare sempre più distante e imperfetto rispetto all’immagine desiderabile di noi stessi.
Ti capita di guardarti allo specchio e notare aspetti fisici che vorresti migliorare o cambiare? Vorresti che la tua immagine rispecchiasse quella dei filtri che usi su applicazioni o social?
Oggi è sempre più comune fare riflessioni di questo tipo, così come è in crescita il numero di persone che ricorrono a dei professionisti per fare dei ritocchi estetici.
Non devi sentirti a disagio per questo, il desiderio di piacersi, sentirsi a proprio agio nella propria pelle è un’aspirazione profondamente umana e comprensibile. In questo articolo vedremo però come questo bisogno portato all’estremo con il ricorso frequente ai ritocchi estetici può trasformarsi in un circolo vizioso per appagare un utopico raggiungimento della perfezione.
La dott.ssa Primi ci aiuterà a esplorare le radici psicologiche di questo meccanismo, quali sono i segnali d’allarme, le conseguenze e le strategie utili per abbracciare con equilibrio e con amore la propria immagine corporea.
Perché la ricerca della perfezione porta ai ritocchi estetici continui
La logica che si cela dietro al meccanismo di un apparente miglioramento infinito è quella del sollievo momentaneo che si prova subito dopo aver effettuato un ritocco estetico.
Il ricorso ad interventi più o meno invasivi di natura estetica diventa la soluzione ripetuta (e il più delle volte solo provvisoria) a un disagio che ha radici più profonde. L’uso di filtri in primo luogo e successivamente il ricorso a dei ritocchi, riduce spesso solo momentaneamente la sensazione di difetto perché il continuo confronto sociale (reale e virtuale) e standard estetici sempre più stringenti creano facilmente nuovo disagio rispetto la propria immagine e il conseguente bisogno di ulteriori ritocchi estetici.
Ti capita di chiederti:
- Perché non riesco a smettere di fare dei ritocchi estetici?
- Perché ogni volta ho come la sensazione che non sia abbastanza?
Vediamo concretamente come s’innesca questo processo con un esempio.
La prima fase è quella dell’insoddisfazione, spesso nata dal confronto con gli standard estetici elevati e irrealistici presenti su media e social. Si decide di fare un ritocco (ad esempio, un filler labbra).
Subito dopo il ritocco, si prova un momento di soddisfazione o sollievo. Arrivano i rinforzi sociali (i like, i complimenti) che validano la scelta e creano un rinforzo positivo: "grazie ai ritocchi estetici, ricevo maggiore approvazione". Questa soddisfazione, però, è breve. L'effetto estetico svanisce o, l'attenzione si sposta su un altro aspetto fisico, e compare un nuovo difetto percepito (per esempio “le labbra sono ok, ma ora le rughe attorno agli occhi sono più evidenti”). L’attenzione si iperfocalizza così su un nuovo particolare, spinto da standard estetici crescenti. Il loop continua e per sedare l'ansia causata dal nuovo "difetto", si pianifica dunque il ritocco successivo.
Il ciclo continua a ripetersi creando un circolo vizioso di sollievo temporaneo → nuova insoddisfazione → nuovo ritocco.
Un dinamismo che alimenta la ricerca senza fine della perfezione estetica.
Le radici psicologiche della dipendenza da ritocchi estetici
La scelta di fare un ritocco estetico non nasce quasi mai da un mero desiderio legato alla propria apparenza, spesso affonda le sue radici in meccanismi psicologici profondi che riguardano la propria autostima, il modo in cui ci vediamo, percepiamo il giudizio degli altri, l’impatto dei social e anche al possibile ruolo del dismorfismo corporeo.
Riflettere sull’origine più intima di questa scelta diventa determinante per prevenire e disinnescare meccanismi di dipendenza legati ai ritocchi estetici e anche per approcciarsi a questo tipo di pratiche con maggior consapevolezza.
Indagare sul tuo personale perché, con introspezione personale o con l’aiuto di un professionista come lo psicologo, è un gesto d’amore che può aiutarti a migliorare considerevolmente il rapporto con la tua immagine corporea.
Il ruolo dell’autostima e dell’immagine corporea
La propria autostima ha un ruolo centrale in quella che è la percezione che abbiamo di noi stessi. Non riguarda solo come ci vediamo esteriormente, ma quanto sentiamo di valere indipendentemente dall’aspetto fisico. Per questo quando l’autostima è fragile, ogni piccolo difetto fisico (e non) può essere ulteriormente enfatizzato e diventare enorme. Il ritocco quindi può trasformarsi in una scorciatoia per “riparare” l’immagine di sé.
Cambiare l’esterno però non è sufficiente se intimamente si resta insicuri.
Pensi che lavorare sull’autostima potrebbe aiutarti ma non sai come fare?
Potresti iniziare nutrendo quotidianamente la tua autostima con un esercizio semplice. Ogni giorno prova a elencare tre qualità non estetiche che ti rappresentano (come umorismo, generosità, talenti ecc...). È un modo utile non solo per spostare l’attenzione dal corpo all’essenza, ma anche per iniziare a riconoscere il tuo valore, la tua unicità e il contributo irripetibile che puoi offrire al mondo senza sofferti alla sola presenza fisica e ai suoi possibili difetti e soprattutto senza la necessità di una approvazione esterna che sancisca il tuo valore.
Perfezionismo e paura del giudizio sociale
La tendenza al perfezionismo e il timore verso il giudizio sociale costituiscono un altro nodo cruciale nella scelta di sottoporsi in maniera frequente a ritocchi estetici.
Coloro che tendono al perfezionismo hanno spesso degli standard irrealistici, anche in relazione alla propria parvenza fisica, accompagnati di frequente ad un dialogo interiore giudicante ed estremamente critico. Si tratta di automatismi perfezionistici costruiti su:
- Pensiero “tutto o niente”: o il corpo è perfetto o è sbagliato, non c'è spazio per le sfumature e per la "buona imperfezione";
- Iperfocalizzazione sui difetti: l'attenzione è puntata ossessivamente su un dettaglio (una ruga, la forma del naso) che, nella realtà, è spesso appena percettibile, ignorando invece tutte le qualità fisiche e non fisiche positive o apprezzate;
- Evitamento del giudizio sociale: Il ritocco diventa uno strumento per prevenire la critica. Correggendo il difetto prima che gli altri lo notino, si cerca di evitare il giudizio e di sentirsi al sicuro.
Ti riconosci in alcuni di questi automatismi?
Non sentirti sbagliato o intrappolato, la consapevolezza è il primo vero passo utile per iniziare a rompere certi schemi radicati anche da lungo tempo, in un percorso che puoi fare anche sostenuto da un terapeuta.
Disturbo dismorfico corporeo e insoddisfazione cronica
In alcuni casi, l'insoddisfazione cronica per il proprio aspetto fisico potrebbe avere delle cause riconducibili al disturbo dismorfico corporeo. Si tratta di una condizione psicologica in cui l’attenzione è focalizzata su difetti fisici minimi o immaginari, con forti conseguenze sulla vita quotidiana.
Dei comportamenti ricorrenti in questi casi potrebbero essere:
- Controllare ossessivamente la propria immagine allo specchio;
- Evitare foto o incontri sociali a causa di presunti difetti fisici;
- Sentirti mai davvero soddisfatto della propria immagine.
Se la percezione che hai di te stesso dal punto di vista fisico sta impattando in maniera negativa sul tuo benessere e sul tuo stile di vita o se ti ritrovi in alcuni di questi comportamenti prova a parlarne con un professionista.
Ricorda che un articolo come questo ha scopo meramente divulgativo e non può sostituirsi al consulto e alla valutazione di uno psicologo. Chiedere il parere diretto di un esperto è un gesto di amore e tutela verso te stesso, non di debolezza.
L’impatto dei social media e del confronto costante
I social media sono un amplificatore senza precedenti della ricerca della perfezione.
La loro influenza è data da diversi fattori:
- Filtri e editing: creano un’estetica standardizzata e irrealistica. Queste immagini, spesso non raggiungibili neanche da chi le pubblica, diventano col tempo anche a causa del bombardamento di sui media le nuove norme estetiche;
- Confronto sociale costante, sia con la nostra rete di conoscenze ma soprattutto verso personaggi noti (sportivi, attori, modelli, influencer ecc…) che dedicano molta enfasi alla propria prestanza fisica e che indirettamente alimentano una tossica insoddisfazione verso il proprio corpo che non regge al confronto estetico;
- I like: l'approvazione ricevuta su un selfie modificato agisce come un rinforzo che mantiene il ciclo dell’uso di filtri e della modificazione virtuale e reale della propria immagine.
Un piccolo esperimento che ti invito a fare è quello di limitare lo scrolling passivo dei profili sui social e di seguire profili che promuovono autenticità e body positivity. Noterai come probabilmente cambierà la percezione del tuo corpo e il tono del dialogo interiore quando comincerai a non misurare e confrontare te stesso con modelli irrealistici o immagini artefatte.
Ti riconosci in parte su quanto letto fino ad ora? Non lasciare che i ritocchi estetici diventino una vera e propria ossessione. Contatta uno psicologo di base per iniziare un percorso su misura e ritrovare la tua libertà.
Quando i ritocchi estetici diventano una vera ossessione
Quando si può parlare di ossessione verso la cura estetica o di dipendenza da ritocchi estetici?
I ritocchi diventano una problematica quando iniziano a dominare la vita, la mente e le risorse (economiche e non) della persona.
I criteri di passaggio da un atto di cura di sé a una potenziale ossessione sono:
- Frequenza crescente: Il tempo tra un ritocco e l'altro si riduce continuamente.
- Pensiero dominante: Il pensiero del proprio aspetto e della pianificazione del prossimo intervento diventa dominante e pervasivo nella mente.
- Si verificano conseguenze negative significative: compromissione economica, relazionale (conflitti con il partner o la famiglia) ed emotiva (ansia, stress, isolamento).
Se ad esempio appena effettuato un intervento estetico, ancora prima di vederne i risultati ottenuti, si è già pianificato un ulteriore lavoro estetico professionale questo potrebbe essere un indicatore forte che si sta entrando in qualche modo in un circolo vizioso che spinge e rivedere e modificare continuamente la propria immagine.
Differenza tra cura di sé e dipendenza estetica
Il confine tra prendersi cura di sé e inseguire la perfezione può essere sottile.
La differenza sta nell’intenzione e negli effetti sulla qualità della vita in relazione ai ritocchi estetici. Vediamo in breve i rispettivi punti salienti:
Aspetto | Cura di Sé (Sana) | Dipendenza Estetica (Compulsiva) |
Intenzione | Intenzionale, flessibile, integrata ai valori. Obiettivo: benessere e piacere personale. | Compulsiva, ansiolitica. Obiettivo: sedare l'ansia e ottenere approvazione esterna. |
Soddisfazione | Duratura e sufficiente. Ci si gode il risultato e si va avanti. | Mai sufficiente. La soddisfazione è breve, segue subito una nuova insoddisfazione. |
Emozione | Stato d'animo sereno, senso di padronanza. | Stato d'animo ansioso, senso di costrizione, colpa, vergogna. |
Decisione | Una scelta libera, basata su un bisogno reale e bilanciato. | Un obbligo, spinto da un imperativo interno irrazionale. |
Segnali da osservare per imparare a distinguere una compulsione da un gesto di cura di sè:
- Pensi spesso al prossimo intervento o a ciò che “non va” nella tua immagine.
- Ti senti inadeguato se non correggi un difetto.
- Le spese o le procedure diventano eccessive.
- Ti isoli per paura del giudizio.
Quando il pensiero estetico dunque occupa troppo spazio mentale o condiziona le tue relazioni e la tua vita è segno che qualcosa di più profondo merita una maggiore attenzione.
Segnali che indicano una spirale senza fine
Ecco una checklist di autovalutazione utile per riconoscere eventuali pattern ricorrenti:
- Tolleranza bassa ai difetti: l'incapacità di accettare qualsiasi imperfezione minima o temporanea.
- Pianificazione continua: il tempo e l'energia mentale spesi a pianificare il prossimo intervento superano i benefici.
- Insoddisfazione post-ritocco: provare delusione o frustrazione subito dopo l'intervento, sentendo che "non è cambiato nulla" o notando subito un altro difetto.
- Confronto ossessivo: dedicare troppo tempo a confrontare ossessivamente il proprio aspetto con quello degli altri o con la propria immagine idealizzata.
- Compromissione Economica: spendere quantità di denaro insostenibili o indebitarsi per mantenere la spirale dei ritocchi.
Le conseguenze psicologiche e relazionali dei ritocchi continui
La ricerca costante della perfezione non ha solo dei costi economici ma ha anche dei notevoli costi emotivi, relazionali e identitari che spesso rimangono invisibili.
Legami incominciano a sfaldarsi perché si evita il confronto sociale, nascono incomprensioni nella coppia e nella famiglia, si cerca approvazione continua esterna, anche nelle scelte di natura economica la spesa relativa alle cure estetiche assume un peso sempre più pesante. Tutti aspetti che aggiungono complessità alla spirale senza fine del ricorso ai ritocchi estetici e della ricerca della perfezione.
Non è infrequente poi che al seguito di un ritocco invece di acquisire più sicurezza o di sentirsi meglio nella propria pelle vi sia una fase di maggiore fragilità e la sensazione di una perdita identitaria che impatta negativamente sul proprio benessere e sulle relazioni. Questo avviene anche perché spesso la trasformazione esteriore con viene accompagnata da un lavoro di consapevolezza interiore o avviene per sopperire a ferite psicologiche legate ad autostima o ad altri fattori che non possono essere affrontati unicamente dall’esterno.
Ansia, stress e frustrazione
Paradossalmente i ritocchi estetici che dovrebbe portare sollievo emotivo da dei disagi verso alcuni aspetti del proprio fisico, diventano spesso fonte di ulteriore sofferenza, collegando il ciclo estetico al ciclo ansioso, in particolare in relazione a specifiche dinamiche:
- Anticipazione ansiosa: L'attesa e la preparazione del ritocco sono dominate da stress e rimuginio sul risultato.
- Delusione post-ritocco: La realtà, che non corrisponde all'aspettativa idealizzata, genera profonda frustrazione.
- Dipendenza da feedback: Il benessere emotivo è legato alla ricezione di feedback esterni positivi, creando un'ulteriore dipendenza e amplificando l'ansia sociale.
Se ti capita di sentire l’ansia prendere il sopravvento prova nell’immediato a eseguire la tecnica del respiro 4-6: inspira lentamente per 4 secondi, ed espira lentamente per 6 secondi. Questo aiuta a calmare il sistema nervoso nei momenti di criticità.

Impatto sulle relazioni e sull’identità personale
I ritocchi continui possono erodere il senso di sé e danneggiare anche i legami più importanti.
Possono sorgere conflitti di coppia o familiari a causa delle spese, del tempo dedicato, o della percezione che la persona si stia "perdendo" nel tentativo di cambiare il proprio aspetto.
Sembra quasi che l'identità personale si restringa, finendo per basarsi quasi esclusivamente sull'aspetto fisico e sull'approvazione esterna. Questo porta a una dolorosa alienazione da sé, dove la persona non sa più chi è oltre l’immagine.
Nei casi più estremi il timore di non essere perfetti porta al ritiro sociale o alla rinuncia a eventi importanti, per la vergogna di mostrare anche la minima imperfezione.
La domanda chiave che potresti farti quando ciò che riguarda il tuo aspetto fisico sembra predominare sul resto e fra i tuoi pensieri è: cosa succederebbe se smettessi di preoccuparti dell'aspetto? Cosa conta davvero per te?
Come interrompere il ciclo dei ritocchi estetici
Interrompere il ciclo dei ritocchi non significa smettere di prendersi cura di sé, ma trovare un modo più autentico e sostenibile per stare bene. Il passaggio dalla consapevolezza all’azione è uno dei passi avanti più importanti in questo percorso.
Ecco alcuni punti essenziali da cui partire e i corrispettivi passi pratici che puoi subito applicare:
- Consapevolezza: tieni un diario dei trigger (ovvero annota le sollecitazioni che riguardano aspetti del tuo fisico e i ritocchi estetici) per almeno 2 settimane.
- Autocompassione: pratica frasi gentili e realistiche verso te stesso ogni volta che senti il giudizio interno.
- Limiti digitali: riduci esposizione a contenuti social ricchi di filtri, stabilisci orari senza social e dedica il tempo libero ad attività diverse.
- Alleati: parla con persone di fiducia o iscriviti a gruppi di sostegno con persone che stanno affrontando la tua stessa situazione.
- Terapia: valuta un percorso con uno psicologo, se la preoccupazione è dominante o compromette la tua vita un aiuto professionale può aiutarti ad uscirne e a trovare le tue risorse.
Strategie di consapevolezza e autocompassione
Vediamo ancora più nel concreto come utilizzare strategicamente questi strumenti che possono aiutarti a ridurre l'autocritica che sollecita l'impulso al ritocco.
- Diario dei trigger: inizia a scrivere quando e perché senti l'impulso al ritocco. Qual è il trigger? È una foto su Instagram? Un commento? La tua immagine allo specchio dopo una giornata intensa?
- Ristrutturazione dei pensieri dictonomici: quando pensi "se non mi ritocco le rughe sono orribile", prova a sfidare quel pensiero: "Ho delle rughe che fanno parte della mia storia, ma non definiscono il mio valore o la mia intera bellezza". È un esercizio che puoi fare con tutti i pensieri di questo tipo, andando oltre alla considerazione critica, svalutante che puoi avere di primo impatto.
- Pratiche di autocompassione: parlati con la stessa gentilezza che useresti per una persona a te cara che sta soffrendo inseguendo un ideale di perfezione, scrivi dei post-it motivanti e visibili dove riconosci il tuo valore e la tua bellezza, interiore ed esteriore in modo che ti siano da reminder positivo.
- Micro-esercizio: rimanda la decisione di un intervento estetico di 30 giorni; osserva se il desiderio persiste.
Questi strumenti riducono la potenza e gli automatismi legati a certi impulsi e creano spazio di scelta nella tua vita, dandoti il modo di dedicare tempo e pensieri ad altri aspetti e di riscoprire il tuo naturale valore anche senza dover ricorrere a ritocchi estetici.
Il supporto psicologico e quando cercarlo
Cercare aiuto è sempre un atto di cura e di coraggio. Il supporto psicologico in questi casi diventa fondamentale quando:
- L'ossessione o il pensiero dominante legato all’estetica è causa di sofferenza.
- Si verificano compromissioni significative nella vita personale, relazionale o lavorativa.
- I tentativi di smettere o ridurre i ritocchi falliscono ripetutamente.
Un professionista può aiutarti a lavorare su:
- L’autostima e il valore personale non legati all'aspetto.
- Il perfezionismo e i pensieri autocritici e la loro ristrutturazione.
- La percezione distorta dell’immagine corporea.
Prenota un colloquio psicologico on line gratis per affrontare insieme ai nostri psicologi un percorso di consapevolezza e crescita è un passo importante per ritrovare l'equilibrio interiore quando sembra perduto. Non aver timore di chiedere aiuto.
Ritrovare l’autenticità oltre l’apparenza
Quando l’apparenza assume un ruolo dominante rispetto la propria essenza si crea un disequilibrio che ci spinge a ritrovare la nostra autenticità e tornare a vivere in pienezza senza trascurare aspetti intimi e fondamentali di sè.
Ecco alcune scelte e azioni che possono aiutarti a riscoprire la tua essenza, identità e bellezza a 360°:
- Riscopri i tuoi valori: chiediti quali sono i tuoi valori personali (l’amicizia, la creatività, l’onestà ecc…) e inizia a dedicare tempo ad azioni ad essi congruenti, invece che all'aspetto.
- Nutri la tua identità narrativa: impegnati in attività che ti danno piacere non legato all'aspetto (es. imparare uno strumento, fare volontariato, viaggiare, disegnare ecc…).
- Coltiva relazioni autentiche: passa tempo con persone che valorizzano la tua autenticità e la tua personalità, non solo il tuo aspetto.
Prova a vedere cosa senti senza giudicarti
La spinta a ritocchi estetici nasce da un intreccio di fattori personali e sociali: autostima, perfezionismo, esposizione a modelli idealizzati e rinforzi intermittenti. Riconoscere questi meccanismi è il primo passo per riprendere il controllo della tua vita e della tua immagine e uscire dalla spirale infinita dei ritocchi alla ricerca di una utopica perfezione fisica che riscatti il tuo valore.
Inizia a riflettere sui possibili trigger dietro il ricorso continuo alle cure estetiche tenendo un diario, prova a darti uno stop ai ritocchi (rimandali di 30 giorni se ne hai già alcuni in programma) e dedica del tempo a riscoprire aspetti di te non estetici che magari hai lasciato sopiti per focalizzarti sulla parvenza fisica. Prova a vedere cosa senti senza giudicarti, ascoltati, e se il bisogno di ricorrere a ritocchi e chirurgia diventa dominante o limita addirittura la tua vita quotidiana, rivolgiti a un professionista.
Con piccoli limiti concreti, autocompassione e il supporto di uno psicologo, è possibile rompere questa catena di frustrazione e sofferenza e costruire un rapporto con il proprio corpo e la propria immagine più equilibrato e autentico.
Domande frequenti su ritocchi estetici, perfezionismo e autostima
Cos’è la dipendenza dai ritocchi estetici?
La dipendenza dai ritocchi estetici è un comportamento compulsivo che porta a modificare continuamente il proprio aspetto per placare l’insoddisfazione. Si cerca sollievo momentaneo dopo ogni ritocco, ma presto riaffiora il bisogno di cambiarne un altro, creando un circolo vizioso tra perfezionismo, ansia e ricerca di approvazione.
Come faccio a capire se sto esagerando con i ritocchi estetici?
Puoi sospettare una dipendenza quando pensi spesso al prossimo intervento, ti senti a disagio senza “correzioni” o spendi tempo e denaro eccessivi per l’estetica. Se il pensiero dell’aspetto domina la tua vita o genera stress, è un segnale che merita attenzione e supporto psicologico.
Quali sono le cause psicologiche della dipendenza da chirurgia estetica?
Alla base ci sono spesso bassa autostima, perfezionismo, paura del giudizio e confronto costante con modelli irrealistici. I ritocchi diventano un modo per alleviare l’ansia o sentirsi accettati, ma senza affrontare le cause interne, la soddisfazione resta breve e il disagio ritorna.
Come distinguere una cura di sé sana da una dipendenza estetica?
La differenza sta nell’intenzione. Una cura di sé sana nasce dal desiderio di benessere e piacere personale; una dipendenza estetica, invece, serve a calmare l’ansia o ottenere approvazione. Se dopo un ritocco provi solo sollievo temporaneo e pensi subito al prossimo, stai entrando in un meccanismo compulsivo.
Cos’è il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (BDD)?
Il disturbo dismorfico corporeo è una condizione in cui una persona si focalizza ossessivamente su difetti fisici minimi o immaginari. Questo porta a disagio, evitamento sociale e continua ricerca di correzioni estetiche. È una problematica psicologica seria che può migliorare con un percorso terapeutico mirato.
Quali conseguenze psicologiche hanno i troppi ritocchi estetici?
Un ricorso eccessivo ai ritocchi può aumentare ansia, insicurezza, dipendenza dal giudizio altrui e difficoltà relazionali. La persona può perdere contatto con la propria identità e vivere frustrazione costante. Ritrovare equilibrio e autostima richiede spesso introspezione e supporto professionale.
Come posso interrompere il ciclo dei ritocchi estetici continui?
Inizia osservando quando nasce l’impulso al ritocco: è un disagio emotivo o un confronto sociale? Rimanda la decisione di 30 giorni, limita i social e pratica autocompassione. Scrivere un diario dei “trigger” può aiutarti a riconoscere i meccanismi che alimentano il ciclo e a recuperare il controllo.
In che modo i social influenzano la dipendenza dai ritocchi estetici?
I social mostrano immagini filtrate e ideali di bellezza irraggiungibili. Questo confronto costante può minare l’autostima e spingere a inseguire standard perfetti. Seguire profili autentici e ridurre lo scrolling passivo aiuta a sviluppare una percezione più reale e positiva del proprio corpo.
Quando è il momento di chiedere aiuto a uno psicologo?
Se i ritocchi diventano un pensiero fisso, influenzano il tuo umore, le relazioni o la vita quotidiana, è il momento di chiedere aiuto. Lo psicologo può aiutarti a capire le radici del disagio, rafforzare l’autostima e ritrovare un equilibrio sano nel rapporto con il tuo corpo.
Come si affronta la dipendenza dalla chirurgia estetica?
Il primo passo è riconoscere il problema e parlarne con un professionista. Un percorso psicologico aiuta a lavorare su autostima, perfezionismo e percezione corporea. Con consapevolezza e sostegno si può interrompere il ciclo dei ritocchi e riscoprire una bellezza autentica e serena.













