Senti mai un bisogno improvviso, quasi impellente, di condividere pensieri, paure, aprirti, ma non sai con chi parlarne?
È tardi, dovresti riposare ma hai avuto una giornata difficile e senti il bisogno di sfogarti, magari per alleviare uno stato di ansia o affrontare un attacco di panico notturno.
Nessun amico o parente è disponibile, nessuno in ascolto. Così prendi lo smartphone, apri una chat e inizi a scrivere. Dall’altra parte, non c’è una persona, ma un programma. Un chatbot terapeutico. Ti chiede come stai, ti propone esercizi, ti ascolta senza giudicare. O almeno, ci prova, in questi che sono i primi approcci concreti della AI nel campo della salute mentale.
L’intelligenza artificiale applicata alla psicologia sta cambiando il modo in cui possiamo prenderci cura del nostro benessere emotivo. Ma è davvero utile? Sicura? Oppure rischia di diventare una scorciatoia pericolosa?
Se anche tu sei pieno di dubbi e domande simili a queste, continuando la lettura dell’articolo scoprirai le opportunità, ma anche i limiti e rischi del supporto psicologico digitale offerto dai chatbot.
Che cos'è un chatbot terapeutico e cosa può fare?
Un chatbot terapeutico può davvero capire come ti senti?
Potremmo definirlo un assistente virtuale che sfrutta alcune delle potenzialità dell’intelligenza artificiale per interagire con te come se fosse un interlocutore reale. Nello specifico utilizza il sistema NLP (natural language processing), una tecnologia che permette l’elaborazione del linguaggio naturale (o per meglio dire umano). In questo modo il chatbot riesce ad elaborare ed interpretare ciò che scrivi e a risponderti in modo coerente, empatico con delle risposte orientate al benessere della persona: suggerendo riflessioni, esercizi (tecniche di rilassamento, respiro, visualizzazzioni guidate) o pratiche di autoconsapevolezza.
Come funziona un chatbot terapeutico?
Un supporto emotivo automatico è qualcosa di profondamente diverso da uno scambio umano, che sia con una persona fidata o un professionista della salute, sia per interazione che per competenze, ma può rappresentare uno strumento utile a fare chiarezza dentro di te. Una sorta di diario intelligente, digitale e sempre accessibile, uno spazio in cui fermarti e riflettere.
Potresti ad esempio scrivergli come ti senti: “In questo momento mi sento nervoso, irritabile”
Il chatbot potrebbe risponderti: “Vuoi esplorare cosa ti ha fatto sentire così oggi?”
Aprendoti dunque, nel botta e risposta di una chat, una finestra utile per la riflessione, l’introspezione e la comprensione personale.
Quali sono i chatbot terapeutici più conosciuti oggi?
Ti è già capitato di usare applicazioni come Woebot o Replika? Allora hai già sperimentato un chatbot terapeutico e le sue funzionalità.
Esistono infatti numerosi chatbot connessi alla psicologia, alcuni di loro sono più noti e già ampiamente utilizzati, tra cui:
- Woebot: Si basa su alcune tecniche di terapia cognitivo-comportamentale ed è fra i chatbot più studiati scientificamente. Usa strategie pratiche e brevi conversazioni per aiutare a riformulare pensieri negativi e disfunzionali.
- Wysa: Combina tecniche di psicologia positiva, mindfulness e coaching con un’interfaccia amichevole e intuitiva.
- Replika: Nato come amico virtuale, ha sviluppato funzioni di supporto emotivo ed è particolarmente usato da chi cerca compagnia e ascolto.
- Tess: Utilizzato soprattutto in ambito clinico, è pensato per integrare il lavoro degli psicologi.
Ognuna di queste app AI per la salute mentale si differenzia dunque per funzioni e specificità: alcune si concentrano sull’auto-riflessione, approcci psicologici e tecniche particolari, altre sulla gestione dello stress, altre ancora offrono veri e propri percorsi guidati. È importante conoscere le differenze per poter scegliere consapevolmente quale supporto digitale possa essere concretamente utile a seconda delle proprie necessità.
I chatbot terapeutici sono utili? In quali casi?
Ti sei mai chiesto se i chatbot terapeutici funzionano davvero? Se possono aiutarti ad affrontare lo stress?
La risposta dipende dalle circostanze e dal tipo di bisogno emotivo che stai vivendo.
Quando un chatbot terapeutico può essere davvero utile nella gestione della salute mentale?
Un supporto psicologico digitale può esserti utile in momenti di disagio lieve o transitorio, come:
- una giornata stressante;
- momenti di solitudine;
- insonnia occasionale;
- difficoltà ad adottare nuove abitudini sane (meditazione, journaling, incrementare ore di sonno ecc…) ;
- una riflessione su un problema personale.
Immagina ad esempio di aver avuto una discussione con un collega al lavoro: apri l’app, racconti ciò che è successo, e il chatbot ti aiuta a osservare le tue emozioni, a riflettere e a guardare l’accaduto da una prospettiva diversa.
In casi come questo l’uso dell’intelligenza artificiale in psicologia può offrire un sollievo immediato e incoraggiare la consapevolezza emotiva quando non hai la possibilità concreta di un supporto umano e professionale o se hai ancora delle remore nel chiedere aiuto e nel confidarti con qualcuno.
Ti capita di confidarti solo con un’app, ma senti che non basta?
A volte parlare con un chatbot aiuta… ma non sempre è sufficiente. Un confronto umano può fare davvero la differenza.
Per quali problemi può essere efficace (ansia, stress, solitudine)?
Le app di salute mentale sono uno strumento valido di supporto e di primo rapido aiuto ma non rappresentano o sostituiscono una cura psicologica.
In quali situazioni è possibile usare un chatbot terapeutico in maniera funzionale? Vediamo insieme alcuni esempi:
- Ansia lieve o situazionale: tensione prima di un esame, un colloquio, una decisione.
- Stress quotidiano: lavoro, relazioni, routine caotica.
- Solitudine o bisogno di parlare: specialmente in orari in cui nessuno (amici, familiari, terapeuta) è disponibile.
- Gestione delle emozioni: riconoscere e regolare rabbia, frustrazione, malinconia.
- Difficoltà nel dormire: tecniche di rilassamento o respirazione guidata.
Potresti considerare i chatbot terapeutici come degli alleati che puoi integrare anche quotidianamente al tuo lavoro di crescita e benessere personale o al percorso svolto con un professionista della salute.
Psicologo, chatbot o app? Come orientarsi tra gli strumenti digitali
Navigare tra le diverse opzioni che si hanno oggi a disposizione può creare confusione
Qual è la differenza tra chatbot, app di benessere e psicologo?
Questa guida riassuntiva può aiutarti a comprendere quale strumento sia adatto alle tue reali esigenze:
STRUMENTO | COSA FA | QUANDO |
Chatbot terapeutico | Simula una conversazione per riflettere su emozioni | Momenti di disagio lieve, autosservazione |
App di benessere | Propone esercizi, meditazione, tracciamento dell'umore | Prevenzione, rilassamento quotidiano |
Psicologo, Psicoterapeuta | Relazione d’aiuto, diagnosi, alleanza terapeutica, intervento personalizzato | Difficoltà persistenti, gravi o complesse |
È normale sentirsi disorientati ma capire queste differenze basilari ti aiuterà a scegliere con maggior consapevolezza lo strumento migliore per te.
Come scegliere il giusto strumento per le proprie esigenze emotive e psicologiche?
Un ulteriore passo che puoi fare subito a sostegno della tua scelta è quello di ascoltarti, rispondendo ad alcune importanti domande:
- Il mio disagio è occasionale o persistente?
- Preferisco un aiuto umano o iniziare con qualcosa di automatico?
- Ho bisogno di parlare con qualcuno che mi ascolti attivamente e empaticamente?
- Cerco solo un supporto per rilassarmi o tracciare il mio umore?
- Sono pronto a intraprendere un percorso terapeutico o ho ancora dubbi?
Rispondere con sincerità a queste domande ti aiuterà a capire se per te sia meglio scegliere un’app per la salute mentale, un chatbot o uno psicologo in carne e ossa.
Quali sono i limiti e i rischi dei chatbot terapeutici?
Possono peggiorare ansia o depressione?
Una domanda importante che forse ti sei già posto è: “Se sto male, un chatbot può peggiorare la mia situazione?”
I chatbot come abbiamo detto non costituiscono una cura o uno strumento clinico o diagnostico per cui in casi di disturbi dell’umore gravi, pensieri autolesivi o suicidari, crisi acute o ricorrenti, i chatbot non sono uno strumento adeguato.
Inoltre non è raro che un chatbot non comprenda pienamente il tuo linguaggio, e di conseguenza ti dia risposte standardizzate che potrebbero alimentare un senso di frustrazione.
In situazioni particolarmente delicate quindi il rischio di sentirsi ancora più soli, o fraintesi è altissimo senza contare che potrebbero essere non evidenziate potenziali situazioni di pericolo per la salute di chi utilizza queste app o ignorate importanti attività di prevenzione. Il supporto psicologico digitale, soprattutto per quello che riguarda i chatbot per la depressione o l’ansia grave, non può e non deve sostituire un aiuto clinico.
I miei dati sono al sicuro?
Ricorda che quando condividi emozioni e pensieri con un chatbot, stai anche condividendo alcuni dei tuoi dati personali.
Molte app salvano queste informazioni su server esterni, anche per migliorare l’algoritmo nella rete. È fondamentale per cui ogni volta che utilizzi un chatbot terapeutico:
- Leggere attentamente la policy di utilizzo;
- Verificare la possibilità di cancellare i propri dati dopo l’uso;
- Scegliere app trasparenti, chiare e che siano supervisionate da esperti della salute mentale.
La sicurezza dei dati personale nelle AI applicate alla psicologia è un tema delicato e oggetto di dibattito, come utente pretendi sempre chiarezza e rispetto anche per favorire un uso consapevole e sereno di questi strumenti.
I chatbot terapeutici sono affidabili o possono commettere errori?
Anche se ben progettati, i chatbot possono fraintendere il linguaggio umano e di conseguenza fare degli errori.
Esempio: scrivi “Mi sento perso” e il chatbot risponde “Prova a pensare a ciò che ti rende sereno”.
Una risposta automatica di questo tipo potrebbe sembrarti superficiale, perché non riesce a cogliere la profondità della tua emozione, del tuo sentire.
Le limitazioni dell’intelligenza artificiale nel campo della psicologia sono fortemente legate alla mancanza di empatia autentica, all’incapacità di cogliere contesti complessi e all’uso di risposte preimpostate.
Dovresti sempre approcciarti con una buona dose di spirito critico a quello che concerne l’affidabilità dei chatbot terapeutici. Tieni sempre a mente che dall’altro capo della chat non c’è un essere umano, un reale terapeuta, ma un software che per quanto sofisticato presenta dei limiti e non costituisce né sostituisce una terapia psicologica.
Cosa dicono gli studi scientifici sull’efficacia dei chatbot per la salute mentale?
Considerando la recente diffusione dei chatbot terapeutici sono aumentate anche le ricerche relative a questi strumenti, soprattutto per misurarne l’efficacia e l’utilità.
Uno dei più significativi è quello del Dartmouth College, che ha riportato dei risultati promettenti riguardo il miglioramento dei sintomi di ansia e depressione lieve, e nel supporto di alcuni disturbi alimentari dopo un utilizzo continuativo dell’app. Nel caso specifico si è analizzato TheraBot un chatbot sviluppato e seguito da professionisti della salute mentale, aspetto che ha certamente impattato significativamente sui risultati ottenuti.
Ma attenzione: l’efficacia è relativa, non assoluta, può variare a seconda dei casi e delle persone. È bene ricordare infatti ciò che è emerso da un recente studio della Stanford University. La ricerca ha evidenziato i potenziali rischi dell’uso di chatbot terapeutici legati proprio ad alcune risposte standardizzate che invece di fornire un supporto, soprattutto se consultati in momenti di particolare criticità possono addirittura fornire indicazioni potenzialmente dannose per l’interlocutore.
Hai sintomi di ansia, stress o solitudine che ritornano spesso?
Meriti l’ascolto di un professionista che può capirti sul serio. Con Psicologo di Base, il primo colloquio è gratuito e i successivi a tariffa calmierata.
Che posizione hanno la psicologia e l’etica sull’uso dell’IA nella salute mentale?
Quali sono le opinioni degli ordini professionali e delle istituzioni?
In Italia il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) per voce suo presidente David Lazzari ha invitato alla prudenza nell’uso di questi strumenti di intelligenza artificiale utilizzati per il sostegno della salute mentale, sottolineando quanto sia importante formare soprattutto i più giovani (spesso i primi fruitori di chatbot terapeutici) ad un uso consapevole delle tecnologie su questo tema.
Anche organismi internazionali come l’APA riconoscono il potenziale dei chatbot terapeutici, ma insistono su:
- Necessità di supervisione da parte di professionisti e l’importanza di un etica dietro questi mezzi;
- Trasparenza sull’uso dei dati;
- Non confondere l’uso di chatbot con la psicoterapia.
Questi strumenti sono considerati dalla comunità scientifica come supporti che necessitano di validazione per il bene dei fruitori e mai, è bene ribadirlo, come sostituti della relazione terapeutica.
L’uso dell’intelligenza artificiale è compatibile con l’etica clinica?
L’etica clinica richiede un intervento personalizzato, poiché ognuno di noi è un essere unico e non replicabile, e la presenza di un rapporto umano di fiducia fondato su reciproche responsabilità e su un ascolto empatico.
Questi elementi mettono evidentemente in luce alcune delle criticità etiche dell’intelligenza artificiale:
- Deumanizzazione del dolore umano;
- Trattamento standardizzato delle emozioni;
- Assenza di una relazione autentica.
Questi rischi impongono cautela. Serve un approccio consapevole, informato e supervisionato, per un utilizzo realmente etico di questi chatbot terapeutici che preservi dai potenziali rischi generati da un loro uso non adeguatamente moderato.
Come garantire un uso responsabile di questi strumenti?
È importante scegliere e usare i chatbot in modo etico e sicuro. Ecco alcune indicazioni pratiche che possono esserti utili per un uso responsabile dell’AI:
- Leggi attentamente le policy sulla privacy e sull'utilizzo dei dati. Assicurati che le tue informazioni personali siano protette;
- Usa i chatbot in modo complementare e non come unica forma di supporto. Controlla se lo strumento è validato e se ci sono studi che ne attestano l'efficacia;
- Osserva come ti senti dopo aver usato il chatbot. Se provi frustrazione, ansia o confusione, potrebbe non essere lo strumento adatto a te;
- Non utilizzarlo in situazioni di crisi o per disturbi gravi. In questi casi, cerca sempre il supporto di un professionista qualificato.
Seguendo questi criteri puoi integrare e usare in maggior sicurezza e consapevolezza i chatbot terapeutici come alleati del tuo benessere mentale e della tua crescita personale.
FAQ – Le domande più frequenti sui chatbot terapeutici
Un chatbot può aiutarmi se ho difficoltà emotive ma non voglio iniziare una terapia?
Se ti trovi spesso a pensare “vorrei parlare con qualcuno ma non mi sento ancora pronto per farlo con uno psicologo”, un chatbot può essere un primo approccio alternativo per affrontare le tue difficoltà emotive. Come sai un chatbot terapeutico non può sostituire una terapia ma può aiutarti ad iniziare una esplorazione più intima dentro di te prima di avvicinarti alla figura professionale dello psicologo.
Cosa devo sapere prima di iniziare a usare un chatbot per la mia salute mentale?
Prima di iniziare a usare un chatbot, è importante mettere in chiaro alcuni punti chiave per un utilizzo informato e critico:
- Non è un terapeuta: Ricorda sempre che il chatbot è un programma automatico e non può sostituire la relazione umana e professionale con uno psicologo o uno psicoterapeuta.
- Leggi la policy sulla privacy: Assicurati di comprendere come i tuoi dati personali verranno gestiti e protetti.
- Osserva come ti fa sentire: Presta attenzione alle tue reazioni emotive durante e dopo l'interazione. Se ti senti peggio o confuso, interrompi l'uso.
- Non usarlo in caso di crisi: In situazioni di emergenza o grave disagio emotivo, cerca immediatamente aiuto professionale.
Questi consigli per l'utilizzo dell'AI in psicologia e l'attenzione nell'uso dei chatbot sono cruciali per la tua sicurezza e il tuo benessere.
È adatto anche per adolescenti o persone giovani?
Sì, alcuni chatbot sono pensati specificatamente per i più giovani, ma è importante in questi casi anche il coinvolgimento dei genitori o comunque della supervisione di un adulto, soprattutto quando è presente un forte disagio emotivo o uno stato di isolamento. L'AI e la salute mentale per i giovani richiedono un approccio sensibile e particolarmente prudente.
Cosa possiamo imparare da questa nuova frontiera?
I chatbot terapeutici possono essere utili, ma non sostituiscono la relazione umana
I chatbot terapeutici rappresentano una “luce d’emergenza” nei momenti di difficoltà, un aiuto quotidiano, uno spazio personale fatto di esercizi e spunti di riflessione.
Tuttavia, la relazione umana rimane insostituibile per diagnosi, empatia profonda e percorso terapeutico personalizzato.
La tecnologia può supportare, ma non sostituisce lo psicologo.
Serve consapevolezza per scegliere strumenti psicologici digitali
In un mondo dove tutto è a portata di clic, serve fermarsi a riflettere.
Informati, sperimenta e scegli con cautela strumenti a sostegno della tua salute mentale, e non esitare a chiedere aiuto umano, soprattutto quello di un professionista della salute, quando serve davvero.





























